Nuovo studio positivo sulla rinosinusite con poliposi nasale

Bloccare i “cattivi”, risparmiando i buoni. Uno studio italiano dimostra il ripristino delle alterazioni del tessuto nasale in rinosinusite cronica con poliposi nasale con mepolizumab, anticorpo monoclonale anti-interleuchina 5 (IL-5)

Lo studio del gruppo fiorentino a primo nome Matucci, focalizzato sull’effetto di mepolizumab sul tessuto dei polipi nasali dell’Ospedale Universitario Careggi di Firenze, dimostra come mepolizumab, anticorpo monoclonale anti–IL-5 approvato nell’asma severo eosinofilo, agisca in modo mirato anche nella rinosinusite cronica con poliposi nasale.

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LA NOTIZIA IN UN MINUTO

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Bloccare i cattivi risparmiando i buoni

 

Il trattamento con mepolizumab , in pratica, funziona così. Riduce gli eosinofili infiammatori “cattivi” senza intaccare quelli “buoni”, che sono attori fondamentali nel mantenimento dell’equilibrio del sistema immunitario. Questo cambiamento va a sostenere un ripristino del tessuto nasale ed è quindi alla base di un effetto che si traduce in efficacia clinica.

I pazienti dunque hanno benefici davvero importanti, tra cui la riduzione della dimensione dei polipi nasali, il controllo dell’asma, un miglioramento della qualità della vita e il recupero del senso dell’olfatto.

 

Perchè  a volte alcune cellule prendono “la strada sbagliata”?

 

Pur avendo naturalmente funzioni difensive, gli eosinofili, tra le più comuni cellule del sistema immunitario, assumono caratteristiche nocive per l’organismo e diventano carburante per la patologia.

Ci sono eosinofili residenti nei tessuti che proteggono l’equilibrio fisiologico dell’organismo, ed eosinofili infiammatori, cellule strutturalmente differenti e distinguibili, coinvolte nell’insorgenza di patologie come l’asma e la rinosinusite cronica con poliposi nasale.

Per fortuna, la ricerca mette a disposizione terapie mirate che riescono da un lato a “silenziare” le unità divenute “cattive” e dall’altro a preservare la funzione delle cellule stesse, fondamentale per il buon funzionamento dell’organismo.

Si può raccontare così, dunque, con una metafora che tenta di semplificare un percorso biologico complesso, il risultato dello studio del gruppo fiorentino a primo nome Matucci, focalizzato sull’effetto di mepolizumab sul tessuto dei polipi nasali condotto dal gruppo dei ricercatori dell’Ospedale Universitario Careggi di Firenze, recentemente pubblicato su J Investig Allergol Clin Immunol.

 

I risultati dello studio

 

Lo studio mostra in maniera innovativa come il trattamento con mepolizumab, primo anticorpo monoclonale mirato contro l’interleuchina-5 impiegato nel trattamento della rinosinusite cronica con poliposi nasale, abbia determinato non solo il controllo dei sintomi della malattia. Ma anche un ripristino delle alterazioni del tessuto nasale. Vengono quindi per la prima volta legati i benefici clinici dell’utilizzo del farmaco con le osservazioni a livello microscopico del tessuto nasale.

Mepolizumab, con la sua azione anti IL-5, riesce a ridurre specificamente gli eosinofili infiammatori, laddove essi sono alla base di alcune patologie, senza compromettere la popolazione di eosinofili residenti. Che continuano a svolgere le loro funzioni fisiologiche protettive.

Insomma: risparmia i buoni, che possono così continuare a svolgere le loro normali funzioni volte a mantenere uno stato fisiologico. Consentendo di “spegnere” la reazione infiammatoria che sta alla base di molte forme gravi di asma e della formazione (e recidiva) dei polipi nasali, legati alla rinosinusite cronica.

 

I vantaggi di mepolizumab

 

La ricerca ha preso in esame 15 pazienti affetti da rinosinusite cronica con poliposi nasale. Condizione che comporta una modifica del tessuto epiteliale delle cavità nasali. L’alterazione tissutale è alla base della formazione dei polipi. Con conseguente ostruzione nasale, dolore, perdita dell’olfatto. E, soprattutto, recidive frequenti anche dopo interventi mirati. I pazienti, inoltre, presentavano anche asma con influenza negativa vicendevole dei due quadri patologici.

Il trattamento con mepolizumab è stato somministrato per una durata mediana di circa 7 mesi – spiega Andrea Matucci, Dirigente Medico del Reparto di Immunoallergologia AOU Careggi, FirenzeI risultati hanno evidenziato una riduzione significativa degli eosinofili infiammatori, non solo nel sangue, ma anche direttamente nella mucosa nasale, sede della formazione dei polipi nasali. Questo ha portato a benefici clinici significativi. Tra cui la riduzione della dimensione dei polipi nasali, il contestuale controllo dell’asma. Un miglioramento della qualità della vita e il recupero del senso dell’olfatto”.

Inoltre, grazie a una ricerca estremamente fine, si è visto al microscopio che, grazie al trattamento con mepolizumab, si riesce a “riparare” il tessuto di rivestimento interno del naso. “Prima della terapia, l’epitelio appariva danneggiato e pieno di cellule infiammatorie. Dopo il trattamento, mostrava una struttura rigenerata e fisiologicamente normale – spiega Alessandra Vultaggio, Professore associato di allergologia e immunologia clinica AOU Careggi Firenze – Questo significa che, oltre a ridurre l’infiammazione, mepolizumab contribuisce a ristabilire l’integrità del tessuto e a migliorare il funzionamento delle vie respiratorie superiori. È un risultato molto rilevante, perché ci fa comprendere che intervenire precocemente sui meccanismi biologici alla base della malattia può cambiarne il decorso. La possibilità di osservare un effetto così diretto a livello tissutale apre la strada a nuovi studi. E a un approccio terapeutico sempre più mirato e personalizzato.”

 

La soddisfazione dei pazienti

 

Per chi vive con asma grave e poliposi nasale, riuscire a respirare bene e sentire gli odori non è qualcosa che si dà per scontato – sottolinea Luciano Cattani, Presidente di Associazione Asma Grave Odv e Delegato Federasma e Allergie Odv Federazione Italiana PazientiQueste persone spesso convivono per anni con sintomi che limitano profondamente la qualità della vita. Ovvero, la difficoltà a dormire, la perdita dell’olfatto, il fiato corto anche per sforzi minimi.

Sapere che la ricerca sta aprendo nuove prospettive con terapie capaci di agire alla radice del problema. E non solo di alleviarne i sintomi, dà speranza concreta a tanti pazienti e alle loro famiglie. La tempestività nell’accesso alle terapie biologiche è cruciale per migliorare la qualità di vita di chi convive con queste patologie. Oggi possiamo guardare al futuro con più fiducia. Perché la medicina sta imparando a essere sempre più “su misura” anche per chi convive con patologie croniche respiratorie come l’asma severo e la rinosinusite con poliposi nasale”.

 

Le prospettive della ricerca

 

La ricerca scientifica ha identificato nel tempo una serie di bersagli chiave per il trattamento efficace di queste malattie infiammatorie di tipo 2. Tra questi spiccano le citochine, in particolare l’interleuchina-5 (IL-5), che agisce come orchestratrice di una complessa cascata infiammatoria.

Questo processo coinvolge diverse cellule e mediatori dell’infiammazione, contribuendo allo sviluppo, alla cronicità e, in alcuni casi, alle riacutizzazioni delle malattie. “L’introduzione delle terapie biologiche per patologie croniche che impattano significativamente la qualità della vita, come l’asma severo e, più recentemente, la rinosinusite cronica con poliposi nasale, ha rappresentato un progresso straordinario nella gestione di queste malattie – commenta Sara De Grazia, responsabile medico dell’area terapeutica di GSK-.

Oggi, possiamo parlare di remissione clinica. Un traguardo impensabile fino a pochi anni fa. Questo progresso è stato accompagnato da una comprensione sempre più approfondita dei meccanismi immunologici e infiammatori che regolano l’insorgenza e il decorso di queste patologie. Il lavoro dagli esperti fiorentini guidati da Andrea Matucci segna un passo fondamentale nella moderna gestione delle malattie respiratorie croniche. E per noi è uno sprone a continuare nel nostro impegno in quest’area per offrire risposte mirate ad ogni paziente sulla base della sua specifica condizione. A carico delle alte o basse vie respiratorie”.

 

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La malattia

La rinosinusite cronica con poliposi nasale (CRSwNP) è una malattia infiammatoria cronica dei rivestimenti delle cavità nasali o dei seni. Che porta alla crescita di estroflessioni dei tessuti molli noti come polipi nasali. Ed è solitamente caratterizzata da livelli elevati di eosinofili. I rigonfiamenti possono crescere in entrambe le narici (bilaterali), influenzando notevolmente la qualità di vita del paziente. Causando ostruzione, perdita dell’olfatto, dolore facciale, pressione facciale e secrezione nasale.

Stime recenti indicano che di poliposi nasale soffre il 2-4% nella popolazione generale italiana (circa 2 milioni di persone). Il principale medical need è rappresentato dalle frequenti recidive dopo l’intervento chirurgico di rimozione. Circa il 40% dei pazienti affetti da poliposi nasale va incontro a recidiva entro 18 mesi dalla chirurgia. La causa scatenante è spesso riconducibile all’infiammazione eosinofila sottostante: in oltre l’80% delle recidive di poliposi nasale è infatti riconoscibile il ruolo infiammatorio dell’eosinofilo. Che alimenta la continua formazione di polipi all’interno dei seni nasali rendendo l’approccio chirurgico progressivamente meno efficace.

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