Tumore al polmone: arriva la prima terapia a bersaglio molecolare

Il tumore al polmone è una delle forme di cancro più comuni con oltre 2,2 milioni di casi diagnosticati nel 2020 a livello mondiale. Il carcinoma polmonare, infatti, è la principale causa di morte per cancro nel mondo.

La forma più comune è il carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC), che viene diagnosticato in stadio iniziale in circa la metà dei casi. Il carcinoma polmonare non a piccole cellule ALK-positivo (una forma genetica), invece, è un sottotipo della malattia. Che si riscontra in circa 3-5% dei pazienti. Che sono per lo più giovani, con una età media intorno ai 55 anni e non fumatori. La malattia ha un decorso molto rapido, poiché questa alterazione genetica è altamente proliferativa. Questi pazienti, inoltre, presentano un rischio più elevato di sviluppare metastasi cerebrali rispetto a chi è affetto dalla forma più comune di carcinoma polmonare non a piccole cellule.

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LA NOTIZIA IN UN MINUTO

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Nello stadio iniziale, circa la metà dei pazienti manifesta una recidiva dopo l’intervento chirurgico, nonostante la chemioterapia adiuvante. In questo contesto si inserisce la chirurgia abbinata a processi terapeutici innovativi come la terapia adiuvante a bersaglio molecolare alectinib, inibitore di ALK sviluppato da Roche, approvato da AIFA.

L’approvazione si basa sui risultati dello studio clinico di fase III ALINA, che ha dimostrato come alectinib sia in grado di ridurre del 76% il rischio di recidiva o di morte rispetto alla chemioterapia  a base di platino. Il farmaco viene prescritto a 50 giorni dall’intervento chirurgico e va assunto due volte al giorno per un periodo di due anni.

Il tumore al polmone non a piccole cellule ALK-positivo in stadio iniziale, proprio per la sua specificità, richiede un approccio mirato e personalizzato – spiega Filippo de Marinis, Presidente AIOT Associazione Italiana di Oncologia Toracica, IRCCS Istituto Europeo di Oncologia di Milano – I risultati dello studio ALINA, infatti, hanno dimostrato l’efficacia superiore di alectinib nel ridurre il rischio di recidiva rispetto alla chemioterapia standard con buon profilo di tollerabilità”. 

Aggiunge Silvia Novello, Professoressa ordinaria di Oncologia Medica, Università degli Studi di Torino, Direttore Oncologia Medica AOU San Luigi, Presidente WALCE onlus : “La ricaduta rappresenta un momento molto difficile per pazienti e famiglie. Per questo motivo, disporre di trattamenti in grado di ridurre il rischio di recidiva è una vera. propria rivoluzione. Alectinib è una terapia orale, più tollerabile della chemioterapia e più facilmente gestibile nella vita quotidiana. Considerando che spesso si tratta di pazienti giovani, in età lavorativa e con responsabilità familiari“.

Adottare un trattamento personalizzato rappresenta una strategia fondamentale. Lo sottolinea Luisella Righi, Professoressa associata di Anatomia Patologica, Dipartimento di Oncologia, Università degli Studi di Torino, Ospedale San Luigi Gonzaga, Orbassano. “Nel tumore al polmone i biomarcatori giocano  un ruolo centrale perchè permettono di identificare precocemente i pazienti che possono beneficiare di terapie mirate. Favorendo l’uso del farmaco giusto per ogni paziente come nel caso del tumore ALK positivo. Tuttavia  il ricorso ai test molecolari , specie prima dell’intervento chirurgico, non è ancora una prassi consolidata”.

L’approccio multidisciplinare aiuta anche a garantire un percorso clinico mirato.   “Il chirurgo deve assicurarsi che il tessuto arrivi tempestivamente in anatomia patologica per la profilazione. Altrimenti, si rischia di perdere informazioni essenziali”– spiega Francesco Facciolo, Presidente della Società Italiana di Chirurgia Toracica – In passato, gli studi adiuvanti sono falliti a causa della mancata collaborazione tra chirurghi e oncologi, o per studi non adeguatamente progettati.  I dati biologici si raccolgono in sala operatoria: se questi dati mancano o arrivano tardi, l’intero processo viene compromesso. Questa integrazione è essenziale negli stadi precoci, dove l’obiettivo può essere la guarigione. Ma se non si dialoga con gli altri specialisti, anche da un punto di vista biologico, si perde quell’opportunità”.

La disponibilità di alectinib, dunque, può contribuire a migliorare le prospettive di controllo della patologia, soprattutto nei pazienti a elevato rischio di recidiva dopo la chirurgia. “L’impegno in ricerca e sviluppo di Roche, in particolare nell’ambito del tumore al polmone, si sta sempre più concentrando sugli stadi precoci della malattia. Dove la chirurgia abbinata ad approcci terapeutici innovativi cercano di avere come ambizione la cura – dichiara Anna Maria Porrini, Direttore medico di Roche Italia, “Proprio perché ora è disponibile un farmaco che risponde a un importante bisogno clinico, sarà fondamentale garantire un accesso tempestivo ai test molecolari. E integrare efficacemente le competenze cliniche. Affinché la terapia sia applicata nei tempi e nei modi più appropriati”.

 

 

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