BPCO: nuovi dati su Mepolizumab. Riduce le riacutizzazioni

Buone notizie dallo studio MATINEE pubblicato sul New England Journal of Medicine che conferma i risultati positivi di Mepolizumab, farmaco sviluppato da GSK sulla riduzione delle riacutizzazioni della BPCO, broncopneumopatia cronica ostruttiva. 

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LA NOTIZIA IN UN MINUTO

 

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La BPCO è una malattia polmonare infiammatoria progressiva  che comprende bronchite cronica e/o enfisema. Colpisce più di 390 milioni di persone in tutto il mondo ed è la terza causa di morte. I pazienti con BPCO manifestano sintomi respiratori persistenti come mancanza di respiro, tosse ed espettorato. Insieme a una progressiva ostruzione del flusso d’aria a causa dell’infiammazione cronica, che hanno un impatto negativo sulla vita quotidiana.

Nonostante la triplice terapia inalatoria, molti pazienti manifestano sintomi persistenti e riacutizzazioni. Le riacutizzazioni sono episodi acuti di peggioramento dei sintomi della BPCO, che possono portare al ricovero in ospedale e al danno polmonare irreversibile. Intervenire precocemente, dunque, è importante per prevenire le riacutizzazioni e il danno polmonare.

MATINEE è uno studio di fase III, randomizzato in doppio cieco, che valuta l’efficacia e la sicurezza di mepolizumab 100 mg come terapia aggiuntiva, somministrato per via sottocutanea ogni 4 settimane per 52-104 settimane, rispetto al placebo. In aggiunta alla triplice terapia per via inalatoria ottimale (doppi broncodilatatori a lunga durata d’azione più corticosteroidi per via inalatoria). 

Lo studio ha valutato l’efficacia e la sicurezza di mepolizumab, un anticorpo monoclonale che ha come bersaglio l’interleuchina-5 (IL-5), in un ampio spettro di pazienti con BPCO, compresi i più gravi e difficili da trattare.  I pazienti reclutati presentavano segni di infiammazione di tipo 2, con alti livelli di eosinofili nel sangue (un tipo di globuli bianchi che svolgono un ruolo importante nella risposta immunitaria dell’organismo, in particolare contro reazioni allergiche, infezioni parassitarie e alcune malattie infiammatorie). E includevano quelli con bronchite cronica, o con enfisema o entrambi. La somministrazione mensile di mepolizumab ha dimostrato un miglioramento in tutti gli episodi di riacutizzazione, mantenuti per l’intera durata dello studio di 2 anni (fino a 104 settimane). 

Nell’intera popolazione studiata, mepolizumab ha mostrato una riduzione del 21% del tasso annuale di riacutizzazioni moderate/severe rispetto al placebo. Inoltre, mepolizumab ha mostrato una riduzione del 31% del tasso annuale di riacutizzazioni moderate/severe rispetto al placebo in un’analisi finale di pazienti con bronchite cronica.

 È stata osservata, infine,  una riduzione del 35% con mepolizumab rispetto al placebo del tasso annuale di riacutizzazioni severe che hanno portato al pronto soccorso e/o al ricovero ospedaliero.

Mepolizumab è il farmaco biologico con dati che mostrano una riduzione delle visite al pronto soccorso e/o del ricovero in ospedale in uno studio di fase III.

Ridurre le ospedalizzazioni, infatti, è un obiettivo chiave della gestione della BPCO. I ricoveri ospedalieri correlati alla BPCO rappresentano una sfida importante per l’assistenza sanitaria. E si prevede che diventeranno la prima causa di ricoveri medici. In caso di ospedalizzazioni per BPCO, un paziente su dieci muore durante la degenza. Fino a uno su quattro entro un anno e la metà entro cinque anni.

  “I risultati dello studio MATINEE mostrano che mepolizumab può aiutare a prevenire le riacutizzazioni. Comprese quelle che portano al pronto soccorso e/o al ricovero ospedaliero – ha commentato Kaivan Khavandi, SVP, Global Head, Respiratory, Immunology & Inflammation R&D, GSK – Queste riacutizzazioni sono devastanti per i pazienti. Poiché accelerano la progressione della malattia e causano danni polmonari irreversibili. Peggioramento i sintomi e aumentando la mortalità. Per decenni abbiamo lavorato per espandere i confini dell’innovazione. E continuiamo a farlo per prevenire la progressione della malattia e avere un impatto significativo sulla vita delle persone affette da BPCO”.

 E concorda Frank Sciurba, Professore di Pneumologia, Allergologia e Terapia Intensiva e autore principale dello studio MATINEE: “Ogni medico conosce la sensazione di vedere un paziente ricoverato in ospedale a causa di una riacutizzazione che forse si sarebbe potuta prevenire. Lo studio MATINEE apre nuove prospettive terapeutiche per i pazienti con BPCO e infiammazione di tipo 2. Mentre ci impegniamo ad individuare i fattori scatenanti della malattia e a migliorare la vita dei pazienti affetti da BPCO”.

Mepolizumab non è registrato in alcun paese per il trattamento della BPCO. Ma sono in corso pratiche regolatorie in diversi paesi, tra cui Stati Uniti, Cina e UE.

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