Antimicrobico-resistenza, ogni anno in Italia oltre 12mila decessi

Nella World AMR Awareness Week, la settimana mondiale per l’uso consapevole degli antimicrobici,  che si concluderà il 24 novembre, si svolge a Genova il 14° Congresso Nazionale della SITA – Società Italiana di Terapia Antinfettiva.
Tema centrale: l’antimicrobico-resistenza, fenomeno in cui l’Italia è “maglia nera” in Europa con 12mila decessi l’anno causati da infezioni da batteri resistenti, al quale è dedicata una tavola rotonda di grande rilievo, con il Ministro della Salute Schillaci e altri rappresentanti istituzionali che si confronteranno con i clinici e gli altri stakeholder  per fare il punto sulle sfide e le strategie presenti e future.

 Il fenomeno della resistenza antimicrobica (AMR) e delle infezioni ospedaliero-correlate (ICA) rappresentano un pesante onere per i sistemi sanitari e per la società, con costi annuali rilevanti dovuti alle spese sanitarie. L’intelligenza artificiale (IA), in continua e veloce evoluzione, potrebbe contribuire in maniera concreta alla scoperta di potenziali nuovi farmaci per fronteggiare il fenomeno della AMR, diventando uno strumento a supporto del clinico nel processo decisionale di scelta della terapia.

«L’antimicrobico-resistenza è una questione di rilevanza cruciale, una vera emergenza globale che riguarda tutti: medici ospedalieri, clinici e cittadini. I dati sono allarmanti: a livello globale, le stime indicano 5 milioni di morti all’anno, cifra destinata a crescere fino a quasi 40 milioni entro il 2050, se non verranno adottate misure adeguate. L’antimicrobico-resistenza rischia di diventare la prima causa di morte nel mondo – commenta Matteo Bassetti, Presidente SITA, Direttore Clinica Malattie Infettive Ospedale Policlinico San Martino IRCCS di Genova e Professore Ordinario di Malattie Infettive all’Università degli Studi di Genova – il problema è che i batteri resistenti, i cosiddetti “superbatteri”, sono sempre più difficili da trattare con gli antibiotici esistenti. Di fronte a queste nuove minacce, c’è un urgente bisogno di “superantibiotici”. Tuttavia, la ricerca in questo campo ha subito una battuta d’arresto, rendendo indispensabile un maggiore investimento in sviluppo e innovazione. Serve anche un approccio più efficace alla rimborsabilità dei nuovi antibiotici, specialmente in Italia, e una gestione più appropriata del loro utilizzo, che non significa solo ridurne l’uso, ma impiegarli in modo più mirato e consapevole».

Il Congresso SITA è un appuntamento nazionale di riferimento per condividere gli aggiornamenti sui temi più attuali e sulle sfide di maggior rilievo nel campo dell’Infettivologia. Fra i temi rilevanti  le nuove strategie contro SARS-CoV-2, le complicanze infettive nei soggetti immunodepressi come i pazienti HIV e nei pazienti trapiantati con terapie cellulari, che richiedono continuo aggiornamento e all’innovazione, diagnostica e terapeutica, per far fronte agli agenti patogeni attuali e futuri.

L’infezione da HIV, in particolare, negli anni ha subito cambiamenti significativi grazie all’evoluzione della terapia ART (AntiRetroviral Therapy), attualmente costituita da semplici opzioni orali e iniettabili, e grazie anche alle misure preventive come quelle di profilassi pre-esposizione (PrEP). I clinici sottolineano però che, nonostante la disponibilità di potenti terapie antiretrovirali di combinazione (cART), le persone con HIV sono altamente vulnerabili e le infezioni opportunistiche (IO) continuano a rappresentare un’importante causa di morbilità e mortalità.

Altro argomento centrale del programma scientifico sarà la gestione delle infezioni nel paziente trapiantato e sottoposto a terapie cellulari. In questo setting, nonostante i notevoli progressi, le complicanze infettive durante il ricovero e nel follow up continuano ad essere una importante limitazione al completo successo dell’intervento, rappresentando la causa più importante di morbosità e mortalità. I pazienti sottoposti a trapianto di cellule staminali hanno un rischio infettivo a volte anche maggiore rispetto ai pazienti sottoposti a trapianto di organo solido, soprattutto per alcune infezioni a eziologia virale, in particolar modo da Citomegalovirus (CMV) e virus epatitici.

           

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