Approvato in Italia l’anticorpo monoclonale bimekizumab per l’artrite psoriasica attiva

Buone notizie per i pazienti affetti da artrite psoriasica attiva (PsA). L’agenzia Italiana del Farmaco ha approvato la rimborsabilità dell’anticorpo monoclonale bimekizumab, sviluppato da UCB Pharma, primo e unico trattamento studiato per bloccare selettivamente e direttamente le interleuchine IL-17A e IL-17F, molecole che svolgono un ruolo chiave nei processi infiammatori.

L’approvazione è  stata confermata da due studi in cui la molecola ha fatto registrare miglioramenti nei sintomi articolari e cutanei nelle persone che non avevano mai assunto farmaci biologici e in quelle con risposta inadeguata agli inibitori del TNF. Bimekizumab è già impiegato per il trattamento della psoriasi a placche da moderata a severa, negli adulti candidati alla terapia sistemica.

Nella PsA, bimekizumab è approvato da solo o in combinazione con metotrexato per il trattamento di adulti che hanno avuto una risposta inadeguata o che sono risultati intolleranti a uno o più farmaci antireumatici (DMARD – Disease-Modifying AntiRheumatic Drug).

Anche se oggi per la terapia della psoriasi e dell’artrite psoriasica sono a disposizione diverse molecole innovative, in grado di garantire un alto livello qualitativo, la novità del meccanismo d’azione di bimekizumab lo mette nelle condizioni di misurarsi, sia nei confronti dei pazienti che non avevano mai assunto farmaci biologici sia in coloro che hanno sperimentato fallimenti con altri trattamenti, permettendo di compensare le difficoltà incontrate. Oltre all’efficacia, poi, il farmaco ha manifestato un buon profilo di sicurezza.

“L’ingresso nella pratica clinica del nostro paese di bimekizumab anche per l’artrite psoriasica, oltre che per la psoriasi testimonia l’importanza e l’impegno dell’azienda nel trovare soluzioni efficaci per patologie che presentano ancora molti bisogni insoddisfattidichiara Laura Antonioli, Medical Affairs Head presso UCB Italia – Il meccanismo d’azione di bimekizumab si è rivelato efficace, svolgendo un ruolo importante in alcuni processi infiammatori, come le patologie di cui stiamo parlando. I dati dimostrano come il farmaco faccia la differenza nel migliorare la qualità della vita dei pazienti. Ma per garantire che queste soluzioni terapeutiche raggiungano chi ne ha realmente bisogno, noi adottiamo un approccio di partnership con gli attori del sistema salute, in particolar modo con le Associazioni pazienti. Il nostro obiettivo è coinvolgere attivamente le Associazioni, dando vita a progetti che vadano oltre la semplice commercializzazione del farmaco  Desideriamo supportare e valorizzare iniziative capaci di avere un impatto significativo sulla vita delle persone. Con questo impegno, possiamo fare un ulteriore passo avanti: assicurarci che i pazienti possano sfruttare al massimo le soluzioni innovative disponibili per loro”.

 

Fa ancora un passo avanti, dunque, la terapia per una malattia che colpisce oltre 100 mila persone in Italia.  Si tratta di una malattia reumatica infiammatoria, parte del gruppo delle spondiloartriti, caratterizzata da manifestazioni articolari che colpiscono soprattutto la colonna vertebrale e le articolazioni sacro-iliache.

Interessa principalmente pazienti con psoriasi cutanea, sia in fase attiva che pregressa con una prevalenza  tra il 6% e il 42%. Nella maggior parte dei casi (85%), la malattia cutanea si manifesta prima dell’artrite; nel 5-10% l’insorgenza avviene simultaneamente, e in un ulteriore 5-10% è l’artrite a precedere la psoriasi.

I sintomi principali della PsA includono dolore, gonfiore, calore e rigidità delle articolazioni coinvolte. Se non trattata, questa malattia può risultare altamente invalidante, compromettendo significativamente la qualità della vita dei pazienti. L’artrite psoriasica, inoltre, è un’affezione ad interessamento sistemico, associata a molte altre patologie (metaboliche, cardiovascolari e intestinali).

“Nell’oltre 80% dei pazienti affetti da malattia psoriasica, la prima manifestazione è cutanea, seguita poi da sintomi articolari. È fondamentale che il paziente consulti tempestivamente un dermatologo, poiché alcune forme di psoriasi, come la psoriasi inversa, l’onicopatia psoriasica e quella del cuoio capelluto, sono maggiormente associate allo sviluppo dell’artrite psoriasicaafferma Antonio Costanzo, Professore Ordinario di Dermatologia presso Humanitas University e Responsabile dell’Unità Operativa di Dermatologia presso Humanitas Research Hospital – Questi segni possono portare il clinico a chiedere al paziente se avverte dolori, il che spesso indica una fase iniziale di infiammazione delle entesi (il breve segmento di tendine o di legamento che s’inserisce sull’osso), prima che si arrivi a una condizione clinica conclamata. In questi casi  possiamo svolgere un’azione sinergica con i colleghi reumatologi, soprattutto quando la psoriasi cutanea è particolarmente estesa, utilizzando farmaci che potrebbero persino prevenire lo sviluppo dell’artrite nei soggetti predisposti. Uno studio americano, infine, evidenzia che chi riceve un trattamento con farmaci biologici per la psoriasi, ha un rischio ridotto fino al 90% in meno di sviluppare artrite psoriasica, rispetto a chi non riceve tali farmaci. La diagnosi e la terapia precoci, insieme a una stretta collaborazione con il reumatologo, sono fondamentali per identificare i pazienti che necessitano di attenzione specialistica.”

“Il controllo della malattia è sostanziale per il benessere del paziente e per prevenire gravi complicanze – continua Roberto Caporali, Professore Ordinario di Reumatologia all’Università di Milano e Direttore del dipartimento di reumatologia e scienze mediche, ASST Gaetano Pini-CTO – È importante ricordare che la malattia non colpisce solo la pelle e le articolazioni, ma può anche coinvolgere il sistema cardiovascolare, l’intestino e altri organi. Un intervento precoce con farmaci appropriati può prevenire queste complicazioni. È essenziale adottare un approccio olistico, considerando la malattia come una condizione multisistemica. In questo contesto, la collaborazione tra dermatologi e reumatologi diventa cruciale. Molti pazienti, inoltre, non sono consapevoli dei rischi a cui sono esposti. La diagnosi e il trattamento tempestivi, insieme alla collaborazione tra specialisti, sono i fattori “chiave” per ottenere risultati ottimali”.

La ricerca continua a progredire, offrendo nuove opportunità di trattamento, ma è fondamentale applicare le strategie terapeutiche fin dall’inizio. Un ritardo nella presa in carico può portare a un aggravamento della condizione del paziente. E in questo senso si inserisce la mancanza di informazione  che impedisce sia ai medici, che ai pazienti, di riconoscere i segni iniziali dell’artrite psoriasica, come conferma  Valeria Corazza, Presidente di Apiafco (Associazione Psoriasi Italiani Amici Fondazione Corazza): se è vero che una diagnosi tempestiva e il trattamento con farmaci efficaci possono ridurre significativamente il rischio di sviluppare comorbidità, è altrettanto essenziale che i pazienti diventino consapevoli del legame tra psoriasi e artrite psoriasica. Anche se stiamo compiendo grandi progressi, permane una preoccupante inconsapevolezza su queste patologie, di fronte alla quale non possiamo arrenderci. Come Associazione, continuiamo a informare e coinvolgere i pazienti: noi vogliamo che le persone comprendano le opportunità che attualmente esistono per migliorare i loro problemi, sia per quanto riguarda la cute, che le articolazioni. Non dobbiamo sottovalutare i sintomi della psoriasi. I pazienti non devono trascurare i segnali del proprio corpo, perché le difficoltà derivanti da entrambe le patologie possono compromettere notevolmente la loro qualità di vita. Il nostro obiettivo, inoltre, è quello di garantire che i pazienti possano accedere ai trattamenti disponibili in tutta Italia, un compito non sempre semplice”.

Sul tema della necessità di informazione concorda  Antonella Celano, Presidente di APMARR – Associazione Nazionale Persone con Malattie Reumatologiche e Rare: “È fondamentale riconoscere che la psoriasi e l’artrite psoriasica non colpiscono solo la pelle e le articolazioni, ma hanno un impatto complessivo sulla qualità della vita. Una diagnosi e una terapia tempestive possono rallentare significativamente il progresso del danno articolare. Esiste una crescente necessità di informazione per indirizzare i pazienti verso centri specializzati, evitando così che la malattia progredisca. Un altro aspetto fondamentale è l’accesso all’innovazione. Attualmente, i farmaci disponibili tendono a concentrarsi su una sola dimensione della patologia, trascurando l’importanza di un approccio globale. È vitale continuare a investire nella ricerca per sviluppare terapie capaci di rispondere in modo adeguato a tutte le manifestazioni della PsA, garantendo così ai pazienti un trattamento più completo e efficace.  Affrontare queste lacune è essenziale per migliorare la qualità della vita delle persone con artrite psoriasica e assicurare loro una cura adeguata e tempestiva”.

Un altro problema che affligge i pazienti sono le lunghe liste d’attesa, che ritardano l’accesso a diagnosi e trattamenti essenziali. “I Percorsi Diagnostico-Terapeutici Assistenziali (PDTA) sono spesso disattesi, limitando così l’efficacia delle cure e creando discontinuità nel trattamento- puntualizza  Silvia Tonolo, Presidente ANMAR – Associazione Nazionale Malati Reumatici –. Questo è aggravato dall’assenza di integrazione della telemedicina nei percorsi assistenziali, un’opportunità che potrebbe migliorare l’accesso alle cure e facilitare la comunicazione tra pazienti e professionisti della salute. Strumenti come il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) e la Piattaforma di Telemedicina SIR rappresentano risorse preziose, ma non vengono sempre utilizzati in modo ottimale per supportare i pazienti. La loro integrazione nei percorsi assistenziali è cruciale per una gestione più fluida e coordinata della patologia”.

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