L’Italia è uno dei Paesi più longevi: si conferma al secondo posto tra i 27 Stati Membri dell’Unione Europea, con 83,6 anni, dopo la Spagna.In particolare, gli over 65 italiani rappresentano il 23% (oltre 4 punti percentuali in più rispetto alla media UE) della popolazione totale, e nel 2050 si prevede che ne costituiranno fino al 35%. La popolazione invecchia, dunque, ma vuole e deve rimanere attiva. È necessario perciò ripensare l’attuale sistema di welfare e sanitario, considerando che 4,8 milioni di persone sono a rischio di esclusione sociale.
Per far si che questo avvenga è necessario puntare sulla prevenzione. La Global Health però non è sfida che riguarda solo il nostro paese, ma tutto il mondo, da affrontare unendo l’impegno e l’expertise delle Istituzioni e delle aziende che investono in innovazione e ricerca. Come GSK, che ha scelto l’Italia dagli inizi del ‘900 per insediare poli strategici di ricerca e produzione e per investire nel paese, e ha previsto nel quinquennio 2020-2025 investimenti in Italia per 800 milioni di euro, di cui il 59% destinato ai vaccini ed il 41% ai farmaci mentre alla sola ricerca va il 14% del totale.
Questi temi sono stati al centro della seconda edizione di InnovaCtion, un appuntamento annuale per politica, istituzioni nazionali e locali, associazioni ed aziende pubbliche e private per discutere le traiettorie future della cura della salute in Italia e nel mondo.
Mantenere in buona salute la popolazione adulta significa favorire la ricchezza, incrementare i consumi e ridurre i costi socio-assistenziali nel tempo. In tal senso è essenziale prevedere un percorso di salute che ruoti attorno a un nuovo concetto di prevenzione, ovvero una “Prevenzione 2.0”, una presa in carico della persona, che possa contribuire a garantire un futuro di salute alla popolazione. In tal senso, la proposta del Direttore Generale del Ministero della Salute, Francesco Vaia, di un “Calendario della salute”, che segni idealmente tutte le tappe più importanti della salute della persona, rappresenta un approccio vincente. In pratica, si tratta di disegnare un percorso che dall’allattamento al seno alle vaccinazioni dell’infanzia e dell’adolescenza, sino ad arrivare alle vaccinazioni dell’età adulta, ancora troppo sottovalutate, quando invece costituiscono tappe fondamentali, insieme agli screening, per un invecchiamento in salute.
Infatti, per parlare di invecchiamento attivo, oltre a seguire un buono stile di vita le strategie nazionali, europee e internazionali dovrebbero dare priorità alla protezione e alla prevenzione. In questo senso, i programmi di immunizzazione “durante il corso della vita” sono una delle misure più efficaci per tutelare la salute pubblica, l’economia e ridurre le disparità sociali.
In Europa, se si esclude quanto fatto per il Covid-19, quasi l’80% dei Paesi europei investe meno dello 0,5% della propria spesa sanitaria per i programmi di vaccinazione.
L’Italia investe lo 0,7% della spesa farmaceutica totale (20,5 miliardi nel 2022 secondo AIFA) nei vaccini per adulti, ovvero circa 144 milioni di euro. Grazie all’innovazione farmaceutica, in 20 anni in Italia la mortalità per le patologie croniche è diminuita del 40% e nel 2022 il settore si è confermato fra quelli a più alto tasso di innovazione, con investimenti pari a 3,3 miliardi di euro, di cui 1,4 destinati agli impianti di produzione e 1,9 alla ricerca e sviluppo.
Sempre nel 2022, l’Italia ha raggiunto un valore di produzione farmaceutica di oltre 49 miliardi di euro, in cui le aziende a capitale estero costituiscono un motore trainante per l’innovazione, con un’incidenza in termini di valore della produzione maggiore del 60%.
Un comparto che già oggi rappresenta il 2% del PIL e che potrebbe generare ulteriore benessere in termini di salute per una popolazione in progressivo invecchiamento, per l’export, il lavoro e la crescita economica.
Quindi, investire nel Sistema Sanitario Nazionale conviene. A dimostrarlo, il Rapporto FNOMCeO-Censis “Il valore economico e sociale del Servizio Sanitario Nazionale – Una Piattaforma fondamentale per il Paese”, che ha studiato gli impatti economici e occupazionali – diretti, indiretti e indotti – della spesa sanitaria pubblica.
Ogni euro di risorse pubbliche investito in sanità ne genera, infatti, quasi due di produzione in valore. Non solo: se l’investimento pro-capite di risorse fosse pari a quello della Germania, si creerebbero 2 milioni e mezzo di nuovi posti di lavoro, e non limitatamente al settore. E che il Servizio sanitario nazionale sia davvero un’eccellenza lo dimostrano i dati: l’Italia è uno dei paesi più longevi al mondo e, anche, quello con una più alta aspettativa di vita senza disabilità. Infatti, l’Italia si colloca al terzo posto della graduatoria Ue per speranza di vita con 82,7 anni dopo Spagna (83,3) e Svezia (83,1); ed è al terzo posto della graduatoria della speranza di vita in buona salute dove registra un valore dell’indicatore pari a 68,1, inferiore solo a quello di Malta (68,7) e Svezia (68,4).
Tra i diversi interventi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), infine, c’è quello chiamato Missione 6 Salute che prevede lo stanziamento di 15,63 miliardi di euro per la Digital Health. Un intervento che indirizza 8,63 miliardi di euro all’innovazione e alla ricerca per la digitalizzazione del servizio sanitario nazionale e i restanti 7 miliardi alla creazione di reti di prossimità, strutture intermedie come gli ospedali e la telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale.
Ormai da tempo si è creata una necessità di assistenza sanitaria immediata e accessibile. Questo ha portato a un’impennata nell’uso delle tecnologie per la salute digitale, con un impatto sulla crescita del settore che, secondo i dati di Global Market Insight, nel 2020 ha portato il mercato della Digital Health a raggiungere quasi 142 miliardi di dollari. E tra il 2021 e il 2027 si dovrebbe avere una crescita annua di oltre il 17,4%, arrivando così a sfiorare il 470 miliardi di dollari fra sei anni.
I sistemi sanitari dovranno quindi incrementare gli sforzi e realizzare una “porta d’accesso digitale” che consenta a qualsiasi paziente di navigare facilmente nel sistema sanitario, potendo gestire le interazioni di routine, come fissare un appuntamento, pagare un ticket, trovare un medico, avere risposte concrete a domande sulla salute. Ma soprattutto sarà necessario far fronte al quadro che viene fuori dalla cosiddetta Griglia Lea prodotta dal Ministero della Salute che evidenzia ancora una situazione di profonda disuguaglianza nell’accesso alle cure per i cittadini del nostro Paese: soltanto 11 Regioni adempienti, e di queste appena 8 in tutte e tre le aree dell’assistenza sanitaria, ossia la prevenzione, l’assistenza distrettuale o territoriale e quella ospedaliera.
La realtà, quindi, ci racconta che oggi non esiste soltanto un divario tra Nord e Sud ma anche fra aree dello stesso territorio e che quelle che in passato venivano identificate come Regioni modello presentano anch’esse importanti criticità o disuguaglianze profonde. Lo dicono ad esempio i dati sulle liste di attesa, fenomeno che ormai interessa gran parte del territorio nazionale. Cifre rilevanti, che mettono in risalto il valore e il ruolo della Digital Health, fondamentale per consentire un accesso democratico e paritario alle opportunità di salute che può offrire il nostro Paese.
“GSK ha scelto da tempo l’Italia per insediare poli strategici di ricerca produzione e ha continuato a farli crescere negli anni, ottenendo notevoli risultati in termini di farmaci e vaccini innovativi messi a disposizione di tutto il mondo. Crediamo nel Sistema Paese e vogliamo continuare a contribuirvi ma come tutto il settore siamo soggetti alla pressione competitiva di altri paesi che sanno attrarre gli investimenti con migliori condizioni di accesso all’innovazione, di tutela della proprietà intellettuale e con sistemi decisionali e regolamentari più rapidi” – ha dichiarato Fabio Landazabal, Presidente e AD di GSK Italia. “Con i cambiamenti dell’economia ed il progressivo invecchiamento della popolazione non basta però aumentare le risorse a disposizione per migliorare la salute della popolazione, salvaguardare l’economica ed incoraggiare il settore. Serve un nuovo piano nazionale per le scienze della vita, pensato insieme da politica, istituzioni nazionali e regionali, accademia, associazioni e settore privato che integri le nuove tecnologie e consenta una presa in carico della persona a 360 gradi, nella prevenzione e nel trattamento e che faciliti l’accesso all’innovazione, generando attrattività all’investimento e sviluppo per il Paese”.
Il team di scienziati GSK di Global Health con sede a Siena è concentrato sullo sviluppo di nuove tecnologie di vaccini, che possono consentire di produrre vaccini più velocemente e dalla durata di conservazione più lunga. Lo sviluppo di un vaccino, comunque, è solo l’inizio: per portarlo con successo alle persone che ne hanno più bisogno, è fondamentale sfruttare il potere della partnership. Infatti, grazie alle tecnologie di GSK, la company di biotecnologia Biological E ha sviluppato e prodotto un vaccino coniugato contro il tifo, ora distribuito in diversi paesi idonei che, grazie a Gavi – Global Alliance for Vaccines Immunisation – fanno parte dei programmi di immunizzazione di routine per i bambini più piccoli. Questa tecnologia vaccinale innovativa, scoperta in Italia, ha già raggiunto milioni di bambini ad alto rischio di tifo.
Per quanto riguarda il fronte dell’HIV, che riguarda spesso i componenti più giovani e vulnerabili, ViiV Healthcare costituisce l’unica azienda farmaceutica focalizzata al 100% sull’HIV. Oggi, circa 39 milioni di persone vivono con l’HIV, la stragrande maggioranza nell’Africa sub-sahariana.L’HIV colpisce in modo sproporzionato alcune delle popolazioni più vulnerabili, tra cui 1,5 milioni di bambini, il 99,9% dei quali risiede in paesi a reddito medio-basso. ViiV Healthcare ha mantenuto l’impegno a lavorare con partner come CHAI e Unitaid, per sviluppare opzioni di trattamento dell’HIV pediatrico adeguate all’età.
Ad oggi, circa la metà dei bambini attualmente in cura stanno assumendo una versione generica della formulazione dispersibile di un antiretrovirale.
E guardando al futuro, è stato rinnovato l’impegno nei confronti del Piano d’azione di Roma per supportare la generazione di dati durante la fase di implementazione per supportare, facilitare e generare dati sulla gravidanza, sulla nascita e sugli esiti relativi alla sicurezza infantile durante la gravidanza, il parto, l’allattamento tramite studi scientifici clinici, non interventistici e di implementazione in corso e, se necessario, con il rapido avvio di ulteriori studi dedicati.