L’Ospedale San Pietro Fatebenefratelli di Roma, punto di riferimento nella diagnosi e cura del tumore della prostata

Accorciare i tempi d’attesa. Ridurre i tempi della diagnosi. Accorciare i tempi terapeutici. Supportare psicologicamente il paziente affetto da tumore alla prostata. E poi, ancora, multidisciplinarietà, organizzazione e condivisione del caso clinico. Sono, queste, le indicazioni chiave che guidano il Percorso Diagnostico-Terapeutico-Assistenziale (PDTA), presentato dall’Ospedale San Pietro Fatebenefratelli di Roma e certificato secondo lo standard di qualità internazionale UNI EN ISO 9001:2015 dall’Ente Internazionale Bureau Veritas, nell’ambito di un progetto che è stato reso possibile grazie al supporto incondizionato di Astellas. Un percorso che garantisce al paziente di essere seguito da un team multidisciplinare in tutte le fasi della cura, dalla diagnosi fino al trattamento e al follow up, secondo un approccio integrato e multi-professionale. Con questo programma di certificazione, l’Ospedale San Pietro Fatebenefratelli, riferimento regionale per l’Oncologia, si propone sempre più come punto di attrazione per la gestione e il più efficace trattamento del paziente oncologico e, nel caso specifico, di quello affetto da neoplasie prostatiche che rappresentano tumori molto frequenti tra gli over 60.

Lo scopo del Percorso Diagnostico-Terapeutico-Assistenziale – L’obiettivo è quello di assicurare al paziente una presa in carico rapida, efficace ed efficiente, tale da garantirgli un’offerta ampia e innovativa di opportunità diagnostiche, terapeutiche e assistenziali secondo le più recenti Linee guida internazionali. Il lavoro che ha portato alla certificazione del PDTA della prostata dell’Ospedale San Pietro Fatebenefratelli è iniziato diversi anni fa, esattamente nel 2007-2008, con la riorganizzazione del processo clinico-diagnostico-terapeutico-assistenziale e riabilitativo oncologico per questa patologia neoplastica maschile, che rappresenta un’area ad alta densità numerica. “Complimenti ai colleghi che con dedizione hanno raggiunto la validazione del PDTA per il tumore della prostata”, dichiara Gianni Roberti, Direttore sanitario aziendale della Provincia romana FBF. “L’organizzazione dei percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali nella nostra Azienda riguarda anche altre patologie oncologiche, e non solo. Colloco questa iniziativa come un progetto formativo-operativo, in linea con gli obiettivi aziendali. Il PDTA è la capacità di standardizzare le prestazioni sanitarie, scientifiche e organizzative, tentando di coniugare in ciò efficienza ed efficacia della prestazione, dal punto di vista della qualità e anche dei costi. La salute pubblica è fare il meglio al minor costo. Nel PDTA non c’è più l’autoreferenzialità, ma la multidisciplinarietà con figure professionali che oltre alle competenze tecnico-scientifiche hanno preparazione manageriale. Il PDTA è la convergenza di una serie di professionisti da cui i pazienti traggono una valutazione complessiva e la migliore cura”.

Una neoplasia piuttosto complessa che viene spesso diagnosticata tardivamente – Il PDTA del tumore prostatico risponde a un cambio gestionale e organizzativo della struttura ospedaliera, del personale sanitario e del paziente. “Durante il mio incarico oramai decennale come responsabile della radioterapia oncologica ad alta tecnologia dell’Ospedale San Pietro FBF”, spiega Piercarlo Gentile, Direttore di Radioterapia, Ospedale San Pietro Fatebenefratelli di Roma, “oltre alla ricerca della migliore e sempre più innovativa tecnologia da mettere al servizio del paziente oncologico, seguito secondo le regole della Best Clinical Practice e che ci ha permesso di trattare con successo più di 2000 casi di tumore prostatico negli ultimi 10 anni, il mio lavoro è stato improntato nell’organizzare e migliorare l’utilizzo degli ambulatori oncologici multidisciplinari nell’iter decisionale terapeutico. Il PDTA rappresenta un’evoluzione positiva del lavoro di ottimizzazione del processo di qualità in quanto, al contrario dell’ambulatorio multidisciplinare, non si risolve con un unico atto ma rende tracciabile, accessibile e certifica la sicurezza di ogni singolo passaggio del paziente, dal momento in cui entra nella struttura ospedaliera fino al completamento di tutto l’iter diagnostico terapeutico assistenziale”.

L’importanza di una corretta gestione delle patologie oncologiche – Queste malattie richiedono una corretta gestione clinico-assistenziale fondata su una piena integrazione multidisciplinare, così da garantire al paziente una presa in carico funzionale alle diverse esigenze che la patologia richiede. I tumori della prostata sono tra le neoplasie più diffuse nel Lazio con circa 2.800 nuovi casi l’anno e diverse migliaia di uomini laziali che convivono con queste neoplasie, che rappresentano il paradigma di tali esigenze. Richiedono, infatti, il coinvolgimento nel percorso di diagnosi e cura di molteplici figure specialistiche, dal radioterapista all’anatomo-patologo, dall’oncologo medico al radiologo interventista, fino all’urologo, figura di riferimento fin dalla presa in carico iniziale del paziente. “La certificazione del PDTA del tumore della prostata è senz’altro un punto di arrivo di grande prestigio. Un riconoscimento ufficiale che arriva a compimento di un lungo processo di riorganizzazione gestionale dei pazienti affetti da tumore della prostata”, sottolinea Francesco Sasso, Direttore di Urologia, Ospedale San Pietro Fatebenefratelli di Roma. “Il motivo di questa scelta è legato al fatto che su questa neoplasia si può intervenire con diverse tipologie di trattamento: chirurgica, radioterapica e ormono-chemioterapica e queste terapie possono essere impiegate in maniera integrata. Ciò significa che il paziente con tumore della prostata deve essere necessariamente seguito da un team multispecialistico dall’inizio alla fine delle cure e poi anche dopo per trattare eventuali complicanze ed effetti collaterali delle terapie e ancora, nella fase di riabilitazione. Il PDTA consente alle diverse figure specialistiche di condividere e scegliere la migliore soluzione terapeutica possibile per il paziente. Insomma, il paziente con tumore prostatico deve essere curato all’interno di una struttura che è in grado di soddisfare tutte le sue esigenze. I vantaggi di questo percorso facilitato sono molti: ridurre i tempi d’attesa, ridurre i tempi della diagnosi, accorciare i tempi terapeutici, supportare psicologicamente il paziente. L’urologo nel team multispecialistico è il playmaker: è lui che vede il paziente per primo e fa la diagnosi, è lui che si relaziona e condivide tutte le scelte terapeutiche con gli altri specialisti del team. Il percorso dedicato in questo delicato periodo di pandemia ci aiuta anche a fronteggiare le criticità con cui purtroppo medici e pazienti devono confrontarsi a causa del Covid-19”.

Fondamentale la prevenzione primariaLa comunicazione e i mezzi di informazione alla popolazione diventano sempre più importanti per far riflettere la cittadinanza intera sul fatto che l’adesione a stili di vita corretti rimane un fattore fondamentale per la prevenzione delle malattie neoplastiche e delle malattie in genere. Il modello di PDTA certificato riflette una tipologia di governance clinica basata su specifici percorsi formalizzati, su protocolli clinico-organizzativi, condivisi tra le varie Unità Operative coinvolte, e su un adeguato sistema di monitoraggio delle performance. I PDTA sono sicuramente uno strumento di efficienza delle risorse a disposizione e di facilitazione del percorso assistenziale dei pazienti oncologici”, dichiara Antonio Astone, Direttore di Oncologia Medica, Ospedale San Pietro Fatebenefratelli di Roma. “Oramai, la medicina non appartiene più al singolo professionista, la complessità delle procedure diagnostiche e terapeutiche richiede la centralità del paziente, intorno al quale ruotano una serie di figure specialistiche che possono, a seconda delle varie fasi della storia naturale della malattia, mettere la loro competenza specifica al servizio del paziente stesso. Questo significa spostare la relazione dal singolo medico-singolo paziente a singolo paziente-gruppo di medici che devono coordinarsi. Il cardine del PDTA è la multidisciplinarietà, l’organizzazione e la condivisione del caso clinico. Il PDTA consiste in un cambiamento del modello gestionale che ha ricadute positive sull’efficacia delle cure e sull’efficienza delle prestazioni e delle procedure. L’oncologo medico ha un ruolo molto importante all’interno del team, è lo specialista dedicato soprattutto ai pazienti con tumore della prostata in fase avanzata. Al momento sono oltre 200 gli uomini con neoplasia prostatica in trattamento nella nostra struttura. Il tumore della prostata viene diagnosticato spesso tardivamente, per questo motivo è fondamentale la prevenzione primaria. Non esistendo al momento uno screening per la prostata, noi oncologi suggeriamo ai maschi che abbiano superato i 45-50 anni di rivolgersi al proprio medico di famiglia in caso di segnali e sintomi della sfera uro-genitale e di effettuare su base volontaria almeno ogni due anni una visita dall’urologo e l’esame del PSA”.

“Astellas ha sempre dato molta importanza alla partnership pubblico-privato”, conclude Giuseppe Maduri, Amministratore Delegato di Astellas Pharma. “Vogliamo con questo rispondere alla domanda di salute dei pazienti e dei cittadini e, al tempo stesso, alle esigenze della sanità pubblica di reperire risorse per garantire la sostenibilità del Sistema Sanitario Nazionale e regionale. La collaborazione con l’Ospedale San Pietro Fatebenefratelli di Roma per la certificazione del PDTA del tumore prostatico rappresenta uno strumento concreto per rendere efficiente e di qualità la presa in carico e la cura del paziente anche attraverso una precisa organizzazione e sostenibilità del percorso diagnostico-terapeutico assistenziale”.

 

 

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