Acne e Gen Z: aumentano i casi nel mondo

L’acne non è più solo un rito di passaggio adolescenziale, ma una condizione infiammatoria cronica in rapida espansione che solleva serie preoccupazioni a livello globale.

 

Secondo un recente studio pubblicato sul British Journal of Dermatology, negli ultimi 35 anni, i casi di acne sono aumentati del +14%, arrivando a interessare quasi 10mila persone ogni 100.000 abitanti in tutto il mondo. Questo aumento, particolarmente marcato tra adolescenti e giovani adulti, conferma che la patologia ha ormai un impatto significativo sul benessere emotivo e sull’autostima, fattori spesso aggravati da una gestione non corretta del problema.

 

L’acne non è solo una questione di pelle

È una condizione che accompagna la crescita, talvolta in silenzio, lasciando segni che vanno oltre l’apparenza. Secondo i dati del Global Burden of Disease Study, ripresi in un articolo del British Journal of Dermatology, la prevalenza, a livello globale, dei casi tra adolescenti e giovani adulti di età compresa tra i 10 e i 24 anni è aumentata, dal 1990 ad oggi, del +14%, passando da 8.563 a 9.790 casi ogni 100.000 abitanti. A conferma di un fenomeno in rapida crescita che impatta sul benessere sociale ed emotivo dei più giovani.

Ma oggi la pelle racconta qualcosa di più: è lo specchio dei cambiamenti che attraversano la società contemporanea. Stress, alimentazione, inquinamento, uso intensivo dei dispositivi digitali e pressione estetica alimentata dai social media contribuiscono a renderla sempre più comune, specie tra i più giovani.

L’aumento è stato particolarmente evidente nella fascia 10–14 anni, seguita da quella tra i 15 e i 19, dove si concentra la prevalenza più elevata. Le differenze di genere sono marcate. Le ragazze risultano colpite circa il 25% in più rispetto ai coetanei maschi (10.911 casi ogni 100.000 abitanti contro 8.727).

Rispetto alla prevalenza dell’acne, esistono disparità significative anche tra le diverse aree geografiche con valori più elevati in America Latina (23,9%), Asia Orientale (20,2%), Africa (18,5%) e Medio Oriente (16,1%) e più bassi in Europa (9,7%) e Australia (10,8%).

E se nei Paesi più sviluppati l’acne è ormai parte del quotidiano, nelle aree a medio-basso sviluppo sta emergendo come un problema in rapida espansione. Complice l’urbanizzazione e la scarsa accessibilità a cure dermatologiche efficaci.

 

Un fenomeno complesso con forti implicazioni sociali

L’acne è una condizione che va affrontata con attenzione, perché incide non solo sull’aspetto fisico, ma anche sul benessere emotivo e sulla qualità della vita – spiega la Dott.ssa Benedetta Salsi, dermatologa – Oggi abbiamo a disposizione strumenti sempre più evoluti, come i laser di ultima generazione che permettono trattamenti mirati e personalizzati per ogni tipo di persona e pelle. Ma prima di tutto, nel trattamento della patologia è fondamentale evitare alcuni errori tra i più comuni. Spesso frutto di disinformazione o di tentativi di cura improvvisati e/o suggeriti dal mondo dei social, che possono aggravare la situazione anziché migliorarla.”

 

La ricerca dermatologica

Una delle innovazioni più significative arriva dall’Italia, con Accure, il sistema laser di ultima generazione, che utilizza una lunghezza d’onda esclusiva di 1.726 nanometri per colpire in modo selettivo le ghiandole sebacee, riducendo la produzione di sebo e agendo così sulla causa principale dell’acne.

 

Il disagio psicologico

Le lesioni cutanee primarie causate dall’acne possono causare dolore e disagio, ma l’impatto della condizione va oltre i sintomi fisici e può avere delle conseguenze psicologiche. Questo potrebbe dunque portare le persone con problemi di pelle a provare un senso di “fallimento” se non riescono a soddisfare gli standard, irrealistici, di un aspetto estetico impeccabile.

Quando pensiamo all’acne, spesso la liquidiamo come una semplice imperfezione estetica. Tuttavia, per milioni di adolescenti e giovani adulti, questa condizione cronica si trasforma in un vero e proprio peso emotivo che modella profondamente l’immagine di sé e le relazioni sociali – afferma la dottoressa Alessia Pellegrino, psicologa – Il disagio si manifesta attraverso sentimenti di imbarazzo, vergogna e insicurezza. Spingendo molti al ritiro sociale e alla fatica nel partecipare pienamente alle attività con i coetanei.

Non si tratta di debolezza. La scienza conferma che l’acne incide significativamente sull’autostima, portando ad ansia e, in certi casi, a sintomi depressivi. È la percezione della condizione e la sua persistenza a fare la differenza emotiva. Per questo è oggi cruciale adottare un approccio terapeutico multidisciplinare. Il benessere mentale non può più essere considerato un aspetto secondario. Deve essere valutato insieme agli aspetti clinici, perché è parte integrante del successo della cura stessa. Trattare la pelle significa, in ultima analisi, prendersi cura dell’identità e della qualità della vita del paziente.” 

 

Come gestire quotidianamente l’acne?

Anche la tecnologia più avanzata può fare poco se non si parte da una corretta routine e da una gestione consapevole del problema. Gli errori più comuni nel trattamento dell’acne includono il lavaggio eccessivo del viso, l’uso di prodotti aggressivi che rimuovono gli oli naturali, lo schiacciamento dei brufoli che può portare alla formazione di cicatrici.

Routine di cura della pelle incoerenti e l’applicazione di una quantità eccessiva di prodotto. Nel trattamento dell’acne è essenziale dare priorità a routine di cura della pelle delicate, un’applicazione mirata di trattamenti localizzati e l’uso costante di creme idratanti non comedogeniche.

 

Gli errori da evitare

La Dott.ssa Benedetta Salsi, dermatologa, ha individuato quelli che sono i 10 errori più comuni nel trattamento dell’acne: 

  1. Adottare lo stesso trattamento per tutti:  i diversi tipi di acne richiedono trattamenti diversi. Occorre quindi personalizzare il trattamento per ogni paziente e non utilizzare un approccio di cura standard.
  2. Ignorare i fattori ormonali: soprattutto nelle donne, squilibri o variazioni ormonali possono influenzare l’andamento della patologia. 
  3. Affidarsi a rimedi casuali o “popolari”: la mancanza di conoscenza delle terapie di cura più efficaci e/o il mancato affidamento a professionisti clinici certificati porta spesso a risultati scarsi o temporanei.
  4. Monoterapia antibiotica topica: un errore comune che può favorire lo sviluppo delle resistenze agli antibiotici.
  5. Non utilizzare le terapie combinate: la sinergia tra diversi approcci (topici, farmacologici e tecnologici) è la chiave per il successo nel trattamento dell’acne. 
  6. Non considerare l’uso di creme idratanti come trattamento aggiuntivo: una pelle disidratata reagisce peggio ai trattamenti e fatica a recuperare.
  7. Abusare degli antibiotici: l’acne è una patologia infiammatoria complessa. Non è una patologia infettiva tradizionale e occorre ridurre l’utilizzo degli antibiotici.  
  8. Evitare di rivolgersi al dermatologo: nei casi più resistenti o ricorrenti, l’intervento specialistico è fondamentale per evitare l’insorgere delle cicatrici e lo sviluppo di disagi psicologici.
  9. No alla ceretta: sottoporsi a procedure di epilazione con ceretta e di resurfacing cutaneo durante la terapia con isotretinoina può far aumentare il rischio di insorgenza delle cicatrici.
  10. Esposizione solare: non evitare l’esposizione inutile al sole e non usare creme solari quando si utilizzano farmaci topici contro l’acne.
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