Il 25 maggio sarà la Giornata Mondiale della Tiroide. In occasione di questo evento IRCCS Maugeri Pavia richiama l’attenzione sull’importanza dell’innovazione terapeutica nella gestione del tumore della tiroide ad alto rischio.
Quante diagnosi per tumore della tiroide
Nel 2024 sono state stimate circa 11.378 nuove diagnosi di carcinoma della tiroide (pari a circa il 4% di tutti i tumori). L’incidenza è nettamente maggiore nelle donne (8.322 nuovi casi) rispetto agli uomini (3.056). In particolare, nelle donne sotto i 49 anni il tumore della tiroide rappresenta la seconda neoplasia più frequente dopo quello della mammella. Oggi, se sottoposti a terapie adeguate, più del 90% dei pazienti con forme di carcinoma ben differenziate fa registrare una sopravvivenza a 10 anni dalla diagnosi.
“Molto spesso il tumore della tiroide non dà disturbi specifici ma si manifesta con la comparsa di un nodulo alla base del collo che non regredisce”, spiega la professoressa Laura Locati, direttore della Struttura Complessa di Oncologia presso l’IRCCS Maugeri di Pavia e professore associato di Oncologia Medica all’Università di Pavia. “In questo caso può essere utile una valutazione dello specialista che prescriverà esami ematici per misurare gli ormoni tiroidei nel sangue (FT3 e FT4) e il TSH per accertare il funzionamento della tiroide. Solo se lo specialista valuterà necessario un approfondimento si procederà con un’ecografia. Un esame che consente di identificare la presenza di noduli sospetti, la loro struttura morfologica, le caratteristiche degli stessi e il coinvolgimento dei tessuti circostanti e dei linfonodi. In casi specifici, si eseguirà un esame citologico e una scintigrafia tiroidea”.
Quando i carcinomi sono avanzati
In presenza di carcinomi avanzati della tiroide, che per fortuna sono molto rari, si può verificare un’invasione delle strutture circostanti (laringe, esofago, trachea). Ma anche dei linfonodi che richiedono una programmazione terapeutica.
Il carcinoma differenziato, la forma tumorale più frequente
“Il carcinoma differenziato rappresenta la forma tumorale più frequente (90-95%). Viene comunemente trattato chirurgicamente, con successiva ablazione con iodio radioattivo del tessuto tiroideo residuo. La prognosi è generalmente molto favorevole. La sopravvivenza a 5 anni è intorno al 92-96%. Tuttavia, il 5-15% dei casi è resistente al trattamento con iodio radioattivo”, spiega la professoressa Locati. “Comprendere in maniera più chiara come agisce l’attività del sistema immunitario sul carcinoma tiroideo potrebbe portare a risultati destinati ad impattare positivamente sulla pratica clinica. Per questo è in corso uno studio prospettico per comprendere l’attività neoadiuvante dell’immunoterapia nei tumori della tiroide ad alto rischio”.
Tumore della tiroide: nuove prospettive di cura con l’immunoterapia
Si chiama NePenThe, lo studio condotto dall’IRCCS Maugeri di Pavia con il coinvolgimento di Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, Policlinico San Matteo di Pavia, Policlinico Umberto I e Policlinico Gemelli di Roma. Lo studio arruola 25 pazienti candidati all’intervento chirurgico di tiroidectomia. 20 pazienti verranno randomizzati a ricevere il trattamento sperimentale con immunoterapia prima dell’intervento chirurgico. Gli altri 5 saranno trattati con approccio terapeutico standard. Saranno, invece, esclusi dallo studio i soggetti con infezioni virali attive o patologie immunorelate. Lo stesso avverrà per i portatori di tutte quelle condizioni cliniche per cui l’immunoterapia è controindicata.
“Il tumore si sviluppa per un deficit di sorveglianza del nostro sistema immunitario, che non è in grado di riconoscere le “situazioni di pericolo” per l’organismo. Inclusa la presenza di cellule tumorali”, spiega ancora la professoressa Locati. “Normalmente l’immunoterapia viene somministrata nelle fasi avanzate della malattia oncologica, in presenza di recidive o metastasi. Anche se oggi si tende ad anticipare la somministrazione nelle fasi più precoci. Lo studio che stiamo conducendo e per il quale è attualmente in corso il reclutamento di pazienti prevede la somministrazione dell’immunoterapia prima della tiroidectomia. L’obiettivo è quello di capire se questa terapia può invertire il comportamento immunosoppressivo dei tumori della tiroide ad alto rischio”.
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