Una perdita improvvisa dei capelli su una o più aree del cuoio capelluto. O persino su tutto il corpo. Per chi ne è colpito, l’Alopecia Areata (AA) non è soltanto un problema estetico. Ma una sfida quotidiana.
Un dramma intimo e sociale. “Non è soltanto una malattia visibile, ma una condizione che cambia il modo in cui ci vediamo e ci guardiamo. Perchè la perdita dei capelli non è un fatto estetico. Ma il segno visibile di un’aggressione del sistema immunitario contro il proprio corpo. Un’aggressione che colpisce anche la nostra identità. ” Descrive così questa malattia autoimmune Claudia Cassia, presidente dell’Associazione Italiana Pazienti Alopecia and Friends (AIPF Odv).
Infatti, chi convive con l’Alopecia Areata sa bene che non è facile uscire dal tunnel. Perchè occorrono anni di attesa e di cure che non sempre funzionano , oltre alle ricadute, per sperare nella ricrescita.
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LA NOTIZIA IN 1 MINUTO
Solo in Italia circa 120.000 persone convivono con l’Alopecia Areata. Una patologia autoimmune imprevedibile e complessa, che colpisce indipendentemente dall’età o dal genere. Può insorgere a qualsiasi età anche se nel 70% dei casi l’esordio avviene prima dei 30 anni e solo il 20% delle diagnosi avviene in persone con più di 40 anni.
Nonostante l’ampia diffusione della patologia, finora le opzioni terapeutiche disponibili erano limitate. Ma oggi, grazie ai progressi della ricerca e all’introduzione di nuove terapie mirate, i pazienti possono contare su trattamenti efficaci per gestire la malattia e migliorare la qualità della vita.
Ritlecitinib è il primo trattamento orale approvato per l’Alopecia Areata severa negli adulti e adolescenti di età pari o superiore a 12 anni.
Questa nuova molecola agisce modulando la risposta autoimmune che colpisce i follicoli piliferi, interrompendo l’infiammazione e favorendo la ricrescita dei capelli. “L’Alopecia Areata è una patologia autoimmune spesso sottovalutata che può compromettere profondamente l’equilibrio psicologico e relazionale dei pazienti, soprattutto nei giovani – spiega Bianca Maria Piraccini, Professore Ordinario di Dermatologia presso l’Università di Bologna -. Ritlecitinib rappresenta un passo avanti nella gestione della malattia: è il primo trattamento orale sviluppato specificamente per questa patologia ed è indicato anche per gli adolescenti dai 12 anni in su. La possibilità di somministrazione quotidiana in un’unica compressa migliora non solo l’aderenza alla terapia ma anche lo stato del paziente, che oggi può contare su una prospettiva terapeutica solida e durevole nel tempo”.
L’indicazione di ritlecitinib per il trattamento dell’Alopecia Areata severa è supportata dallo studio ALLEGRO, che ha coinvolto 718 pazienti con una perdita di capelli sul cuoio capelluto pari o superiore al 50%. Lo studio ha confrontato l’efficacia di ritlecitinib rispetto al placebo, valutando la capacità del farmaco di favorire la ricrescita dei capelli e migliorare la qualità di vita dei pazienti.
Dopo 24 settimane, i risultati dello studio hanno dimostrato che il 13% dei pazienti trattati con il farmaco si trovava vicino alla remissione con una copertura del cuoio capelluto superiore al 90% Mentre il 23% aveva una copertura superiore all’80%, rispetto all’1,6% dei pazienti nel gruppo placebo.
Dopo 48 settimane, il 31% dei pazienti trattati con il farmaco si trovava vicino alla remissione . Anche lo studio ALLEGRO-LT, condotto a lungo termine per valutare la sicurezza e l’efficacia prolungata di ritlecitinib, ha dimostrato la sostenibilità del trattamento fino a 24 mesi. Confermando il farmaco come opzione terapeutica efficace e sicura per i pazienti con Alopecia Areata severa.
L’Alopecia Areata non è considerata una patologia invalidante nel senso clinico del termine. Ma le sue conseguenze sul piano psicologico ed emotivo possono essere molto pesanti. La perdita improvvisa dei capelli può infatti generare ansia, depressione e un forte calo dell’autostima.
A pesare ulteriormente è la percezione sociale della malattia, che può portare a isolamento, difficoltà nelle relazioni quotidiane. E in alcuni casi, a episodi di discriminazione. Per questo, un’efficace gestione della patologia richiede un approccio multidisciplinare. Che coinvolga dermatologi, psicologi e medici di medicina generale.
“L’Alopecia Areata non si limita alla perdita dei capelli, ma ha un impatto profondo sulla vita sociale, emotiva e relazionale delle persone – evidenzia Alfredo Rossi, Professore associato di Dermatologia presso l’Università La Sapienza di Roma -. Per questo occorre adottare un approccio multidisciplinare. In cui il dermatologo sia il punto di partenza di un percorso che coinvolga anche il supporto psicologico e il medico di medicina generale. Grazie alle recenti innovazioni terapeutiche, oggi si apre una nuova fase nella gestione dell’Alopecia Areata. Soprattutto nei casi più complessi e invalidanti, con risposte più mirate e maggiore attenzione al vissuto del paziente”.