Il carcinoma renale colpisce ogni anno circa 13mila persone e interessa quasi 155mila italiani che convivono con una diagnosi.
Secondo un’indagine condotta dall’Istituto Piepoli su un campione di 1000 persone la malattia è conosciuta dalla maggioranza delle persone (94%). Ma quasi la metà degli intervistati (45%) ne ha solo un’idea vaga, basata principalmente su TV e passaparola.
Ben il 92% dichiara di non conoscere un centro di eccellenza per la cura del tumore del rene. Il 55% associa la terapia principalmente a chemioterapia e radioterapia. Mentre quasi la metà degli italiani (47%) crede erroneamente che il nefrologo sia la figura di riferimento per la gestione di questa patologia.
Per creare maggiore consapevolezza e offrire un punto di riferimento per pazienti, caregiver e popolazione generale torna la campagna “Fianco a fianco. Uniti contro il carcinoma renale”, promossa da MSD con il patrocinio della Società Italiana di Urologia (SIU) e dell’associazione di pazienti ANTURE.
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“La valutazione del paziente deve essere fatta in centri di eccellenza, centri cioè dove viene garantita la migliore presa in carico multidisciplinare con una stretta interazione tra urologi, oncologi, radiologi e anatomo-patologi. Un progetto utile per orientarsi in questo contesto è il “Bollino Arancione”, un riconoscimento, promosso da SIU, che identifica, tra i centri rispondenti, quelli che offrono trattamenti all’avanguardia e servizi dedicati a prevenzione, diagnosi e cura. I criteri di attribuzione del bollino garantiscono un approccio basato su evidenze scientifiche e sulle più recenti linee guida internazionali, migliorando così la qualità delle cure per i pazienti”, spiega Giuseppe Carrieri, Presidente della Società Italiana di Urologia (SIU). Attualmente in Italia i centri di eccellenza dedicati sono 43.
Quanto al trattamento, “quasi la metà degli intervistati però ne ha solo un’idea vaga basata principalmente su tv e passaparola e solo un terzo (32%) riconosce spontaneamente fattori di rischio legati a uno stile di vita scorretto, come fumo e alimentazione. Anche se le principali lacune degli italliani emergono quando si deve affrontare un percorso di diagnosi e cura”, spiega Livio Gigliuto, Presidente dell’Istituto Piepoli.
La mancanza di conoscenza degli italiani emerge anche quando si parla di terapie. Il 55% degli intervistati associa la terapia esclusivamente alla chemioterapia e alla radioterapia, mentre solo il 26% indica la terapia farmacologica. La chirurgia viene indicata come trattamento per il tumore del rene dal 46% degli intervistati. Il 33% cita la chirurgia robotica, sebbene meno della metà riconosce i vantaggi di questa metodica.
“La chirurgia rappresenta un approccio cruciale nel trattamento del tumore del rene – afferma Andrea Minervini, Professore ordinario di Urologia presso il Dipartimento di Medicina Sperimentale e Clinica Università degli Studi di Firenze e Direttore della SOD di Urologia Oncologica mini-invasiva ed Andrologica dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi (FI) – e la nuova frontiera della chirurgia robotica offre opportunità senza precedenti migliorando i risultati chirurgici e riducendo i tempi di recupero per i pazienti. È fondamentale che gli urologi, che sono gli specialisti di riferimento nella gestione della malattia operabile, siano adeguatamente formati e aggiornati sulle ultime innovazioni chirurgiche e terapeutiche per garantire ai pazienti il percorso di cura più efficace. Questo è possibile solo lavorando con un approccio multidisciplinare al fine di trasformare un atto terapeutico in un percorso personalizzato per ogni paziente”.
“In caso di tumore del rene metastatico – commenta Roberto Iacovelli, Professore Associato di Oncologia Medica presso Università Cattolica del Sacro Cuore e Oncologo Medico UOC Oncologia Medica Comprehensive Cancer Center Fondazione Policlinico A. Gemelli IRCCS di Roma – i trattamenti chemioterapici e radioterapici tradizionali possono essere poco efficaci. Per questo motivo, gli oncologi si orientano verso terapie a bersaglio molecolare e immunoterapia, ormai consolidate nella pratica clinica. Grazie ai progressi della ricerca, oggi possiamo non solo curare il tumore nella sua fase avanzata, ma anche prevenirne la recidiva. Identificando quei soggetti ad elevato rischio di sviluppare le metastasi dopo la chirurgia. Questi pazienti, se trattati con immunoterapia adiuvante, hanno una minor rischio di ricaduta. E possono sopravvivere più a lungo e liberi dal tumore”.
Secondo il 42% degli intervistati si dovrebbe parlare di più di tumore del rene e il 39% chiede maggiori campagne di sensibilizzazione. “La corretta informazione sulla patologia e sui più appropriati percorsi diagnostici e terapeutici è essenziale per orientare correttamente pazienti e caregiver. Come Associazione siamo impegnati in questa direzione e abbiamo aderito alla campagna, che rappresenta un impegno concreto per aumentare la consapevolezza su una patologia ancora poco conosciuta”, dice Tonia Cinquegrana, Presidente ANTURE.
La campagna “Fianco a Fianco”, lanciata nel 2023, ha già raggiunto milioni di persone. Questo grazie a una comunicazione social mirata e a un sito web (www.tumoredelrene.it). Oltre a consigli pratici per supportare pazienti e caregiver.