Denatalità e infertilità. A Roma un confronto sull’essere genitori oggi tra scienza e welfare

Nel 2023 sono nati meno di 380 mila bambini: una riduzione percentuale del 3,4% rispetto all’anno precedente e un 25% in meno rispetto a 10 anni fa. Il trend demografico, dunque, è ormai da considerare un serio problema. Che va affrontato perchè riguarda il futuro. Ecco perchè è necessario mantenere alta l’attenzione sulla denatalità, emergenza che va affrontata con l’aiuto di tutti e in particolar modo di istituzioni, aziende e ricerca. Con questo obiettivo, si è svolto presso il Palazzo dell’Informazione di Roma, Adnkronos Q&A “Essere genitori oggi, tra scienza e welfare”. 

In particolare, la discussione si è concentrata su tre punti in particolare: da una parte le politiche istituzionali e aziendali di welfare per agevolare con un supporto economico, fiscale, psicologico e legale – oltre ad una migliore organizzazione del lavoro che incida sul worklife balance – coloro che desiderano avere un figlio ma sono scoraggiati dall’attuale contesto socioeconomico. Dall’altra le strategie sia pubbliche che private per incrementare l’educazione e la prevenzione sull’infertilità.

Argomenti che sono ormai di stretta attualità: un’indagine non statistica sugli utenti del portale e dei canali social Adnkronos conferma che – almeno sulla popolazione web – il trend demografico sia ormai considerato un serio problema. Lo conferma il 77% del campione, che si divide sulle ricette da seguire: il 41% punta sul sostegno economico, il 33% su maggiori e migliori servizi e il 26% su una vita più certa. Poco meno di un terzo vorrebbe un figlio solo se ci fossero le condizioni giuste ma un rispondente su 4 non ne vorrebbe a prescindere dalle condizioni.

Inoltre, solo un rispondente su 10 ritiene le politiche pubbliche e le iniziative aziendali sufficienti per sostenere i genitori, ma gli utenti che hanno figli si dividono tra chi vorrebbe uno stipendio più alto (55%) e chi gradirebbe maggior tempo libero (45%).

“Abbiamo puntato dalla prima legge di bilancio sull’incentivare il lavoro e sul rendere libere soprattutto le donne di poter partecipare alla crescita di questa nazione – commenta Maria Teresa Bellucci, Viceministro del lavoro e delle Politiche sociali – L’Istat ci dice che se le donne venissero naturalmente inserite nel mercato del lavoro, avremmo una crescita del 7%. E su questo quindi abbiamo dato tante risposte di decontribuzione, mettendo maggiori soldi nelle tasche delle donne occupate. Abbiamo visto che ci sono state risposte significative, raggiungendo un record per l’occupazione delle donne (53%). Io penso però ogni giorno al 47% di donne che ancora aspettano di poter scegliere di realizzare la loro vita permanendo nel lavoro. Questa sicuramente è una priorità di questo governo e una mia priorità: la libertà delle donne di poter scegliere di lavorare e di poter fare figli”.

Rispetto alla specifica questione della prevenzione dell’infertilità, il 27% dichiara che la cosa non lo riguarda, il 28% si considera informato ma il 45% si definisce “poco informato”. E su questo fronte, c’è sicuramente molto da fare ancora.

 “Le cause più comuni dell’infertilità sono le infezioni sessualmente trasmesse, il fumo, l’obesità, l’eccessiva magrezza, l’esposizione a sostanze nocive, la sedentarietà o, al contrario, l’attività fisica eccessiva – spiega Maria Rosaria Campitiello del Dipartimento della prevenzione, della ricerca e delle emergenze sanitarie Ministero della Salute – Si deve agire sviluppando   politiche intersettoriali e interistituzionali, che sostengano la genitorialità, e dall’altro, promuovendo politiche sanitarie ed educative finalizzate alla tutela della salute riproduttiva. È basilare sensibilizzare la popolazione sul valore della fertilità, incentivando comportamenti corretti per prevenire eventuali problematiche. La comunicazione resta quindi un mezzo utile per colmare le lacune nella propria consapevolezza”.

Quello della crisi demografica è quindi un tema economico ma non solo: c’è una mancanza di educazione. Da una recente indagine condotta da Merck è emerso che il 72% dei giovani non sa nulla della riserva ovarica e il 63% non è cosciente della possibilità di trattamenti per aiutare la fertilità. Diventa quindi indispensabile fare educazione culturale per affrontare questo problema che riguarda l’Italia e l’Europa, dove il 16% delle persone ha un problema di fertilità. Ecco perché Merck a giugno ha lanciato il programma Fertility Benefit: a tutti i dipendenti a livello globale viene garantito un supporto per trattamenti di fertilità e procreazione medicalmente assistita, dando sostegno  finanziario e psicologico.

 

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