Quando si parla di cuore una “Q” può fare la differenza e la scelta di usare un termine diverso e solo apparentemente sbagliato è stata assolutamente intenzionale. Una diversità cruciale quando si parla di “Da Quore a Cuore” la campagna Novartis patrocinata dall’Associazione Italiana Scompensati Cardiaci (AISC) e dalla Fondazione Italiana per il Cuore (FIPC) per sostenere il progetto educativo “Ascolta il tuo battito” (per saperne di più̀ è possibile visitare il sito e scoprire la nuova campagna sulla pagina Facebook “Ascolta il tuo battito”). Lo scopo, infatti, è quello di riportare l’attenzione su quanti hanno un “quore” debole perché́ ad alto rischio di malattie cardiovascolari o perché́ non riescono a seguire le raccomandazioni cliniche dopo l’evento, fondamentali per guidarli a ritrovare un “cuore” più̀ sano.
Per dare concretezza a questo messaggio, sono partiti da pochi giorni dal Policlinico di Milano, e proseguiranno in altre Regioni della penisola, i controlli gratuiti del colesterolo LDL e i consulti degli specialisti cardiologi.
“Con questa iniziativa è chiaro l’intento di sottolineare l’importanza di una corretta gestione di un “quore” che non è più̀ quello di prima e che richiede una cura e un’attenzione diversa e più̀ consapevole. Attraverso la prevenzione secondaria, viene incoraggiata una serie di comportamenti e di scadenze da rispettare per verifiche periodiche sui valori di monitoraggio (colesterolo LDL, pressione, glicemia, etc.) e dell’andamento del piano terapeutico. Mantenere i livelli di LDL entro i limiti raccomandati abbassandoli in modo importante”, spiega Alberico Catapano, Presidente SISA (Società Italiana per lo Studio dell’Aterosclerosi), “è essenziale per ridurre il rischio di recidive e complicanze. Inoltre, i controlli rigorosi e costanti di questi parametri permettono di adattare tempestivamente le terapie, migliorando quindi la prognosi e la qualità̀ di vita dei pazienti”.
“Il triste primato delle malattie cardiovascolari conferma la principale causa di morte nel mondo, superando persino i tumori. Le innovazioni disponibili permettono ora di prevenire circa l’80% degli eventi cardiovascolari ed è fondamentale promuovere iniziative come queste, in cui i centri cardiologici implementano percorsi strutturati e personalizzati, per garantire una salute cardiovascolare ottimale e per ridurre il rischio di eventi avversi. Passare da un “quore” debole a un “cuore” controllato”, continua Stefano Carugo, Direttore del Dipartimento Area Cardio-Toraco Vascolare del Policlinico di Milano, “rappresenta un percorso molto ampio per intercettare ed educare i soggetti ad alto rischio”.
“Non avrei mai immaginato a 52 anni di dover affrontare un attacco di cuore e modificare la gestione post-intervento. Come atleta ho sempre creduto che il mio cuore fosse in perfetta forma eppure, in quel momento, ho realizzato la sottile differenza che esiste tra un “Quore” e un “Cuore”. Dopo l’infarto”, spiega Antonio Rossi, campione olimpionico di canoa, “ho capito quanto sia importante non solo allenare il corpo, ma anche prendermi cura del cuore in modo completo e consapevole. Grazie al supporto del centro cardiologico di riferimento che mi ha reso maggiormente cosciente, ho imparato a gestire il percorso di cura e di monitoraggio del colesterolo LDL, per evitare che il mio “Quore” resti vulnerabile”.
L’importanza di ridurre i livelli di colesterolo LDL soprattutto per chi ha avuto un evento acuto – Il colesterolo LDL (LDL-c) è il principale fattore causale modificabile per la riduzione del rischio cardiovascolare. Lo dimostrano decenni di studi clinici che hanno evidenziato il suo ruolo nel determinare la malattia cardiovascolare su base aterosclerotica (ASCVD). L’esposizione, nel tempo, a livelli elevati di LDL-c contribuisce alla formazione della placca ateromasica nelle arterie, aumentando così il rischio di eventi ischemici acuti, come l’infarto del miocardio e l’ictus. Ottenere una riduzione efficace e sostenuta nel tempo dell’LDL è ancora una sfida, tanto che 8 su 10 pazienti ad alto rischio non riescono a ridurlo ai livelli raccomandati. Nello specifico, la corretta gestione dei pazienti che hanno superato un infarto o un ictus deve necessariamente mirare a raggiungere i valori raccomandati dalle Linee Guida congiunte della Società̀ Europea di Cardiologia (ESC) e della Società̀ Europea di Aterosclerosi (EAS), che sono quelli inferiori a 55 mg/dL.
Il valore dell’aderenza terapeutica nella prevenzione secondaria – “A questo scenario si aggiunge la sfida dell’aderenza terapeutica: solo il 43,6% delle persone in cura segue correttamente il trattamento, con un’adesione che tende a diminuire nel tempo a causa della complessità̀ del regime e degli effetti indesiderati. È cruciale che informazione e consapevolezza siano i pilastri del nostro sistema di cura, tanto nei cittadini/pazienti quanto nei professionisti sanitari. Ogni iniziativa educazionale rappresenta perciò̀ un valore inestimabile per promuovere la cultura della prevenzione delle malattie cardiovascolari”, prosegue Emanuela Folco, Presidente FIPC, “utile anche a garantire che i pazienti aderiscano alle terapie prescritte, a stili di vita salutari e a controlli medici regolari. Tutti questi sono elementi chiave per il successo del percorso di cura e la tematica dell’aderenza terapeutica dovrebbe essere un obiettivo strategico nel campo della medicina e della Sanità Pubblica, coinvolgendo attivamente medici di medicina generale, farmacisti, specialisti ospedalieri e Istituzioni”.
“La consapevolezza del rischio cardiovascolare tra i cittadini è ancora limitata, così come la conoscenza delle azioni concrete che si possono intraprendere per prevenire queste patologie o impedirne il peggioramento. Una delle iniziative più̀ importanti”, conclude Rossana Bordoni, Presidente AISC-APS, “è promuovere uno stile di vita sano come forma di prevenzione e per noi pazienti essere opportunamente informati, impegno che la nostra Associazione porta avanti da anni”.