In Italia il tumore della prostata è la neoplasia più frequente tra i maschi (20% di tutti i tumori diagnosticati) a partire dai 50 anni di età. Confrontare le esperienze vissute nella pratica clinica da un gruppo di specialisti, sulle principali patologie urologiche ed uro-oncologiche del maschio, con focus sull’Ipertrofia Prostatica Benigna (IPB), sulla Terapia Androgeno Deprivativa (ADT) e la Disfunzione Erettile è l’obiettivo del Progetto ‘HIM: la qualità della vita dell’Uomo non ha età’, realizzato da OVER Group, grazie alla sponsorizzazione non condizionante di RECORDATI.
Età, nuove cure chirurgiche e farmacologiche fanno sì che si possano sviluppare durante il percorso di cura comorbilità di vario tipo. Ecco perché è molto importante che il paziente con carcinoma prostatico sia seguito da un team multidisciplinare che tenga sotto controllo tutti i fattori di rischio e predisponga un percorso terapeutico assistenziale adeguato.
“L’Iperplasia Benigna della Prostata può essere considerata, insieme alle patologie cardiovascolari, fra i problemi di salute che maggiormente interessano il maschio che invecchia, sia per la diffusione epidemiologica che per l’impatto sulla qualità di vita. Questo perché di pari passo con il vivere di più, resta il nodo del vivere meglio. Oggi abbiamo la possibilità di proporre una gestione ottimale al paziente con IPB, arrivando ad una vera personalizzazione della cura. Le soluzioni farmacologiche sono numerose e adattabili alle caratteristiche del paziente, come terapie singole o di combinazione nei casi più complessi. E laddove la terapia farmacologica non sia più in grado di controllare i sintomi, si può passare alla terapia chirurgica, anche questa personalizzabile caso per caso, grazie a un ventaglio molto ampio di tecniche e di indicazioni”, afferma Paolo Verze, Professore Associato di Urologia presso il Dipartimento di Medicina e Chirurgia ‘Scuola Medica Salernitana’ dell’Università degli Studi di Salerno e Responsabile della U.O.C. Clinica Urologica dell’Azienda Ospedaliera Universitaria San Giovanni di Dio e Ruggi D’Aragona di Salerno.
“Il legame tra la salute prostatica e la sessualità maschile è sempre più al centro delle ricerche mediche, particolarmente per quanto riguarda l’impatto della prostata sulla funzione erettile. Gli studi evidenziano come condizioni prostatiche come l’iperplasia prostatica benigna e la prostatite possano influenzare direttamente la capacità erettile, sottolineando la complessità di questa relazione e la necessità di un approccio integrato nella cura del paziente. Le terapie avanzate ora disponibili offrono soluzioni promettenti, combinando trattamenti farmacologici e approcci non invasivi per gestire efficacemente sia la salute prostatica sia la funzione sessuale. Questi progressi rappresentano una svolta per la qualità di vita degli uomini, ribadendo che prostata e sessualità possono essere più amiche che nemiche se gestite con attenzione e competenza”, spiega Andrea Cocci, Urologo, Andrologo e Medico Chirurgo.
“Il tumore della prostata ha quale driver principale il recettore degli androgeni nella gran parte delle fasi di malattia, dalle più precoci fino agli stadi più avanzati. Per questa ragione la prima vera ‘target therapy’ per queste neoplasie è stata ed è tuttora costituita da farmaci che bloccano la produzione di testosterone. Il testosterone ha un ruolo sia nell’induzione sia nella progressione del carcinoma prostatico e pertanto la sua inibizione riveste un ruolo cruciale. I farmaci ormonali quali LhRh analoghi hanno una comprovata efficacia in tal senso. Importante compito del medico prescrittore è avere cura della prevenzione dei possibili eventi avversi, soprattutto quelli a lungo termine”, sostiene Elena Verzoni, Dirigente S.S. Oncologia Medica Genitourinaria Fondazione IRCCS Istituto Tumori di Milano.