Il tumore dell’endometrio rappresenta la quasi totalità dei tumori che colpiscono il corpo dell’utero ed è il 4° tumore più frequente nella popolazione femminile. In Italia ne sono affette 117mila donne e ogni anno si registrano circa 10 mila nuovi casi. Oltre il 90% riguarda donne di oltre 50 anni.
Questa neoplasia è in aumento a causa dell’allungamento della vita media, dei mutamenti degli stili di vita e alimentari e dell’ dell’utilizzo di terapia a base di estrogeni. Attualmente non esistono strumenti di prevenzione o test di screening.
La percentuale di sopravvivenza a distanza di 5 anni dalla prima diagnosi e dal trattamento per i due stadi iniziali è pari al 70-95%. La percentuale di sopravvivenza a distanza di 5 anni dalla prima diagnosi e dal trattamento per i due stadi avanzati è del 10-60%.
Per i pazienti adulti con cancro endometriale primario avanzato o ricorrente proseguono positivamente gli studi di fase III sui risultati straordinari emersi dallo studio RUBY, che hanno già cambiato le prospettive nella cura.
L’obiettivo del programma di studi di fase III RUBY è valutare quali pazienti con carcinoma endometriale primario avanzato o ricorrente potrebbero potenzialmente beneficiare del trattamento con dostarlimab più chemioterapia, con o senza l’aggiunta di niraparib di mantenimento.
La parte 1 dello studio sta valutando dostarlimab più chemioterapia standard (carboplatino-paclitaxel) seguito da dostarlimab, rispetto a chemioterapia più placebo seguito da placebo. La parte 2 sta invece valutando dostarlimab più chemioterapia standard, seguito da dostarlimab più niraparib come terapia di mantenimento, rispetto a chemioterapia più placebo seguito da placebo.
“Dostarlimab più chemioterapia è l’unica combinazione immuno-oncologica a mostrare una sopravvivenza globale (OS) statisticamente e clinicamente significativa in tutta la popolazione – spiega il prof. Giorgio Valabrega, Direttore della S.C.D.U Oncologia dell’Azienda Ospedaliera Ordine Mauriziano di Torino – con una riduzione del 31% del rischio dimorte e miglioramento di 16,4 mesi dell’OS mediana osservati con dostarlimab più chemioterapia rispetto alla chemioterapia in tutta la popolazione. Mentre invece si è osservata una riduzione del 37% del rischio di progressione della malattia o morte e miglioramento a 6 mesi della sopravvivenza libera da progressione mediana con l’aggiunta di niraparib al mantenimento con dostarlimab dopo dostarlimab più chemioterapia, rispetto alla chemioterapia nella popolazione MMRp/MSS dove le opzioni di trattamento sono ancora necessarie”.
Il tumore dell’endometrio si presenta maggiormente dopo la menopausa, ed è ormai accertato che la possibilità di svilupparlo aumenta a fronte di una eccessiva esposizione agli estrogeni come avviene in caso di inizio precoce del ciclo mestruale (menarca precoce), di menopausa tardiva o dell’assenza di gravidanze (nulliparità). “Ma anche un eccessivo accumulo di grasso corporeo aumenta il rischio di malattia probabilmente come conseguenza della produzione di ormoni estrogeni a partire dal tessuto adiposo -chiarisce la prof. Domenica Lorusso, Responsabile della Ginecologia Oncologica Medica all’Humanitas San Pio X di Milano – Spesso associato all’obesità, anche il diabete implica una condizione di insulino- resistenza che può stimolare la crescita delle cellule tumorali. Aumenta il rischio l’assunzione, durante la menopausa, di terapie ormonali sostitutive a base di estrogeni non adeguatamente bilanciate dall’assunzione di progestinici. Il rischio di malattia aumenta in presenza di una madre o di una sorella che abbia già ricevuto una diagnosi di tumore endometriale e anche la Sindrome di Lynch è una condizione ereditaria che aumenta il rischio di sviluppare un tumore dell’endometrio o del colon in età giovanile. L’assunzione prolungata di tamoxifene, infine, un farmaco utilizzato per il trattamento dei tumori al seno, può aumentare il rischio di tumore dell’endometrio e di sarcoma uterino. Tra i fattori di protezione, invece, ci sono il mantenimento di un peso ideale già a partire dalla prima età adulta in modo l’insorgere dell’obesità, lo svolgimento di una regolarità attività fisica l’osservanza di una dieta sana e ricca di fibre. Infine, anche assumere a lungo termine la pillola anticoncezionale combinata contenente un dosaggio bilanciato di estrogeni e progesterone o la minipillola a base di solo progesterone sembrerebbe ridurre il rischio di tumore dell’endometrio, dell’ovaio e del colon”.