Hanno nomi stravaganti e a volte difficili da pronunciare. Qualche esempio? Echinococcosi, leishmaniosi, dengue e addirittura chikungunya. Sono, queste, solo alcune delle cosiddette malattie tropicali neglette (NTDs) un gruppo eterogeneo di patologie, molte delle quali a carattere infettivo, causate da virus, batteri, funghi e tossine che comprendono anche, tra le altre, scabbia, echinococcosi e leishmaniosi. Sono in tutto 21 ma solo 12 hanno trasmissione anche nel nostro Paese dove possono dar luogo a focolai autoctoni. È già successo, con un rischio in aumento con l’arrivo della primavera a causa della presenza in Italia della zanzara tigre e di inverni sempre più miti.
Per questo motivo, in occasione della Giornata Mondiale delle Malattie Infettive Tropicali Neglette (NTDs) celebrata il 30 gennaio scorso, gli esperti dell’IRCCS per Malattie Infettive e Tropicali Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, dal 2014 centro collaboratore OMS proprio per queste patologie, hanno richiamato l’attenzione sull’importanza di migliorare la conoscenza, la sorveglianza e la gestione. L’IRCCS di Negrar è, infatti, centro di eccellenza nella ricerca, diagnosi e cura di queste malattie e prevede percorsi clinici assistenziali specifici non facilmente reperibili altrove in Italia, frutto di anni di esperienza.
“A livello globale sono quasi 1,7 miliardi le persone che richiedono interventi sanitari per queste malattie, con più di mezzo milione di morti l’anno. Circa 4000-5000 le persone colpite nel nostro Paese dove, in particolare la dengue, secondo i dati della sorveglianza dell’Istituto Superiore di Sanità, ha fatto registrare nel 2023 il record europeo per casi autoctoni”, spiega Federico Gobbi, direttore del dipartimento di malattie infettive e tropicali dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (Verona) e professore associato di malattie infettive all’università di Brescia. “Sembrano cifre irrisorie, ma in realtà il fenomeno è sottostimato e in continua crescita, non solo a livello globale e nel resto di Europa, ma anche da noi. L’Italia è un osservato speciale, complice il cambiamento climatico che ha determinato la diffusione della zanzara tigre su tutto il territorio nazionale. A destare preoccupazione è il rischio endemico di dengue e anche di chikungunya in aumento con l’arrivo della primavera”.
I numeri delle malattie tropicali neglette – In Italia sono stati 82 i casi autoctoni di dengue, la cosiddetta “febbre spaccaossa”, avvenuti direttamente nel nostro Paese, e 280 quelli importati da viaggiatori tornati da luoghi in cui la malattia è endemica; 7 i casi di chikungunya; 600 i casi diagnosticati di malattia di Chagas dal 1998, e centinaia i positivi alla strongiloidosi, una forma di parassitosi, diffusa soprattutto tra gli over 65.
“È importante focalizzare l’attenzione su dengue e chikungunya, in quanto in Italia è presente la zanzara vettore, che può acquisire questi virus da viaggiatori infetti e trasmettere queste malattie che causano febbre, mal di testa, manifestazioni cutanee, e soprattutto fortissimi dolori osteoarticolari. Laddove è presente un vettore, vi è il rischio di trasmissione di tutte le patologie connesse al vettore stesso: è sufficiente che arrivi un viaggiatore con la malattia per innescare epidemie autoctone di quella patologia ‘di importazione’. Inoltre, poiché nel 50-90% degli individui la dengue appare in forma asintomatica o molto lieve, molti casi passano inosservati e si può ipotizzare che l’incidenza sia molto più alta di quanto non emerga dalle statistiche di sorveglianza”, continua il professor Gobbi. “Dobbiamo prepararci a epidemie autoctone di dengue e chikungunya sempre più importanti. Nei prossimi anni, diventerà sempre più frequente una globalizzazione delle malattie infettive: viaggiano merci, viaggiano persone e viaggiano vettori. In un mondo sempre più interconnesso, interconnesse saranno anche le patologie”.
Ad accentuare il fenomeno e i contagi, il cambiamento climatico che, provocando un innalzamento delle temperature crea le condizioni ideali per la proliferazione delle zanzare tigre. “L’Aedes albopictus prospera a temperature comprese tra i 15°C e i 35°C, ma può tollerare anche inverni generalmente caldi come quello che stiamo vivendo, che non sono quindi in grado di decimare le larve e ciò comporterà un aumento delle zanzare con l’arrivo della primavera”.
Sorveglianza: necessario un impegno globale – È quindi importante attuare una sorveglianza attiva dei casi di importazione, per evitare che da pochi episodi limitati si generino epidemie estese. “È urgente mettere in atto maggiori misure contro questo problema di salute pubblica”, prosegue il professor Gobbi. “La mancata attenzione nei confronti delle patologie infettive ‘dimenticate’, aumenta il rischio che anche i Paesi non endemici ne siano interessati, come sta accadendo appunto in Italia”.
Nel 2021 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato una road map per le malattie tropicali dimenticate per il decennio 2021-2030 nella quale vengono definiti gli obiettivi globali per prevenire, controllare, eliminare ed eradicare queste patologie. “Ad oggi siamo ancora lontani dal raggiungere pienamente questi risultati e secondo il report 2023 sul progresso della road map, solo 47 Paesi hanno eliminato almeno una NTDs. C’è quindi ancora molto lavoro da fare per diminuire le infezioni e la circolazione delle malattie e per ridurre il pericolo a livello globale”, conclude Gobbi.