Bimekizumab: la nuova arma per mettere la psoriasi fuori gioco

Non è contagiosa, non bisogna averne paura. Ma la sua vista crea disagio. In chi ne soffre e negli altri. Condizionando la qualità di vita. La psoriasi è una malattia infiammatoria cronica della pelle che in Italia colpisce circa 2 milioni di persone. Ha la stessa incidenza nei due sessi e può insorgere a qualsiasi età. Solitamente compare per la prima volta tra i 20 e i 30 anni, mentre è rara nei bambini. Un secondo picco di incidenza si registra nella fascia di età tra i 50 e i 60 anni.

I sintomi più comuni sono secchezza della cute, arrossamento, prurito ed eritema, dolore articolare, sensazione di bruciore e sanguinamento. La psoriasi, però, non deve essere considerata solo una malattia della pelle. Può essere associata a molte altre patologie, prima fra tutte l’artrite psoriasica, che interessa fino al 30% dei malati, oltre a disturbi articolari, metabolici, cardiovascolari e intestinali.

Per i pazienti adulti con psoriasi a placche da moderata a severa l’AIFA, Agenzia Italiana del Farmaco, ha ammesso alla rimborsabilità bimekizumab, il primo trattamento progettato per inibire selettivamente e direttamente le interluchine IL 17 A, e IL 17 F, molecole messaggere del sistema immunitario all’organismo, che svolgono un ruolo chiave nei processi infiammatori.

“Il meccanismo d’azione di bimekizumab è assolutamente innovativo – dichiara il Professor Paolo Gisondi, Professore Associato di Dermatologia presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona –  Sia in termini di differenza ‘classificativa’ che di efficacia. Perché per medici e pazienti, bimekizumab costituisce un’ottimizzazione dei trattamenti in essere. I tempi di somministrazione  poi, sono molto semplici: si passa, infatti, da due iniezioni sottocutanee una volta al mese nella fase di induzione, a una volta ogni due mesi in quella di mantenimento. Questo aiuta anche la compliance, che è un elemento importante per gestire al meglio la terapia e ottenere una remissione clinica della patologia”.

“Le aspettative dei pazienti psoriasici sono molto alte, anche perché negli ultimi anni l’informazione sulla patologia e sulle soluzioni terapeutiche è aumentata, così come la consapevolezza di poter curare e gestire una malattia di cui soffrono da decenni e per la quale non hanno avuto una risposta adeguata – dichiara il Dottor Piergiorgio Malagoli, Responsabile PsoCare Unit IRCCS Policlinico San Donato di Milano – La novità del meccanismo d’azione di bimekizumab lo mette nelle condizioni di misurarsi sia nei confronti dei pazienti naïve, sia in coloro che hanno sperimentato fallimenti con altri trattamenti, permettendo di compensare le difficoltà incontrate. Oltre all’efficacia, poi, il farmaco ha manifestato un buon profilo di sicurezza. E questo  è fondamentale per una malattia cronica come la psoriasi. Con queste molecole, infatti, vengono bloccate le citochine infiammatorie, ma se si sospende la terapia, nella maggior parte dei casi la malattia si ripresenta. Ecco perché avere oggi a disposizione farmaci che possono essere utilizzati per lunghi periodi di tempo, permette di avere malati di psoriasi con un controllo pressoché totale della malattia”.

Alla luce dei risultati dei trial registrativi e dei dati a tre anni di uno studio di estensione, bimekizumab consente il raggiungimento simultaneo degli obiettivi sopracitati: efficacia, rapidità e durata. I dati dello studio open label extension BE BRIGHT, presentati all’ultimo Congresso dell’Accademia Europea di Dermatologia e Venereologia – EADV, hanno dimostrato come oltre 8 pazienti su 10 (82%) che con bimekizumab hanno ottenuto la completa skin clearance (PASI 100, l’outcome che individua una completa remissione dei sintomi) dopo 16 settimane di trattamento, hanno mantenuto la risposta PASI 100 e la qualità di vita correlata alla salute fino a 3 anni.

I dati raccolti fino a tre anni di trattamento nei trial clinici di Fase 2 e 3 (BE VIVID, BE READY, BE SURE) hanno dimostrato, poi, che il farmaco, in questo lasso di tempo, è stato generalmente ben tollerato, senza alcun problema di sicurezza.

Oltre alle soluzioni terapeutiche, per adeguare le aspettative delle persone affette da psoriasi con quelle della comunità medico-scientifica, è importante promuovere un dialogo costruttivo tra tutti i soggetti coinvolti nel miglioramento delle condizioni di vita dei pazienti.

“Esiste, infatti, un disallineamento tra le necessità dei pazienti psoriasici e il livello di attenzione istituzionale nei provvedimenti di programmazione del nostro Sistema Sanitario Nazionale – afferma Valeria Corazza, Presidente di APIAFCO (Associazione Psoriasici Italiani Amici della Fondazione Corazza) – uno di questi riguarda l’aggiornamento del Piano Nazionale delle Cronicità, che risale al 2016, in cui andrebbe inserita anche la psoriasi tra le patologie croniche da esso contemplate. Avere un riconoscimento come patologia cronica, infatti, significa avviare un meccanismo virtuoso da parte delle Regioni nei confronti della diagnostica e delle strutture sanitarie, in modo da aumentare il livello di accesso alle terapie più innovative”.

“Per questo motivo APIAFCO, a marzo 2022 – continua Valeria Corazza – ha presentato insieme alle due società di dermatologia SIDeMaST e Adoi e a Salutequità,  ‘l’Alleanza italiana per la psoriasi’, mettendo a punto una call to action rivolta ai politici, in cui si chiede oltre all’inserimento della patologia nel citato Piano Nazionale delle Cronicità e a un aggiornamento delle Linee Guida sulla psoriasi, di promuovere un approccio sanitario sempre più multidisciplinare, così come l’urgenza di implementare i PDTA, ovvero i Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali, promuovendo l’istituzione di un Tavolo tecnico nazionale e Tavoli regionali per il raggiungimento di una best practice della patologia. Altri punti messi in evidenza sono il diritto all’accesso alle terapie innovative per tutti i livelli di gravità, che implica anche informazioni puntuali sulle terapie stesse”.

In tutto questo si inseriscono anche iniziative di awareness e di sensibilizzazione sulla patologia come la nuova Campagna di UCB “Metti la Psoriasi Fuori Gioco”, creata per aumentare la consapevolezza dell’opinione pubblica e delle persone che soffrono di psoriasi, in modo che sappiano che – con l’aiuto degli specialisti – è possibile vivere la vita che desiderano nonostante la malattia.

L’iniziativa, che ha come testimonial  Claudio Marchisio, ex giocatore italiano centrocampista, affetto da psoriasi, ha il suo punto di riferimento nel sito https://mettilapsoriasifuorigioco.it, dove è possibile trovare informazioni sulla patologia (cause, sintomi, possibili fattori scatenanti) e sui Centri specialistici cui rivolgersi, si declinerà in una campagna social e in un contest (#MettiLaPsoriasiFuoriGioco), dove i partecipanti sono invitati a realizzare un video in cui mostrano come giocano a calcio (che non è più appannaggio solo dell’universo maschile), mentre raccontano la loro sfida contro la psoriasi. Il messaggio del video dovrà essere legato all’obiettivo di mettere la psoriasi “fuori gioco”. I protagonisti dei video che avranno ottenuto il maggior numero di “like” saranno chiamati a partecipare a un torneo di calcetto, che si disputerà a Torino in occasione della Giornata Mondiale della Psoriasi, il 29 Ottobre 2023.

“Ho aderito a questa Campagna con entusiasmo – dichiara Marchisio – perché volevo condividere con gli oltre due milioni di persone in Italia che soffrono di psoriasi come me, come ci si confronta quotidianamente con una malattia molto problematica. Nella mia carriera ho imparato che la vera forza non è solo vincere, ma usare ogni esperienza come una risorsa per affrontare la prossima sfida. Ed è per questo che vorrei trasferire il messaggio che oggi ci sono gli strumenti e le soluzioni in grado di aiutare a vivere la propria vita con pienezza. L’importante è rivolgersi al proprio medico e scegliere insieme a lui la strategia migliore per affrontare il problema  Io ho deciso di non fare guidare la mia vita dalla malattia, ma ho scelto di giocarmela”.

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