La pandemia non è ancora completamente alle spalle, ma si cominciano a tirare le somme di quanto accaduto a livello sanitario. OMS, FAO, UNEP e WOAH hanno messo in atto un piano globale congiunto One Health per lavorare nel quinquennio 2022-2026 su sei aree: capacità One Health, unica medicina per l’uomo e gli animali, per i sistemi sanitari, epidemie zoonotiche emergenti e riemergenti, zoonosi endemiche, malattie tropicali trascurate e trasmesse da vettori, rischi per la sicurezza alimentare, resistenza antimicrobica e ambiente.
In Italia l’approccio One Health è al centro del PNRR, con 500 milioni destinati alle Regioni per salute ed emergenza climatica, ma c’è ancora molto da fare, anche dal punto di vista dell’informazione: la maggior parte dei cittadini ha una scarsa consapevolezza dei principi e del valore dell’interconnessione tra salute umana, animale e ambientale.
Il primo appuntamento di Be Informed-Accademia di formazione per i giornalisti è un corso per fornire strumenti ed elementi per informare e comunicare correttamente sulle dinamiche della One Health, promosso dal Master SGP della Sapienza Università di Roma in collaborazione con ANMVI – Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani.
La pandemia Covid-19, innescata dal salto di specie del virus SARS-CoV-2, ha riacceso l’interesse su temi quali le zoonosi e il legame tra salute umana, animale e ambientale: l’approccio ‘One Health’, nato come One Medicine, unica medicina per l’uomo e gli animali, è divenuto, con il tempo e con l’accrescersi dell’emergenza climatica, un principio triangolare che chiama in causa tutti gli esseri viventi e tutti gli ecosistemi. Ma One Health è un concetto ancora poco chiaro e poco conosciuto dai cittadini italiani, tanto che 8 su 10 ne ignorano la definizione (indagine SWG – Federchimica AISA). È fondamentale, dunque, un approccio di salute globale che tenga conto del profondo valore dell’interconnessione tra salute umana, animale e ambientale, una maggiore informazione su questi temi, con un ruolo chiave per i media.
«Si stima che, nelle ultime tre decadi, circa il 70% delle malattie infettive umane emergenti siano zoonosi o malattie trasmesse da vettori – dichiara Bartolomeo Griglio, Responsabile Prevenzione, Sanità pubblica veterinaria e Sicurezza alimentare, Regione Piemonte – La prevenzione ed il controllo delle malattie in grado di determinare epidemie tra gli esseri umani e gli animali contribuiscono a mantenere l’integrità del nostro ecosistema, a beneficio di tutti gli esseri viventi, garantendo la biodiversità. Solo superando le barriere tra agenzie, individui, specialità e settori diversi si potranno liberare le energie e condividere le conoscenze necessarie ad affrontare le serie minacce alla salute di tutte le specie viventi e alla stessa integrità dell’ecosistema. Non è possibile risolvere i problemi di oggi e le minacce future con i metodi passati: dobbiamo sviluppare soluzioni innovative, multidisciplinari e proiettate nel futuro per affrontare le sfide che ci aspettano».
Un ruolo primario nell’applicazione dei principi della One Health lo gioca la Medicina Veterinaria, che in questo senso deve essere considerata un cardine della Sanità pubblica. Fondamentale la prevenzione e il controllo delle zoonosi anche negli animali da compagnia, che in Italia sono più di 62 milioni: 1 famiglia su 3 ne ha almeno uno in casa.
«L’approccio One Health mobilita molteplici settori della società e dell’economia: il Medico Veterinario è presente in tutti questi settori non solo perché cura gli animali, ma anche come importante attore della prevenzione sanitaria pubblica – spiega Daniela Boltrini, Vicepresidente ANMVI – La prevenzione delle zoonosi negli animali da compagnia è fatta di controlli e visite veterinarie periodiche, vaccinazioni, esami e analisi, protezioni antiparassitarie, una corretta alimentazione e un corretto impiego del farmaco veterinario prescritto, con particolare riguardo agli antimicrobici. La nuova legislazione di sanità animale, in vigore dal 27 settembre 2022, cala nell’ordinamento italiano l’approccio One Health del Legislatore Europeo e responsabilizzerà chiunque detenga o gestisca un animale da compagnia, sulla base del principio che dove c’è un animale ci deve essere un Medico Veterinario».
Il concetto di salute unica passa anche dal controllo della sicurezza alimentare. Riuscire a garantire alla futura popolazione di 10 miliardi di persone alimenti sicuri e una dieta sana entro i confini planetari rappresenta la sfida più importante della One Health in ambito alimentare.
«Nell’ambito della sicurezza alimentare, l’attuale epidemia di listeriosi costituisce un esempio virtuoso di collaborazione medico-veterinaria nella sorveglianza di una zoonosi a trasmissione alimentare – commenta Umberto Agrimi, Direttore Dipartimento Sicurezza alimentare, Nutrizione e Sanità pubblica veterinaria, Istituto Superiore di Sanità – Il coordinamento tra la sorveglianza in ambito umano e quella in ambito alimentare svolta centralmente dal Ministero della Salute, l’operatività dei laboratori regionali e dei servizi presso i Dipartimenti di prevenzione, l’allineamento della sorveglianza integrata medico-veterinaria sulle metodiche diagnostiche avanzate di whole genome sequencing e la convergenza della sorveglianza degli isolati umani su un’unica piattaforma di analisi genomica nazionale, che dialoga con quella veterinaria, hanno consentito di affrontare al meglio questa epidemia e di confermare il valore della collaborazione medico-veterinaria in un ambito di tradizionale applicazione della One Health».
Per portare a compimento il modello One Health è fondamentale il ruolo di tutta la cittadinanza.
Le associazioni civiche possono fare molto per tenere alta l’attenzione e rendere esigibile il diritto alla salute come “diritto umano fondamentale, nel quale salute e malattia sono considerate risultati di processi non solo biologici ma anche economici, sociali, politici, culturali e ambientali”.
«Accesso alla salute per tutte e tutti (76,7%), lotta alle disuguaglianze sociali (61,4%), benessere psicofisico (51,4%), equa distribuzione della ricchezza (36,5%) e ricerca della sostenibilità (22%) sono i temi che i cittadini di 24 Paesi europei hanno indicato come prioritari per una strategia efficace sulla salute globale – conclude Francesca Moccia, Vicesegretaria di Cittadinanzattiva – Più della metà dei cittadini coinvolti ha affermato che la pandemia ha cambiato in modo decisivo le priorità personali e il proprio modo di agire. È emerso, infine, che il comportamento del singolo individuo potrebbe avere un peso decisivo per la tutela dell’ambiente, mentre le istituzioni potrebbero averlo nel garantire un programma di prevenzione psicofisica a tutta la popolazione. Un esempio è il recente programma di Cittadinanzattiva, che ha l’obiettivo di scrivere a più mani una Carta civica della salute globale nella quale indicare gli impegni futuri di istituzioni e cittadini».