Intelligenza artificiale e video-dialisi, diabete e obesità, microbiota, alimentazione e fitness. Sono alcuni dei temi che saranno affrontati da domani all’8 ottobre a Rimini nel corso del 63° Congresso della Società Italiana di Nefrologia. Si discuterà inoltre dei biomarcatori allo studio per diagnosi più precoci e terapie più efficaci, delle novità diagnostico-terapeutiche e dell’indissolubile legame rene-cuore.
La gestione della malattia renale cronica si è evoluta nel tempo: già oggi in alcune regioni – tra cui Lombardia, Piemonte e Puglia – è possibile eseguire il trattamento dialitico ‘da remoto’. Esperienze pionieristiche che rispondono ai bisogni concreti dei pazienti, costretti a muoversi dal proprio domicilio anche 3 volte a settimana, con un impatto importante sulla spesa sanitaria e sulla qualità di vita.
“Circa il 20% dei trattamenti dialitici – spiega Piergiorgio Messa, Presidente della Società Italiana di Nefrologia (SIN), già Direttore di Unità Operativa Complessa di Nefrologia, Dialisi e Trapianto Renale – Policlinico di Milano e Professore Ordinario di Nefrologia all’Università degli Studi di Milano – potrebbe essere gestito a distanza (dialisi domiciliare), mentre resta un 70/80% di dialisi extracorporea che prevede la presenza di un infermiere o di un caregiver che abbia fatto un addestramento congruo (che va dai 3 ai 6 mesi). La dialisi peritoneale costituisce la vera sfida dei prossimi anni in termini di terapia sostitutiva, essendo la tecnica che ha più radicamento sul territorio e maggiori possibilità di conduzione con tecniche di telemedicina e video-dialisi”.
Ma la tecnologia permette anche di migliorare la sicurezza dei pazienti monitorati a distanza. Grazie all’Intelligenza Artificiale (AI), infatti, i dati ottenuti da remoto vengono elaborati in modo da prevedere eventi clinici avversi e inviare un messaggio di allerta al nefrologo, così da poter intervenire in tempo utile.
Come spiega Stefano Bianchi, Presidente eletto della Società Italiana di Nefrologia (SIN), già Direttore UOC Nefrologia e Dialisi, ASL Toscana Nordovest – avvalersi di tecniche di Digital health e Telemedicina significa facilitare i compiti degli operatori sanitari e, per esempio, eseguire manovre a distanza, come l’avvio e il distacco della terapia. La dialisi domiciliare sta evolvendo rapidamente, grazie a nuove soluzioni terapeutiche che incontrano la volontà di perseguire una nefrologia ‘green’, in grado di contenere i risvolti negativi per l’ambiente”.
La svolta green della nefrologia si accompagna a una maggiore attenzione per gli stili di vita dei pazienti nefropatici, per contenere il dilagare della malattia renale cronica (MRC), una delle malattie croniche più diffuse, in costante progressione a causa dell’invecchiamento della popolazione generale. In Italia, i pazienti al terzo stadio o a uno stadio più grave sono quasi 4,5 milioni e i pazienti in dialisi circa 50.000; altrettanti i portatori di trapianto di rene in follow-up.
Ampia attenzione durante il Congresso sarà dedicata ad alimentazione, stili di vita ed effetti dell’obesità sulla salute dei reni: l’obesità è infatti una condizione legata a doppio filo con la progressione della malattia renale cronica, spesso associata alla presenza di diabete. Il focus è sui progressi della ricerca scientifica per l’identificazione di nuovi biomarcatori della Diabetic Kidney Disease (malattia renale diabetica), per diagnosi più precoci e maggior predittività degli eventi renali.
Alimentazione e stile di vita corretto contribuiscono a rallentare il decorso della MRC e a prevenirne l’insorgenza; grazie ai nuovi farmaci disponibili, ai progressi terapeutici e a quelli fatti nell’ambito della scienza dietologica, oggi sono maggiori le opportunità offerte ai pazienti nefropatici di seguire una dieta bilanciata, in cui giocano un ruolo importante anche il microbiota e l’attività fisica.
Molti degli interventi utili a preservare la funzione renale, prevenendo la MRC, sono allo stesso tempo utili a preservare la salute del cuore: dieta PLADO (Plant-dominant) o dieta mediterranea che privilegi gli alimenti vegetali limitando le proteine animali e il sale, attività fisica regolare, contenimento del peso corporeo e il mantenimento di valori ottimali di pressione. La correzione poi di molte alterazioni ematochimiche tipiche della MRC (anemia, alterazioni elettrolitiche e dell’equilibrio acido base, alterazioni del metabolismo minerale, glicidico e lipidico) giovano anche al cuore.
A migliorare il benessere dei pazienti con malattia renale e interessamento cardiologico, inoltre, l’arrivo dei farmaci SGLT2IR, per i quali ci si aspetta la rimborsabilità a breve. Una possibilità terapeutica che – come è stato dimostrato in diversi trial clinici – riduce drasticamente il numero degli eventi cardiovascolari e renali, fino al 40% in meno. A livello terapeutico sono molteplici i vantaggi, tra i quali:
- rallentamento dell’evoluzione della MRC che negli studi di registrazioni hanno raggiunto valori vicini al dimezzamento della velocità
- moderato effetto anti-ipertensivo e diuretico che potrebbe far risparmiare sull’uso di altri farmaci con tali azioni, di frequente utilizzazione nel paziente con MRC
- ridotta incidenza di iperpotassiemia, un problema che spesso si manifesta con l’uso di altre categorie di farmaci, anche questi utilizzati per ridurre l’evoluzione della MRC (ace-inibitori, sartani), rendendo più possibile l’associazione con tali farmaci
- sostanziale ottima tollerabilità
Infine, una sezione del congresso sarà dedicata al rapporto tra reni e Covid. Le analisi preliminari dei dati raccolti nel corso dello studio SIN – ISS indicano che la vaccinazione nei pazienti in dialisi ha determinato una netta riduzione delle conseguenze più gravi dell’infezione (ospedalizzazione e/o decesso).
Sebbene la variante Omicron abbia determinato una crescita globale delle infezioni e relativa impennata del numero dei casi nei pazienti con malattia renale cronica in dialisi, l’impatto clinico – così come nella popolazione generale – è stato più modesto in termini di ospedalizzazioni e mortalità. Nella popolazione dei dializzati si è passati da una mortalità del 40% nella prima fase del COVID-19 a una mortalità inferiore al 5%; una discrepanza importante che, sebbene possa in parte dipendere da una ridotta patogenicità delle ultime varianti del virus, è in gran parte spiegata dall’indubitabile efficacia della vaccinazione.