La pandemia, il lockdown e l’home-working hanno influito sugli stili alimentari e di vita delle persone. Le abitudini, l’organizzazione e la gestione dei pasti sono evolute insieme ai nostri bisogni, in un contesto di nuova normalità che include anche una nuova fruizione della pausa pranzo fuori casa.
L’indagine Nomisma per l’Osservatorio CIRFOOD DISTRICT, effettuata su un panel di 1.000 occupati in tutta Italia, ha analizzato la trasformazione degli stili di vita e delle nuove abitudini alimentari dei lavoratori italiani in pausa pranzo, al fine di comprenderne le necessità e consentire l’elaborazione di soluzioni innovative in ambito food service che possano rispondervi.
Dalla ricerca emerge che, 8 lavoratori su 10 (83%) che usufruiscono del ristorante aziendale, ritengono importante questo servizio per la salubrità dei pasti (83%), le materie prime di qualità utilizzate (81%) e per la possibilità di socializzare e godere di un momento di convivialità con i propri colleghi (65%), aspetto che è venuto più a mancare in questi ultimi due anni di lavoro da remoto.
Tale esperienza e percezione positiva della pausa pranzo all’interno dei ristoranti aziendali è data, inoltre, dalla competenza e dalla cortesia del personale (70%), dal rispetto delle norme per il contenimento dei contagi da Covid-19 e dalla comunicazione chiara sui protocolli di sicurezza (67%). Aspetti considerati i principali punti di forza del servizio oggetto dell’indagine. Nel complesso, il 66% dei lavoratori si dice soddisfatto o molto soddisfatto dell’esperienza nei ristoranti aziendali.
Per molti lavoratori, inoltre, la pausa pranzo nei ristoranti aziendali si distingue per praticità e velocità per il ritiro delle portate (57%) e per varietà dei menù offerti (53%).
Ma come dovrebbe essere la pausa pranzo? Flessibile, in termini di orari di accesso e modalità di fruizione, attenta all’ambiente, con arredi e spazi che favoriscano momenti di convivialità con i propri colleghi e menu caratterizzati da ingredienti italiani e stagionali.
In relazione agli smart-worker, l’indagine rileva che le maggiori criticità derivanti dalla loro pausa pranzo a casa riguardano: la difficoltà a staccare dalle attività lavorative (40%), il tempo da dedicare alla preparazione del pasto (34%) e la maggior quantità di cibo consumato durante la giornata (30%). Infatti, 1 smart-worker su 5 ha dichiarato di essere aumentato di peso a seguito del cambiamento nelle abitudini della pausa pranzo. Secondo il 75% dei lavoratori, inoltre, l’assenza del servizio di ristorazione aziendale, dovuta al lavoro da casa, ha generato malcontento per la mancanza di socializzazione tra i colleghi.
Nel complesso, quasi 1 smart-worker su 2 (47%) vorrebbe tutt’oggi poter usufruire del ristorante aziendale.