“…Presi a odiare mia madre. Non riuscivo a perdonarla per avermi insegnato che l’esistenza di una femmina doveva essere asservita a quella di un maschio… Non mi aveva mai mostrato come farmi valere e, come lei, avevo imparato a chinare la testa. In silenzio avevo obbedito al mio uomo, anche quando non avrei dovuto farlo…
Con ironia e piglio irriverente, il romanzo di Patrizia Serra penetra le sfumature psicologiche di una donna abituata a porre le figure maschili al centro del proprio sistema di valori: le parole di approvazione o dissenso di un marito completamente votato alla carriera sono l’unico specchio attraverso il quale la protagonista misura il mondo e il proprio io. Ma il “gene della servitù”, tramandato da una lunga genealogia al femminile, si sgretola progressivamente sotto il peso del rispetto verso se stessa, della passione per il giornalismo e dell’ennesimo lussuoso trasloco intercontinentale, fino a rendere visibile quello che un atavico moto perpetuo avrebbe volentieri lasciato nell’oblio.
Patrizia Serra, nata a Cagliari ma milanese di adozione, è una giornalista professionista dal 1990. Per anni, si è occupata di costume e psicologia sulle pagine di Cosmopolitan, Gioia, Donna Moderna e tanti altri importanti femminili italiani. Poi un trasferimento all’estero lungo quasi dieci anni e il ritorno a Milano con la voglia di ricominciare a scrivere. Il giorno in cui diventai mia madre è il suo primo romanzo.