Immaginate che 80 lavatrici a pieno carico, o 33 docce da 10 minuti, equivalgano al consumo di 4.000 litri di acqua. Lo stesso consumo di acqua che si potrebbe risparmiare in un solo giorno, adottando una dieta sostenibile rispetto ad una non sostenibile.
Si tratta dell’acqua nascosta utilizzata per produrre il cibo che mangiamo e che, cambiando le nostre abitudini, potremmo risparmiare. Non tutti i cibi, infatti, hanno la stessa impronta idrica. Qualche esempio? Per produrre un chilo di verdura servono 336 litri di acqua, per un chilo di legumi essiccati ne servono circa 4.615, per un chilo di carne di maiale 6.299 e addirittura 15.139 litri per produrre un chilo di carne di manzo. Numeri che devono spingere tutti a riflettere su quanto prezioso sia “l’oro blu”, soprattutto considerando che 3,2 miliardi di persone nel mondo vivono in aree agricole caratterizzate da carenza d’acqua elevata o molto elevata, di cui 1,2 miliardi (circa un sesto della popolazione mondiale) in aree dove la scarsità idrica è estrema. Un problema che – più o meno direttamente – ci riguarda tutti, visto che la quantità annuale di risorse di acqua dolce disponibili per persona è diminuita di oltre il 20% negli ultimi due decenni. E in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua, che si celebra il 22 marzo, tutti noi dobbiamo prendere coscienza dell’importanza dell’acqua e fare tutto il possibile per non sprecarla.
“Scegliere una dieta attenta all’ambiente avrebbe un impatto positivo sulla disponibilità di acqua visto che, a livello globale, l’agricoltura utilizza il 70% dei prelievi di acqua dolce disponibile per l’irrigazione e causa il 92% dell’impronta idrica dell’umanità. Adottando una dieta sostenibile, l’impronta idrica dei Paesi dell’UE28 potrebbe essere ridotta del 23%, mentre una dieta a base vegetale nutrizionalmente equivalente a una a base di proteine animali ridurrebbe l’impronta idrica del 38%. Questo perché un pasto sostenibile richiede all’incirca 1.000 litri di acqua rispetto ai circa 3.000 di un menù “idrovoro”. Basterebbe bilanciare gli alimenti durante i pasti, limitando la frequenza degli ingredienti meno vantaggiosi per salute e ambiente a favore di quelli più sostenibili, per risparmiare quindi fino a 4.000 litri di acqua a persona al giorno ed essere parte di un cambiamento globale”, ha dichiarato Marta Antonelli, Direttore della Ricerca di Fondazione Barilla.
Nel testo anche le 3 regole d’oro di SU-EATABLE LIFE, il progetto europeo guidato da Fondazione Barilla che mira a promuovere l’adozione di menù sani e sostenibili a partire dalle mense aziendali e universitarie, per ridurre la propria impronta idrica attraverso la dieta, senza rinunciare al piacere del cibo:
- Adottare una dieta ricca di verdura, legumi, frutta e cereali integrali –> i prodotti di origine animale hanno generalmente un impatto maggiore sulle risorse idriche rispetto ai prodotti vegetali. In media, l’acqua necessaria per produrre 1 kg di carne bovina è quattro volte di più di quella per il pollame, più di sei volte maggiore di quella per il pesce, nove volte più grande di quella utilizzata per i cereali e quarantacinque volte più grande di quella per le verdure. L’adozione di una dieta sostenibile ricca di verdure, frutta, legumi e cereali integrali consente di risparmiare fino a circa 2.000 litri di acqua per singolo pasto rispetto a un menu a base di carne.
- Ridurre gli sprechi alimentari –> ogni volta che sprechiamo il cibo, stiamo “buttando via” anche tutta l’acqua che è servita per produrlo: sprecando meno, potremmo contribuire a migliorare la sicurezza alimentare e ad alleviare la pressione sulle risorse naturali, come l’acqua, che sono state utilizzate proprio per produrre il cibo.
- Bere molta acqua, preferendo, quando possibile, l’acqua di rubinetto: bere da una bottiglia riutilizzabile, garantirebbe una maggiore disponibilità di acqua –> per ogni bottiglia da 1,5 litri di acqua che acquistiamo, consumiamo ulteriori 1,9 litri di acqua in più per le operazioni di imbottigliamento, i processi industriali, l’imballaggio e il trasporto.