Distanziamento sociale nei giochi fra bambini:  1 italiano su 2 non sa come comportarsi

Parola d’ordine: distanziamento sociale. E’ l’argomento del giorno, di ogni giorno. E così sarà per i mesi a venire.  Dai mezzi pubblici alla spiaggia fino a bar e passeggiate in montagna,  faremo fatica a mantenere le “giuste misure” ….

Qualche esempio? Almeno 4,5 metri tra gli ombrelloni in spiaggia, 2 metri tra i tavoli al ristorante, 1 metro per strada o sui mezzi pubblici e addirittura uno attaccato all’altro in scooter ma, in questo caso, solo se conviventi. Più facile a dirsi che a farsi se si considera che le regole cambiano da luogo a luogo, da situazione a situazione e, in alcuni casi, anche da una regione all’altra; a confermare lo stato di confusione di molti cittadini  l’indagine realizzata per Facile.it da mUp Research e Norstat rivela che sono oltre 29,5 milioni gli italiani che hanno ancora le idee confuse sulle distanze da mantenere in alcuni dei più comuni contesti quotidiani.

Il problema – si legge nell’indagine svolta su un campione rappresentativo della popolazione italiana adulta* – non sembra essere il concetto generale di distanziamento sociale, rispetto al quale la quasi totalità degli intervistati afferma di aver chiaro il significato e solo l’1,2% ha ammesso di non sapere o non essere sicuro di sapere cosa sia (parliamo comunque di 520.000 individui. Ma una volta analizzati più da vicino i contesti specifici nei quali è necessario mantenere le distanze di sicurezza, ecco che allora emerge la grande confusione che alberga in molti italiani.

La circostanza più critica è quella dei giochi fra bambini; che ci si trovi al parco o nel giardino condominiale, in questa situazione oltre la metà degli adulti (il 50,9%) ha dichiarato di non sapere quale sia il distanziamento corretto da mantenere.  Ma la lista dei luoghi pubblici rispetto ai quali gli italiani hanno le idee poco chiare è lunga; le spiagge (il 32,4% dichiara di non sapere con certezza quale sia la distanza corretta da rispettare), i negozi di parrucchieri o saloni di estetica (31,5%), i mezzi pubblici (23%) e i bar (18,4%). 

E persino sulle auto e moto private sono tanti i cittadini (20,6%) che ammettono di non sapere con esattezza, se non addirittura ignorare del tutto, quale sia la distanza giusta da mantenere rispetto agli altri passeggeri.  

Si “salva” solo la strada; anche grazie al bombardamento mediatico delle ultime settimane, sembra essere il luogo pubblico dove gli italiani pare abbiano capito meglio quale atteggiamento tenere quando si cammina sul marciapiede e “solo” il 9,2% dei rispondenti ha detto di non conoscere quale sia la distanza di sicurezza.

Va da sé che se non si è certi delle distanze da mantenere, difficilmente si potranno rispettare; sono molti i rispondenti che hanno ammesso di non essere sicuri di riuscirci o, peggio, di sapere già da ora che non lo potranno fare. 

Ancora una volta il caso più critico è quello dei giochi fra bambini, una situazione nella quale 1 rispondente su 2 (50,2%) ha dichiarato che difficilmente riuscirà a rispettare le indicazioni di sicurezza. 

Ma sono molti coloro che faranno fatica ad attenersi al distanziamento sociale anche in altri contesti comuni, ad esempio, sui mezzi pubblici – dove chi teme non riuscirà a rispettare le giuste distanze è il 32,5% dei rispondenti – e in spiaggia (30,1%). La camminata in strada, invece, si conferma come la situazione che spaventa meno gli italiani; solo il 6,2% ha dichiarato che non riuscirà ad attenersi ottemperare all’obbligo in questo contesto. 

Discorso diverso per le camminate in montagna, in questo caso più di uno su quattro (25,6%) non sa quale distanza debba mantenere e il 12,9% dichiara già da ora che non sanno se riuscirà ad osservarla.

 

Capitolo a parte meritano i ristoranti, le pizzerie e i pub, rispetto ai quali, più che il distanziamento sociale, il vero problema potrebbe essere l’affluenza. Sono molti i locali che, pur tra difficoltà economiche e nuovi difficili standard di sicurezza, hanno alzato le serrande, ma gli italiani sono pronti a tornare a pranzare e cenare fuori casa?  La maggior parte, purtroppo, no. Secondo l’indagine realizzata per Facile.it, più di un intervistato su due (54,5%) ha dichiarato che, almeno nella prima settimana di riapertura, non mangerà fuori casa perché non si sente sicuro; il 22% è ancora indeciso e il 10,3% continuerà ad utilizzare la modalità di asporto o consegna a domicilio. Insomma, nonostante le fatiche di molti ristoranti, pizzerie e pub, sembra che solo il 13,3% degli italiani tornerà subito a mettere le gambe sotto al tavolo. 

Ma il dato forse ancor più preoccupante, si legge nell’indagine, è che questa scelta non sembra essere momentanea ma pare corrispondere ad un cambiamento di abitudine più radicale. Alla domanda “Con quale frequenza, rispetto a prima dell’emergenza coronavirus, crede che andrà a pranzo o a cena in un ristorante, una pizzeria o un pub da qui alla fine del 2020?” solo il 21,6% degli intervistati ha dichiarato che ci andrà con la stessa frequenza di prima; il 60,4%, pari a quasi 26,5 milioni di italiani, ha invece ammesso che ci andrà meno spesso di prima, mentre il 16,8% addirittura non ci andrà proprio. 

A cambiare maggiormente abitudini sembra saranno i più anziani; nella fascia di età compresa fra i 65 ed i 74 andranno al ristorante/pizzeria meno di quanto facessero prima dell’emergenza il 63,2% dei rispondenti, e ancora meno (64,8%) coloro che hanno una età compresa fra i 55 ed i 64 anni. 

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