La coltivazione dei cereali nelle regioni alpine ha sempre fatto parte del paesaggio culturale, essendo una delle più antiche attività umane di cui c’è traccia in zona. Sia nelle zone di pianura che sulle terrazze ben esposte, le diverse colture tipiche dell’alta montagna – segale, orzo, avena, miglio, farro e grano saraceno – erano molto diffuse in varie parti della regione alpina.
Per secoli, ecotipi adatti alle alte quote, resistenti al clima rigido e alla mancanza di irrigazione hanno, quindi, occupato unposto preminente sia nell’agricoltura di piccola scala, che nell’alimentazione dellepopolazioni dell’arco alpino, più o meno fino agli anni Cinquanta/Sessanta del Novecento quando – a fronte di un’evoluzione socio-economica – iniziarono invece a essere sostituiti con coltivazioni intensive di mais e frumento.
Così nasce il progetto Re-Cereal, promosso da Dr Schär R&D Centre di Trieste e finanziato dal Fondo europeo di sviluppo regionale e Interreg V-A Italia-Austria 2014-2020, che prevede la collaborazione tra l’Azienda altoatesina e una rete selezionata di partner formata, oltre che da università (Università Udine e Universität Innsbruck), da centri di sperimentazione agraria (Centro di Sperimentazione Agraria e Forestale Laimburg) e imprese (Kärntner Saatbau e Dr Schär Austria di Klagenfurt) con competenze nei campi della genetica, chimica, agronomia e scienze alimentari.
Nel solco del recupero e della valorizzazione della tradizione agricola locale, gli obiettivi del progetto Re-Cereal – che prevede una durata di 30 mesi, da novembre 2016 ad aprile 2019 e si svolgerà in 7 diverse fasi (Work packages) – sono all’insegna del miglioramento della qualità e della resa di avena, grano saraceno e miglio, ottimizzandone i metodi di coltivazione perfavorirne una nuova diffusione nell’area di programma. Dimostrando così agli agricoltori della zona, convertiti alla coltivazione intensiva di altri cereali, che anche tornando alle origini si può dare impulso all’economia.
Per migliorare le qualità e la resa dei cosiddetti cereali minori (avena e miglio) e di uno pseudo- cereale quale il grano saraceno, tutti naturalmente privi di glutine, il progetto Re-Cereal prevede, il recupero di diverse varietà provenienti da Paesi europei quali Austria, Italia, Francia, Slovenia, Polonia, Russia, Svizzera, ed extra europei come USA e Canada. Inoltre, verranno realizzati campi sperimentali nell’area di programma, sia in Friuli Venezia Giulia che in AltoAdige e in Carinzia.
I partner di progetto, attraverso prove di campo sperimentali, procederanno alla raccolta di dati agronomici e fisiologici per ciascuna delle varietà recuperate, prestando particolare attenzione alle dimensioni dei chicchi, alla resa ed alla resistenza a stress biotici ed abiotici. In parallelo, particolare attenzione sarà dedicata allo sviluppo di processi di macinazione in grado di preservare la ricchezza nutrizionale naturalmente presente nelle granelle di miglio, grano saraceno e avena. Grazie allo sviluppo di metodi di analisi innovativi, la valutazione delle granelle e delle farine comprenderà anche parametri nutrizionali, oltre che a quelli sensoriali e tecnologici. Queste analisi permetteranno ai ricercatori di Re-Cereal di individuare le varietà più promettenti che, attraverso un programma di miglioramento genetico tradizionale, consentiranno di ottenere selezioni con performance agronomica ottimale e dotate di caratteristiche tecnologiche, sensoriali e nutrizionali in grado di garantirne sia l’utilizzo da parte dell’industriaalimentare che il gradimento dei consumatori.
Secondo gli esperti coinvolti nel progetto Re-Cereal, inoltre, la reintroduzione di miglio, avena e grano saraceno nelle regione alpine, in sostituzione o come alternativa a coltivazioni intensive di mais e frumento, potrebbe giocare anche un ruolo fondamentale nella corretta rotazione dei terreni, spesso impoveriti dalle monocolture. Il grano saraceno, ad esempio, è considerato dagli agronomi un ‘cereale di secondo raccolto’ con molteplici proprietà positive: le sue numerose radici smuovono le zolle, ammorbidendo il terreno, mentre la sua rusticità ne facilita la coltivazione senza prodotti fitoterapici.