Cento, in media, è il numero di capelli ai quali dobbiamo dire addio ogni giorno. Un dato che può sembrare allarmante, ma che è nella norma perché legato al fisiologico ciclo di vita della struttura capillare.
Insomma, con i capelli dobbiamo fare i conti nella vita di ogni giorno. Anche quando ne troviamo tanti sul cuscino al risveglio, li vediamo scivolare con l’acqua che scende dalla doccia e soprattutto quando cominciano ad apparire le prime stempiature o le chiazze che ricordano quelle della chierica. Sono i primi segnali dell’avanzata della calvizie. O meglio – nella stragrande maggioranza dei casi – dell’alopecia androgenetica, un problema che interessa sei milioni di maschi tra i 18 ed i 45 anni e che, nell’arco dell’intera vita, può colpire 8 uomini su 10. E per il gentil sesso? Non bastavano la cellulite e le rughe: ad affliggere l’universo femminile c’è la caduta dei capelli. Una donna su tre ha visto i capelli cadere almeno una volta nella vita.
“La calvizie – spiega il Dottor Mario Goisis, Direttore Scientifico di Doctor’s Equipe, un team di professionisti in Medicina Estetica – inizia a manifestarsi alla pubertà (i primi segni – per il 15% degli adolescenti – è tra i 14 e i 17 anni) e si sviluppa con l’età, a velocità diversa da soggetto a soggetto, in funzione dell’ereditarietà. Nella calvizie i follicoli producono capelli sempre più sottili e invisibili, che si riducono ad una peluria. Alcuni vivono questa situazione come una malattia che condiziona la qualità della vita e causa di ripercussioni psicologiche quali ansia, depressione e disagio anche nelle relazioni interpersonali. Tuttavia i pericoli “di caduta” sono in agguato, soprattutto durante i cambi di stagione, quando la salute dei capelli è messa duramente alla prova anche dalla prova pettine.
La calvizie va comunque affrontata con decisione e tempestività perché il problema non peggiori: è necessaria la diagnosi del dermatologo e cure di tipo farmacologico. Se i risultati non sono soddisfacenti si ricorre al trapianto, ma non sempre il paziente aspira a queste metodiche per risolvere il problema.
Per chi non desidera assumere farmaci per via orale e non vuole sottoporsi al trapianto dei capelli, esiste una soluzione per “salvarsi la testa”: “Si tratta della biostimolazione con PRP (Platelet Rich Plasma, terapia dei capelli con plasma arricchito di piastrine), una una terapia di dermatologia rigenerativa che consente di ottenere, nell’80% dei casi, la ricrescita di capelli e una diminuzione sostanziale del diradamento. L’arresto della caduta si verifica in più del 90% dei casi nei due sessi” spiega Goisis. “Questa terapia sfrutta l’effetto dei fattori di crescita autologhi (cioè dello stesso soggetto) ottenuti dalla centrifugazione del sangue e conseguiti con un semplice prelievo. Consiste nel prelevare dal paziente le piastrine ricche di fattori di crescita e utilizzarle in diversi ambiti curativi ed estetici come la cura della caduta dei capelli. Per quanto riguarda i capelli, i fattori di crescita piastrinici, possono regolare l’attività di vita dei bulbi e permettere una crescita migliore dei fusti dei capelli e una stimolazione da parte delle cellule staminali che ancora rimangono all’interno del cuoio capelluto e quindi ottenere una notevole ricrescita e un aumento della densità del capello. L’aspetto della chioma migliora, “recuperando” sul piano estetico”.
La tecnica è sicura in quanto prevede la re-iniezione (attraverso micro punture) dei fattori di crescita piastrinici già presenti nel corpo del paziente. Non provoca reazioni allergiche ne rischi per la salute proprio perché si utilizzano le piastrine del paziente stesso.
In ogni caso, prevenire, mai come in questo caso, è meglio che curare. Alla predisposizione genetica, si associano diverse concause, quali l’ereditarietà, una dieta sbilanciata, alterazioni ormonali, infezioni e farmaci (alcuni ne favoriscono la caduta). E’ bene seguire un regime corretto a tavola, astenersi dal fumo, avere un peso forma sempre nel limiti, fare esercizio fisico e non eccedere con gli alcolici. Ed evitare, per quanto possibile, le situazioni di stress. Non sottoporsi a tinte caserecce o intrugli “fai-da-te” per arginare eventuali diradamenti.
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Servizio a cura di Stefania Bortolotti