Gustosa e nutriente, ma anche sostenibile dal punto di vista ambientale e accessibile a tutta la popolazione. Forte di queste virtù, la patata s’inserisce a pieno titolo nella piramide alimentare della Dieta Mediterranea moderna.
A detta degli esperti, la patata rappresenta un’alternativa ai cereali, perché è fonte di carboidrati complessi e perché presenta un profilo nutrizionale simile a quello della pasta o del riso. “Infatti, una porzione di patata (200 grammi secondo le Linee Guida per una Sana Alimentazione Italiana) apporta proteine, lipidi, carboidrati e fibre in quantità simili a quelle di una porzione (80 grammi) di pasta o di riso e con quasi il 40% di calorie in meno per porzione”, spiega la dott.ssa Laura Primavesi, ricercatrice del Centro Studi Sprim, “e ancora, forse non tutti sanno che una porzione di patate apporta più micronutrienti di una porzione di questi due cereali”.
Ad esplorare ulteriormente le straordinarie valenze nutritive della patata è la dott.ssa Ambra Morelli, responsabile dell’Associazione Nazionale Dietisti (ANDID) per la regione Lombardia: “La patata è ricca di carboidrati complessi, ossia la qualità di zuccheri che nell’alimentazione equilibrata dovrebbe essere maggiormente rappresentata. Inoltre, è fonte di vitamina C, vitamine del gruppo B e di sali minerali come il potassio. Infine, è utile ricordare che la patata è un alimento altamente saziante e non contiene glutine: può dunque essere consumata in sicurezza da tutta la popolazione”.
Forte di tante virtù nutrizionali, la patata non può più essere considerata semplicemente come un contorno, bensì come una valida opzione da inserire in una dieta bilanciata e da abbinare a fonti proteiche per un pasto completo di tutti i nutrienti. L’estrema versatilità la rende adatta a tutte le cotture anche se, per preservarne al meglio la qualità nutrizionale, sono preferibili la cottura al vapore o cotture brevi, per esempio nel microonde. “Ne esistono moltissime qualità e colori, ognuna con caratteristiche aromatiche e nutrizionali specifiche e che possono essere usate come ingrediente di infinite preparazioni, come le crocchette, gli sformati, gli gnocchi”, spiega la dott.ssa Ambra Morelli. E la loro versatilità in cucina è evidente anche in cottura: al forno, fritte, bollite, al cartoccio…
La patata è una coltura virtuosa in termini di sostenibilità ambientale: basso consumo di suolo per calorie prodotte, limitato utilizzo delle risorse idriche, ridotto impatto ambientale in termini di Co2 immessa nell’atmosfera.
E ancora, nel contesto dei grandi temi di EXPO, è evidente come la patata sia un tesoro anche a livello economico: ha un prezzo accessibile (una porzione costa circa 20 centesimi), si conserva a lungo e la sua grande versatilità in cucina riduce la possibilità di spreco a livello domestico. Persino i suoi scarti, ossia le bucce, possono trovare impiego in cucina, nel giardinaggio e per la produzione di energia da biomasse.
Insieme con il frumento, il riso e il mais, la patata rappresenta oggi uno dei 4 pilastri su cui si fonda la base alimentare dell’umanità ed europea in particolare. “Ma a differenza dei primi due alimenti, diffusi nei quattro continenti fin dall’antichità, mais e patate sono l’esito dell’ultimo grande processo di integrazione della base alimentare planetaria avvenuto a metà del secondo millennio con la scoperta delle Americhe”, afferma il prof. Alberto De Bernardi a capo del Dipartimento di Storia Culture Civiltà dell’Università di Bologna. Infatti, la patata arriva in Europa nella seconda metà del ‘500 e il suo ingresso nell’alimentazione e poi nella gastronomia europea è lento e controverso. “In Italia, la patata impiega circa due secoli ad uscire dagli orti botanici, dove era coltivata per la sua bella infiorescenza, e a farsi largo tra i cibi comunemente consumati, man mano che diventano note le sue potenzialità nutrizionali, che i contadini imparano a integrarla nell’agricoltura promiscua e che si affinano le tecniche culinarie. Ed è solo agli inzi del secolo scorso che compare una gamma di ricette fatta di gnocchi, tortelli e ravioli, pani, patate fritte, torte e timballi, che integrano la tradizionale tecnica di bollitura ereditata dal passato.
Tuttavia, la patata rimane al margine dell’alimentazione nella prima metà del ‘900 perché mentre avanza il processo di urbanizzazione deve reggere la competizione con cibi ormai tradizionali, come la pasta e il riso. Questo quadro rimarrà sostanzialmente invariato fino a quando la patata entrerà nei processi di trasformazione industriale, che inizialmente – siamo nel 1936 – la propongono come alimento estraneo al pasto tradizionale attraverso l’invenzione della patata fritta. Nel secondo dopoguerra la patata avrà una nuova vita enrando nei circuiti dei prodotti surgelati e poi di quelli pronti”.
Aggiunge Giuliano Mengoli, Direttore del Consorzio Patata Italiana di Qualità: “La missione del Consorzio è quella di valorizzare l’intera filiera attraverso innovazione, differenziazione e qualità: Selenella ne è il frutto, leader di mercato e punta di eccellenza della pataticoltura italiana. Selenella è la patata 100% italiana, dall’elevato valore nutritivo e fonte di selenio, un antiossidante naturale che protegge le cellule dallo stress ossidativo e che contribuisce al normale funzionamento del sistema immunitario. Oggi Selenella è una gamma completa di patate e di prodotti di alta qualità, sapientemente trasformati per mantenere intatte le caratteristiche qualitative tipiche delle patate Selenella.
Il Consorzio assicura con orgoglio l’origine tutta italiana di Selenella attraverso sistemi di tracciabilità e certificazione di filiera dai campi alla tavola dei consumatori. “Per il Consorzio l’italianità rappresenta il valore della nostra tradizione agricola e un mezzo per tutelare il nostro territorio, contrastando l’abbandono delle campagne, in pianura come nelle zone più disagiate della montagna, dove Selenella produce la Montanara, oppure economicamente più deboli, come la Sicilia, da dove provengono le Novelle”, sottolinea il dott. Mengoli.
Il Consorzio, rappresentando l’intera filiera e forte della posizione di leadership di cui gode Selenella sul mercato, si impegna anche per garantire la sostenibilità economica della filiera, dando vita al progetto Qualità e tutela del Valore. “Il progetto si basa su due elementi fondamentali: il primo è l’applicazione di un più rigoroso disciplinare di produzione per garantire la più alta qualità, nell’ambito del sistema di Produzione Integrata della Regione Emilia Romagna rispettato dal Consorzio, affiancato da certificazioni di prodotto, di tracciabilità e di sostenibilità ambientale. Il secondo è l’implementazione di un meccanismo di remunerazione alla produzione articolato in un minimo garantito e in un valore integrativo legato al prezzo di vendita di Selenella. L’obiettivo è garantire la giusta remunerazione della produzione e tutelare la redditività dell’intero sistema, trattenendo nella filiera il valore generato da Selenella sul mercato”, sottolinea il dott. Mengoli. Tale meccanismo vuole essere il volano di un circolo virtuoso che parte dalla Qualità per generare Apprezzamento da parte del consumatore, Riconoscimento e distribuzione del valore e, infine, Sostegno e sviluppo della qualità. Il trade, partner fondamentale, è chiamato a fare la sua parte, facendosi interprete di questo approccio di crescita e sviluppo.