Poter diventare mamma. In un modo più semplice. Che permetta di scegliere gli spermatozoi migliori per fecondare l’ovulo materno. Il nuovo metodo si chiama “ICSI bionaturale” ed è stato ideato dal dottor Alfonso Maria Irollo – direttore responsabile del centro Pma Chianciano Salute (www.chiancianosalute.com), convenzionato con il Servizio Sanitario Nazionale – che permette di selezionare gli spermatozoi con le caratteristiche migliori per fecondare l’ovulo e modificare naturalmente tutte le fasi della tecnica di procreazione assistita, passando dalla tecnica di procreazione medicalmente assistita alla tecnica di procreazione naturalmente assistita.
Il metodo si chiama “ICSI bionaturale”: “La scelta dello spermatozoo non si basa più su criteri morfologici e legati all’esperienza del biologo ma sulla naturale capacità dello spermatozoo maturo di aderire all’ovocita”, spiega Irollo. “La stimolazione farmacologica delle ovaie non viene più scelta in base all’esperienza del medico ma personalizzata in base al profilo genetico della paziente; l’impianto dell’embrione nella cavità uterina non viene più favorito nel vano tentativo di ispessire l’endometrio, ma incrementando naturalmente la concentrazione degli enzimi che intervengono nel processo di impianto, attraverso programmi alimentari. L’accoglienza dell’embrione viene agevolata bloccando i macrofagi (cellule del sistema immunitario che aggrediscono i corpi estranei) attraverso la lecitina di soia che impedisce la fuoriuscita di sostanze tossiche e quindi evita il rigetto dell’embrione. Così facendo si aumenta la percentuale di gravidanza fino ad arrivare al 45-50%, dando la possibilità di avere una gravidanza anche a donne che provengono da ripetuti insuccessi”.
“Stiamo lavorando affinché ci sia una sempre maggiore compatibilità genetica fra la donna ricevente e la donatrice”, aggiunge Raffaele Aiello, genetista del centro di Pma Chianciano Salute. “Con le tecniche di Pma eterologa oggi disponibili, il bambino ha caratteristiche fisiche (colore degli occhi o dei capelli) il più possibile simili a quelle della madre ricevente. Grazie allo studio del profilo genetico delle donatrici, che abbiniamo a quello delle riceventi mediante un semplice prelievo di sangue ed esami genetici dell’istocompatibilità, sarà possibile raggiungere una compatibilità genetica tale che la donna ricevente e futura madre possa un giorno donare le cellule staminali o i tessuti al figlio”.