Secondo i più recenti dati epidemiologici presentati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità stiamo andando incontro a una vera e propria pandemia di diabete. In tutto il mondo, Italia compresa, l’incidenza del diabete è in forte crescita. I diabetici oggi sono 443 milioni e nel 2025 si stima saranno 700 milioni. Ma non solo. Sono in crescita anche le complicanze più gravi e cioè la maculopatia e la retinopatia diabetiche.
Di fronte a questa realtà il Centro Ambrosiano Oftalmico e l’Ospedale San Raffaele di Milano hanno commissionato una grande indagine nazionale sulla conoscenza degli italiani riguardo le complicanze del diabete tramite 1.052 interviste a un campione di individui composto da 50-70enni rappresentativi a livello nazionale e da 25-70enni affetti da diabete.
In linea di massima i due campioni condividono le stesse opinioni sul diabete: la più diffusa, in entrambi, è quella di ritenere il diabete una malattia progressiva. Seguono la poca chiarezza sui fattori scatenanti della malattia, il ritenere l’assunzione di zuccheri un fattore scatenante, il ritenere la vita di un diabetico piena di limitazioni e la convinzione che 1 italiano su 100 venga colpito dal questa malattia. Non del tutto conosciuti (anche nel campione dei diabetici) gli effetti negativi e le conseguenze fisiche che il diabete porta con sé (sono in grado di indicarne almeno una il 60% della popolazione non diabetica). Le più citate spontaneamente sono le conseguenze che il diabete ha sugli occhi: il 24% indica danni alla vista/agli occhi, un ulteriore 16% indica cecità/perdita della vista e per finire un altro 6% indicata maculopatia/retinopatia.
Quando vengono approfondite queste due tematiche il campione interpellato rivela imbarazzanti lacune e imprecisioni . Oltre il 41 per cento non ha mai sentito parlare di retinopatia diabetica, e sollecitato dagli intervistatori il 16 per cento definisce la patologia una grave conseguenza del diabete. Ancora più ignota e ignorata la maculopatia diabetica: ben il 60 per cento non la conosce e perfino il 41 per cento del diabetici confessa un’analoga lacuna. Solo il 6 per cento è consapevole che è una grave complicanza diabetica.
Ma appare ancor più drammatica l’ignoranza di alcune informazioni quando si affronta il tema della diagnosi e della terapia. Soltanto il 7 per cento conosce la Tomografia a Coerenza Ottica (OTC) l’esame cruciale per diagnosticare la maculopatia e solo il 30 per cento sa che cos’è e a cosa serve l’esame del fondo oculare che è un altro momento fondamentale della prevenzione della retinopatia. In fatto di terapia e di compliance il sondaggio rileva altre note desolanti: solo il 9 per cento conosce una delle terapie più efficaci, l’iniezione intravitrale, che è in grado di controllare sia la retino che la maculopatia.
“Alla luce di questi dati, commenta Lucio Buratto, direttore scientifico del Centro Ambrosiano Oftalmico, che ha promosso il sondaggio nazionale, diventa fondamentale un’azione di informazione e soprattutto di diagnosti su tutto il territorio. E infatti insieme con il professor Francesco Bandello, ordinario di oftalmologia dell’Università Vita e Salute del San Raffaele, è stata preparata un’iniziativa di grande impegno sociale, il MESE DELLA PREVENZIONE che dal 2 febbraio prossimo e per tutto il mese vedrà 25 centri di eccellenza in tutta Italia a disposizione per visite e diagnosi gratuite sulla maculopatia e retinopatia diabetiche. E’ un’iniziativa che per il suo alto valore sociale e sanitario ha avuto il patrocinio del Ministero della Salute.”
La campagna di prevenzione utilizzerà un nuovo strumento di indagine frutto delle prodigiose ricerche dell’intelligenza artificiale che stanno rivoluzionando il mondo della medicina. Si tratta di un dispositivo di diagnostica che non necessita di un medico specializzato per interpretare i risultati. Il software, chiamato IDx-DR, grazie a un algoritmo, è in grado di rilevare una forma di malattia oculare visionando semplicemente le foto della retina scattate con una speciale macchina fotografica, che sono poi su un computer. L’algoritmo del software IDx-DR valuta se l’immagine caricata ha una qualità sufficiente per ottenere un risultato e poi analizza le immagini per determinare se il paziente ha o non ha la retinopatia diabetica. In uno studio clinico che ha utilizzato più di 900 immagini, IDx-DR ha rilevato correttamente la retinopatia in circa l’87% dei casi, e potrebbe correttamente identificare coloro che non hanno avuto la malattia in circa il 90% dei casi.
Ciò significa che la tecnologia elaborata dall’intelligenza artificiale può essere utilizzata per attuare screening di massa di retinopatia e che tale rilevamento può essere fatto da un infermiere o anche da un medico non specialista dell’occhio. In questo modo si ottiene uno degli obiettivi fondamentali nella prevenzione con una diagnostica più precoce, più facile e accessibile.
Sempre in campo oculare, Google ha lanciato il progetto DeepMind Health, che è in grado di processare milioni di informazioni mediche in pochi minuti, velocizzando i processi sanitari, che siano di natura clinica, come l’archiviazione delle cartelle, ma soprattutto di screening diagnostici. Il progetto Google DeepMind Health, che ha preso avvio nel 2016 con una collaborazione con il Moorfields Eye Hospital di Londra, consiste nell’analizzare un milione di scansioni di coerenza ottica (OCT, l’esame fondamentale per individuare la maculopatia) di migliaia di pazienti, per sviluppare un algoritmo di apprendimento automatico in grado di individuare i segni di particolari patologie oculari quali degenerazione maculare legata all’età e retinopatia diabetica. Anche questa nuova tecnica verrà usata nella campagna del Mese della Prevenzione.
Ed è sempre Google, insieme alla Novartis, ad occuparsi di un’altra interessante scoperta che lavora alla possibilità di creare delle lenti a contatto che possano monitorare il livello di glucosio nel sangue. Una scoperta fondamentale ed utilissima per tutti coloro che soffrono di diabete. Grazie a microsensori, microchip e dispositivi miniaturizzati, le lenti riuscirebbero a fare il loro lavoro attraverso la lacrimazione: le lacrime scorrerebbero infatti sopra di esse ed un chip invierebbe i dati ad un computer remoto. Lenti a contatto che riescono a controllare la glicemia migliorerebbero di gran lunga la vita di chi soffre di diabete: i pazienti non sarebbero infatti più costretti a continui prelievi di sangue perché le lenti a contatto monitorerebbero in maniera continua e poco invasiva, avvertendo immediatamente il soggetto se i livelli di glicemia non sono nella norma. Il prototipo di queste smart contact lens è stato presentato a gennaio del 2014 e sarà immesso sul mercato tra cinque anni.