Per molti, anche adesso che il lock down è terminato, lo smart working per molti è diventato il nuovo di modo di lavorare. ma anche chi è tornato in ufficio deve fare i conti con nuovi spazi di lavoro. Sono cambiati gli spazi e i tempi che segnavano il ritmo dell’ ufficio, a partire dal rito della pausa caffè, anch’esso segnato dal dovuto distanziamento sociale.
Il momento della pausa – al bar o davanti ad una macchinetta aziendale – serve ad allentare la tensione, a costruire un piccolo legame sociale o semplicemente a far riposare la mente e ricaricarsi. Non solo però: un recente studio, pubblicato sulla rivista Consciousness and Cognition e pubblicato sul sito ISIC ha investigato il contribuito dell’assunzione di una dose moderata di caffè nel migliorare il pensiero creativo, risorsa essenziale alla base di moltissime professioni.
Lo studio, dal titolo Percolating Ideas: The Effects of Caffeine on Creative Thinking and Problem Solving, in doppio cieco, controllato con placebo e randomizzato, ha valutato l’effetto del consumo moderato di caffeina sulla risoluzione dei problemi creativi (cioè sul pensiero convergente) e sulla generazione di idee creative (cioè sul pensiero divergente).
Dai risultati è emerso che i partecipanti che hanno consumato 200 mg di caffeina, rispetto a quelli nella condizione di placebo, hanno mostrato una capacità di problem solving significativamente migliorata. Le aspettative dei partecipanti e il loro umore non hanno alterato i risultati.
Il caffè è la bevanda più consumata al mondo, con numerosi studi che documentano gli effetti della caffeina sull’attenzione, la vigilanza, l’umore, la concentrazione e l’attenzione. Un’assunzione moderata di caffè (3-5 tazze al giorno) ben distribuita nell’arco della giornata, in accordo ad uno stile di vita sano ed equilibrato, può aiutare a ridurre il senso di stanchezza nelle situazioni di tutti i giorni, come lo stress e la fatica legati al lavoro, e a migliorare l’attenzione in ufficio e alla guida. La European Food Safety Authority (EFSA) è giunta alla conclusione che esiste una relazione di causa-effetto fra una porzione di 75 mg di caffeina, la quantità presente approssimativamente in una normale tazza di caffè, e l’aumento di attenzione e di concentrazione.