Dolore: un macchinario affianca la ricerca e aiuta a ottimizzare le cure palliative

Uno strumento essenziale per misurare la sensibilità al dolore, che supporta il lavoro del medico e diventa un prezioso alleato nel calibrare il trattamento e nell’alleviare la sofferenza del paziente oncologico nel momento delle cure palliative.  Si chiama  Quantitative Sensory Test” (QST) ed e’ stato donato dal Rotary Club Milano Linate Distretto 2041  con la partecipazione di Rotary Club Belgrado Singidunum all’Istituto Nazionale dei Tumori.

L’apparecchiatura aiuta il medico palliativista a comprendere quando il sistema nervoso è lesionato e di conseguenza se il paziente ha subito modificazioni di sensibilità, se ha percezione di dolore a stimoli non dolorosi e se il dolore proviene dal tumore o dai trattamenti in corso.
La misurazione delle alterazioni di sensibilità tattile, termica e dolorifica garantita dal macchinario in modo oggettivo e quindi sempre meno filtrato dalla soggettività del paziente, permette così di impostare meglio il trattamento del dolore.

“La maggioranza dei pazienti con tumore convive con dolori fisici provocati dalla malattia o dalle cure oncologiche, spesso anche gravi e tali da influire in modo molto negativo sulla qualità di vita – spiega il professor Augusto Caraceni, direttore Struttura Complessa di Cure Palliative, Terapia del dolore e Riabilitazione Istituto Nazionale dei Tumori -. La diffusione della cure palliative e della terapia del dolore, la disponibilità di analgesici potenti e il loro adeguato utilizzo ha permesso negli ultimi anni di sollevare dalla sofferenza moltissimi pazienti affetti da tumore. Nonostante questo, ancora oggi circa il 20 % dei pazienti con dolore oncologico mostra una risposta non soddisfacente alle cure disponibili, o reagisce con effetti indesiderati ai farmaci somministrati”.

Molti pazienti sono affetti da un dolore di natura neuropatica, causato dalla lesione di strutture nervose e prodotto dal tumore in accrescimento. Lo studio dei processi con cui i tumori provocano dolore è un ambito di ricerca però ancora inesplorato.
La divisione di Cure Palliative dell’INT, una delle poche al mondo, ha puntato molto sulla ricerca grazie alla collaborazione con l’Istituto Neurologico Carlo Besta, per cui la nuova strumentazione rappresenta un aiuto fondamentale.

“Da quest’anno, grazie al progetto PAIN-Net, coordinato dal Besta, e finanziato da una Marie Curie Action della Commissione Europea, verranno intensificati gli studi analitici sulla qualità del dolore, sui disturbi di sensibilità e sulla risposta individuale agli analgesici nei pazienti affetti da tumore, con l’obiettivo di estrapolare i fattori che in ogni individuo determinano la risposta alle terapie analgesiche – aggiunge Caraceni-. Il risultato che si vuole raggiungere è acquisire una chiave di lettura delle caratteristiche del dolore oncologico di ogni singolo paziente, tale da consentire di approntare la sua terapia specifica”.

Di fondamentale importanza la collaborazione dell’INT con l’Istituto Neurologico Besta, da anni supportato da Rotary Distretto 2041. “Il Centro Multidisciplinare di Ricerca e Formazione per la Cura del Dolore fa parte della Rete della Terapia del dolore della città di Milano – aggiunge il professor Martin Langer, direttore del Dipartimento di Anestesia, Rianimazione e Cure Palliative e della struttura complessa di Anestesia e Rianimazione Istituto Nazionale Tumori -. Il nostro ambulatorio di terapia del dolore e cure palliative, in cui lavorano medici neurologi, specialisti di terapia del dolore, anestesisti, neurochirurghi, palliativisti, riabilitatori, insieme con infermieri, psicologi e terapisti della riabilitazione, ha registrato, nel 2015, 1680 nuovi pazienti dei quali almeno il 60 % con dolore”.
“Questa donazione da parte di Rotary, istituzione che è a fianco dell’Istituto sin dalla sua fondazione – dichiara il Presidente di INT, Enzo Lucchini – rappresenta un esempio virtuoso della collaborazione fattiva tra pubblico e privato sociale. La cura del dolore rappresenta la concretizzazione più grande dell’umanizzazione delle cure, non solo nel trattamento del tumore, ma nel trattamento di ogni patologia”.

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