Connessi, multidisciplinari e social: è la generazione dei medici millennial

I medici millennial sono iper-connessi: l’84% passa più di un’ora al giorno on-line e 360 ore all’anno in rete per motivi personali, soprattutto da device mobili. Facebook il social network privilegiato (82%). 

Sono alcuni dei dati emersi nell’ambito del progetto “Generation Now – Italian Edition”, la prima indagine in Italia dedicata ai millennial della salute, ideata e sviluppata da Havas Life con il partner Ipsos e realizzata con il supporto incondizionato di Sanofi.  La ricerca ha coinvolto un campione di 152 medici con età media di 31 anni, di cui 61% specializzandi e 39% già specializzati con buona distribuzione tra le varie specializzazioni mediche, con lo scopo di identificare attitudini e comportamenti che possano avere un impatto sullo sviluppo della medicina del futuro.

“I medici millenial sono una generazione che non sta ferma, caratterizzata da individui nomadi, non stanziali e altamente connessi. Proprio per questo motivo possiamo definirli come i medici di “ora”, non come quelli di oggi,” spiega Carola Salvato, Chief Executive Officer, Havas Life Milan. “Sono in grado di sfruttare appieno tutta la potenza del mondo digitale e, come tipico della loro generazione, di affrontare con agio i cambiamenti e di approcciarsi con positività a nuove idee e opportunità. I medici millennial hanno, quindi, buone probabilità di intraprendere carriere diversificate, dove la pratica medica si combina con lo sviluppo tecnologico e l’attività imprenditoriale.” 

L’approccio alla professione dei medici millennial, il rapporto con le nuove tecnologie per svolgere al meglio il proprio lavoro e la loro visione della relazione e interazione tra tutti gli interlocutori del settore della salute offrono spunti interessanti anche per le aziende farmaceutiche, affinché modifichino ancora di più la propria offerta di servizi e di strumenti per rispondere alle sfide di salute presenti e future.

Quella dei medici nati negli anni Ottanta e diventati maggiorenni nel nuovo millennio è una generazione iper-connessa, che comprende il digitale e reagisce efficacemente alle sue molteplici evoluzioni e incarnazioni.  L’84% dei rispondenti passa quotidianamente più di un’ora su internet per motivi personali. Naviga prevalentemente attraverso device mobili: il 100% dichiara di fare uso di smartphone, il 90% di un computer portatile, il 70% di tablet, e solo il 41% di computer fisso. I medici millennial sono anche molto presenti sui social media: soltanto il 7% degli intervistati dichiara di non avere alcun profilo social. Facebook è il social network più utilizzato (82%), mentre solo il 41% utilizza Instagram, in leggera controtendenza rispetto alla maggior parte dei loro coetanei. Solo il 37%, infine, utilizza LinkedIn, non avendo spesso ancora maturato piena consapevolezza delle dinamiche del mondo del lavoro. 

Per i giovani camici bianchi l’informazione deve essere veloce, sintetica e “sexy”. A contraddistinguerli è un utilizzo sempre più pervasivo delle nuove tecnologie, che implica la possibilità di un aggiornamento continuo, una sempre maggiore possibilità di accesso alle informazioni, di confronto e condivisione. Soltanto il 16% del campione evidenzia, nell’auto-rappresentarsi, aspetti negativi nel proprio profilo di medico 2.0. Tra questi, la maggiore complessità dell’attività medica – tra eccessiva burocrazia, de-personalizzazione del rapporto medico-paziente, medicina difensiva e minore fiducia del paziente verso il medico – viene citata dal 13% degli intervistati, mentre la maggiore incertezza sul proprio futuro solo dal 7%. 

Secondo loro, il futuro del mondo della salute sarà sempre più guidato dalle evidenze scientifiche (74%) ma integrato al progresso della tecnologia (81%): per la quasi totalità degli intervistati sarà molto importante tenersi aggiornati sugli sviluppi tecnologici e le decisioni di trattamento saranno guidate in maniera sempre crescente dai dati scientifici. La tecnologia, per la quasi totalità dei medici millennial, avrà un ruolo di facilitatore e semplificatore, un alleato nella pratica clinica a vantaggio della presa in carico multidisciplinare del paziente, con un miglioramento delle possibilità di monitoraggio dei dati clinici e l’agevolazione della compliance del paziente. Si andrà sempre di più verso strategie di cura personalizzate in base alle caratteristiche biologiche e di espressione delle patologie di ogni singolo paziente; il 74% pensa, infatti, che l’analisi genetico-molecolare avrà un peso importante nel futuro.

Quanto alla tecnologia i millennial sono convinti che giocherà un ruolo chiave nell’influenzare la relazione tra medico-paziente. Tuttavia, i cambiamenti tecnologici non estingueranno il tempo dedicato al dialogo: per la maggior parte dei millennials (76%), soprattutto tra chi non è ancora specializzato (83%), prevale la convinzione che la tecnologia avrà un effetto migliorativo sul rapporto medico-paziente. Dare ai pazienti la possibilità di avere accesso con continuità e ovunque si trovino a contenuti e servizi dedicati porterà a renderli anche degli interlocutori più consapevoli, trasformando il rapporto medico-paziente all’insegna di una migliore interazione.

La sfida della sostenibilità si conferma tra i bisogni primari della sanità del futuro, con un forte senso di responsabilità ad essa connesso. Per 9 intervistati su 10, il medico di base rappresenterà uno snodo centrale per limitare gli accessi alle strutture ospedaliere e la spesa per la prevenzione aumenterà in un’ottica di risparmio nel lungo periodo. Per 8 su 10, inoltre, la necessità di contenimento della spesa sanitaria renderà necessario un uso sempre più mirato delle terapie più innovative e indurrà, d’altra parte, le aziende farmaceutiche a dare un contributo importante, offrendo servizi di supporto alle strutture sanitarie. In questo contesto, ci si attende anche un’evoluzione del ruolo delle aziende farmaceutiche, per le quali la quasi totalità dei medici millennial ritiene di restare l’interlocutore privilegiato, attraverso un’interazione sempre più multicanale (98%) e la partecipazione sempre più spesso a eventi da remoto (99%).

 

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