CELIACHIA, IN ITALIA COLPITO UN BAMBINO SU SESSANTA

È una patologia permanente. Può manifestarsi a ogni età ma è certamente la più frequente patologia autoimmune del bambino che colpisce nella fascia d’età che va dai 2 ai 10 anni. E’ la celiachia che coinvolge in prima istanza l’intestino, e registra nel nostro Paese una prevalenza tra le più alte al mondo, un caso ogni sessanta. A sottolinearlo è un importante studio multicentrico condotto su 9.000 alunni delle scuole elementari  di Verona, Milano, Roma, Padova, Salerno, Ancona, Bari e Reggio Calabria. Un risultato che pone il nostro Paese all’avanguardia nello studio di una condizione che sta aumentando, e non solo in età pediatrica.

“Nel corso degli ultimi 30 anni, il più importante filone di ricerca della Società Italiana di Gastroenterologia, Epatologia e Nutrizione Pediatrica (SIGENP) nell’ambito della epidemiologia, criteri per la diagnosi e la gestione della dieta sono stati prodotti da gruppi di ricerca italiani appartenenti a questa Società”, spiega il Presidente SIGENP professor Claudio Romano Direttore dell’Unità Operativa di Gastroenterologia Pediatrica e Fibrosi Cistica dell’Università di Messina. “Malgrado il crescente interesse verso questa condizione nell’ambito medico e generale, ancora rimangono tanti i casi di celiachia non diagnosticati, per cui la ricerca dei casi sfuggiti a una diagnosi rappresenta a oggi un obiettivo primario dal punto di vista sanitario. La terapia della celiachia consiste nella dieta, con esclusione rigorosa di glutine contenuto in alcuni cereali, tra cui il frumento, per tutta la vita. La SIGENP si è impegnata nello studio più ampio mai realizzato al mondo su questo tema, che ha coinvolto un campione totale di 9000 bambini delle scuole elementari di varie zone d’Italia”.

Lo screening – Lo screening di primo livello è stato condotto attraverso un semplice pungidito per verificare, su una goccia di sangue, la presenza di anticorpi che indicano la predisposizione genetica. I bambini positivi a questa prima indagine sono stati poi invitati a sottoporsi a un prelievo di sangue per verificare più approfonditamente la diagnosi di celiachia.

Una patologia spesso sottodiagnosticata – “Il lavoro che presentiamo oggi, di cui sono stato l’ideatore”, spiega il professor Carlo Catassi, Direttore della Clinica Pediatrica dell’Università Politecnica di Ancona, “è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista “Digestive and Liver Disease”, una tra le prime a livello mondiale nell’ambito della gastroenterologia,  disponibile on line e visibile a tutti. Si tratta dello studio più ampio mai eseguito in Italia sulla celiachia, uno dei maggiori al mondo, e ha messo in luce l’alta prevalenza di questa condizione nel nostro Paese: in Italia circa un bambino su sessanta è celiaco. Si tratta di una patologia permanente, che richiederebbe una diagnosi tempestiva per scongiurare complicanze tardive anche gravi, come osteoporosi, infertilità, rari casi di tumore. Oltre alla grande diffusione di questa condizione in Italia, lo studio ha rilevato anche un serio problema di sottodiagnosi. Il dato è preoccupante: solo il 40% dei casi ottiene una diagnosi di celiachia su basi cliniche. I medici prestano molta attenzione al minimo sospetto di celiachia, ma spesso i genitori non portano i figli dal pediatra perché non rilevano sintomi particolari.  Tra i primi campanelli d’allarme va considerata la familiarità per celiachia, la presenza di altre patologie autoimmuni, che spesso si manifestano nello stesso soggetto o in ambito familiare. Possono essere sintomi di celiachia la diarrea o la stitichezza, i dolori addominali, l’anemia da carenza di ferro, il vomito, la stanchezza cronica. Solo per elencarne alcuni. La patologia si può manifestare a ogni età, anche nell’adulto, ma spesso insorge nel bambino dopo il divezzamento, cioè quando il piccolo inizia a introdurre glutine nell’alimentazione, nutrendosi anche con farine, pane, pasta e biscotti. La latenza è di alcuni mesi o anni, poi si può si manifestare la patologia. La fascia d’età più interessata è quella che va dai 2 ai 10 anni.”

Le femmine sono più colpite dei maschi – Il rapporto è di due casi a uno. Come quasi tutte le malattie autoimmuni colpiscono più frequentemente il sesso femminile e per quanto riguarda la distribuzione geografica è ormai certo che l’Italia è tra i Paesi in cui la prevalenza è maggiore, insieme a Svezia, Finlandia ma anche India e Nord Africa.  In Giappone o nelle Filippine la celiachia è una condizione assolutamente rara, per le caratteristiche dell’alimentazione orientale basata sul riso. Ma oggi la situazione sta cambiando: popolazioni che difficilmente si nutrivano con derivati del frumento, oggi iniziano a consumare panini con hamburger e pizze. Per questo stanno aumentando anche in quelle zone i casi di celiachia.

Sulle cause del problema gli esperti sono d’accordo – La celiachia dipende, per il 40%, dalla predisposizione genetica, per un altro 40% dall’alimentazione, e per il restante 20% da fattori ancora sconosciuti.  Se una persona ha la predisposizione genetica ma non consumerà mai glutine non svilupperà la malattia. Alla luce di questi risultati bisogna quindi trovare strategie per tenere sotto controllo il fenomeno. “Le indicazioni emerse dal nostro studio sottolineano la necessità di uno screening nazionale della celiachia”, conclude il professor Catassi, “perché abbiamo verificato che nonostante l’attenzione che i pediatri italiani pongono sull’argomento la sottodiagnosi è ancora un problema enorme.”

 

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