L’ambiente. Amico o nemico della salute? Sulla base della crescente consapevolezza dell’impatto dei fattori di rischio ambientali sulla salute umana, è stato recentemente introdotto il concetto di esposoma, per identificare un campo di ricerca emergente che studia gli effetti di tutte le esposizioni ambientali sulla salute umana, come l’inquinamento atmosferico, acustico e luminoso. Già dannosi presi singolarmente, raddoppiano o triplicano il rischio se sono accumunati. Di questo si è parlato in occasione del recente congresso “Conoscere e Curare il cuore”, svoltosi a Firenze e organizzato dalla Fondazione “Centro Lotta contro l’Infarto”.
L’inquinamento atmosferico è una miscela complessa di particolato e materiale gassoso rilasciato nell’ambiente dalle attività umane, il quale comprende l’inquinamento ambientale e domestico. L’inquinamento atmosferico è la quarta causa mondiale di morbidità e mortalità e, in particolare, più del 50% di questi decessi può essere attribuito a malattie cardiovascolari (CVD). Tra i diversi componenti dell’inquinamento atmosferico, il particolato con diametro aerodinamico di 2,5 μm (PM2.5) è quello con la più forte associazione con CVD.
In parole povere, l’esposizione a PM2.5 è stata collegata a una maggiore suscettibilità allo sviluppo di aterosclerosi coronarica e la progressione di placche ad alto rischio di rottura. Il PM2.5 determina anche l’attivazione dell’endotelio vascolare responsabile dell’adesione e migrazione dei leucociti circolanti all’interno delle placche aterosclerotiche. Questo stato pro-infiammatorio vascolare determina una maggiore suscettibilità alla destabilizzazione delle placche aterosclerotiche e/o al verificarsi di eventi trombotici, portando quindi ad un maggior rischio di eventi cardiaci ischemici acuti.
L’inquinamento acustico può entrare in sinergia con l’inquinamento atmosferico nel mediare un aumento del rischio di aterosclerosi e CVD. Il rumore del traffico può attivare una reazione di risposta a catena che causa un aumento della frequenza cardiaca e dei livelli di ormoni dello stress, una maggiore reattività piastrinica, infiammazione vascolare e stress ossidativo. Recenti studi hanno evidenziato un’associazione tra il rumore del traffico stradale e le CVD, calcolando un rischio relativo di CVD per un aumento di 10 dB partendo dal valore soglia di 53 dB di 1.08. Un recente studio ha riportato che l’esposizione combinata all’inquinamento atmosferico ed a quello acustico è significativamente associata ad un maggior rischio di eventi cardiovascolari (CV) rispetto all’esposizione ad uno o a nessuno di essi; effetto mediato principalmente dall’infiammazione arteriosa. Gli effetti negativi del rumore del traffico sono molto più significativi durante la notte, probabilmente a causa di interruzioni del ciclo sonno-veglia, privazione del sonno e/o frammentazione e perturbazione dei periodi di tempo critici per il ripristino fisiologico e mentale. Infatti, un recente studio ha dimostrato che l’esposizione al rumore degli aerei durante la notte aumenta lo stress ossidativo vascolare e cerebrale attraverso l’attivazione di NOX e promuove disfunzione vascolare che porta ad un aumento del rischio di eventi CV.
Infine, è ormai noto come l’inquinamento luminoso notturno, tramite l’alterazione della secrezione di melatonina, sia associato ad alterazioni del ritmo circadiano e del ciclo sonno-veglia; questi cambiamenti fisiopatologici sono associati ad un aumentato rischio di sviluppare neoplasie, disturbi psichiatrici, sindrome metabolica ed aumento della pressione arteriosa. Uno studio condotto su 58629 pazienti ha valutato l’associazione tra esposizione ad inquinamento luminoso notturno e rischio di incidenza di CVD e mortalità CV. Negli 11 anni di follow-up sono state registrate 3772 ospedalizzazioni per CVD e 1695 morti per cause CV dimostrando come l’esposizione all’inquinamento luminoso notturno sia associato ad un aumento del rischio di ospedalizzazione per CVD con un hazard ratio di 1.11. e di 1.10 per la mortalità CV.