Non se ne parla mai abbastanza. E sono ancora molti i dubbi, le incertezze, le scorrette informazioni su una patologia nota di nome, ma di fatto ancora per certi versi poco conosciuta, molto sottovalutata e poco trattata: l’osteoporosi.
Ma i dati parlano chiaro: in Italia l’osteoporosi colpisce circa 5.000.000 di persone, di cui l’80% sono donne in post menopausa. Secondo i dati ISTAT relativi all’anno 2020, l’8,1% della popolazione italiana (il 13,5% delle femmine e il 2,3% dei maschi) ha dichiarato di essere affetto da osteoporosi, con prevalenza che aumenta progressivamente con l’avanzare dell’età, in particolare nelle donne dopo i 55 anni, fino a raggiungere il 32,2% oltre i 74 anni (il 47% delle femmine e il 10,3% dei maschi).
Per questo è necessario parlarne di più, diffonderne la conoscenza e puntare sulla prevenzione. Con questo obiettivo nasce il premio giornalistico ‘Dalla parte delle ossa’ 2024 promosso da FEDIOS (Federazione Italiana Osteoporosi e Malattie dello Scheletro) e UNAMSI (Unione Nazionale Medico Scientifica di informazione) in collaborazione con SIOMMMS (Società Italiana dell’Osteoporosi del Metabolismo Minerale e delle Malattie dello Scheletro), GIBIS (Gruppo Italiano Bone Interdisciplinary Specialists) e GISMO (Gruppo Italiano Studio Malattie Metabolismo Osseo) e il contributo non condizionato di Abiogen.
Il premio è riservato ai giornalisti italiani iscritti all’Ordine autori di articoli, inchieste e servizi andati in onda e/o pubblicati su carta stampata, tv, radio, agenzie di stampa e testate online (regolarmente registrate), tra il 1° novembre 2023 e il 31 ottobre 2024.
I premi saranno attribuiti da una giuria composta da: Ferdinando Silveri (Vicepresidente Comitato Scientifico FEDIOS); Bruno Frediani (Presidente SIOMMMS); Sandro Giannini (Presidente GIBIS); Ranuccio Nuti (Presidente GISMO); Membri UNAMSI Massimo Barberi, Vera Martinella, Nicola Miglino, Elvira Naselli, Paola Olgiati. Per ciascuna categoria il premio in palio sarà di 1.000 euro.Il bando con tutti i dettagli è disponibile sui siti web https://www.fedios.org/; https://unamsi.it e https://www.siommms.it/
La premiazione avverrà all’interno del congresso SIOMMMS che si terrà a Padova dal 5 al 7 dicembre 2024.
“Abbiamo accolto con molto piacere l’invito a promuovere un premio giornalistico legato al tema dell’osteoporosi, di così grande attualità in una popolazione, come quella italiana, destinata a invecchiare sempre più.” – sottolinea Nicola Miglino, presidente UNAMSI – “Favorire un’informazione corretta in quest’ambito, significa sensibilizzare i cittadini sull’importanza della prevenzione, da una parte, e del trattamento, quando necessario, dall’altra, così come la classe medica nell’affiancare i pazienti quando la salute delle ossa comincia a farsi precaria. Le conseguenze di un’osteoporosi trascurata sono molto spesso le fratture, che provocano disabilità se non esiti ancor più gravi, senza trascurare i costi per il SSN. Essere ben informati è sempre il primo passo per mantenersi in buona salute”.
L’osteoporosi colpisce l’apparato scheletrico, è caratterizzata da una bassa densità minerale e dal deterioramento della micro-architettura del tessuto osseo, con conseguente aumento della fragilità ossea. Situazione che porta a un aumento del rischio di traumi anche minimi. L’incidenza di fratture da fragilità aumenta col passare degli anni specie nelle donne. Nel corso della vita, circa il 40% della popolazione incorre in una frattura di femore, vertebra o polso, in maggioranza dopo i 65 anni.
Queste fratture hanno rilevanti conseguenze, sia in termini di mortalità che di disabilità motoria, con elevati costi sia sanitari sia sociali. La mortalità da frattura del femore è del 5% nel periodo immediatamente successivo all’evento e del 15-25% a un anno. Nel 20% dei casi si ha la perdita definitiva della capacità di camminare autonomamente e solo il 30-40% dei soggetti torna alle condizioni precedenti la frattura.
‘’Se la situazione è questa la responsabilità riguarda in primis la classe medica che non è abbastanza sensibile a questa tematica, a partire dal medico di base fino allo specialista (ortopedico, fisiatra). L’osteoporosi è una patologia con molte implicazioni e va trattata in modo adeguato. A volte può succedere che paziente inizi una terapia ma poi la sospende, nel 50% entro un anno, in quanto non è stato sufficientemente “preparato’’. – Afferma Ferdinando Silveri, Vicepresidente Comitato Scientifico della Federazione italiana Osteoporosi e Malattie dello Scheletro (FEDIOS) – Una frattura vertebrale raddoppia il rischio di avere una frattura di femore entro un anno e quintuplica il rischio di avere una nuova frattura vertebrale in assenza di trattamento adeguato. Inoltre, è noto come la presenza di fratture vertebrali influisca negativamente sulla qualità di vita del paziente e ne aumenti la mortalità, con incremento dei relativi costi socio-sanitari.’’
Quindi il carico economico più elevato è portato dalle fratture che comportano dei costi sia nel breve periodo, per la gestione della frattura stessa, sia nel lungo periodo per la gestione delle conseguenze. L’ospedalizzazione è l’aspetto principale legato ai costi diretti a carico del Servizio sanitario nazionale, ma a questi si aggiungono quelli legati alla perdita di produttività dei soggetti con osteoporosi. Nonostante la maggior parte delle fratture da fragilità si verifichi in pazienti anziani, quando ciò avviene in età lavorativa, in Italia, si stima che si perdano circa 95 giorni lavorativi per mille individui. A ciò, infine, si associano i costi riguardanti l’assistenza del paziente da parte di famigliari e caregiver.
‘’L’osteoporosi è una vera emergenza sanitaria, essendo in costante incremento. Basti considerare che la mortalità a un anno dopo frattura di femore è di circa il 25% e i soli costi diretti del trattamento della frattura da fragilità sono 4 volte superiori a quelli del tumore della mammella, 3 volte superiori a quelli dell’infarto del miocardio e 3 volte a quelli dell’ictus. – aggiunge Sandro Giannini Presidente Gruppo Italiano Bone Interdisciplinary Specialists (GIBIS) – Servirebbe dunque un cambio di paradigma per la gestione dell’osteoporosi e delle fratture da fragilità, sia a livello organizzativo sia per quanto riguarda l’approccio alla patologia da parte del paziente ma anche del medico.’’
“Per la salute delle ossa e per prevenire il rischio di osteoporosi e quindi di fratture da fragilità, è necessaria una combinazione di movimento in associazione ad una alimentazione ricca di nutrienti in calcio, proteine e vitamina D, importantissima per la salute delle ossa e per la prevenzione di fratture”, sottolinea Ranuccio NutiPresidente Gruppo Italiano Studio Malattie Metabolismo Osseo (GISMO). “Abbiamo recentemente dimostrato che nella popolazione italiana l’assunzione della vitamina D con gli alimenti è molto carente, oscillando da 200 a 250 UI al giorno, ben lontana da quella che è giudicata essere la quantità fisiologicamente idonea a garantire una corretta omeostasi fosfo-calcica, vale a dire 800 UI al giorno. Non tutti gli alimenti contengono la vitamina D e quindi è opportuno favorire l’assunzione di quelli che la contengono in miura maggiore, come ad esempio pesce, latte e derivati, uova. Al fine di ottenere un normale stato vitaminico D, può essere utile una regolare esposizione alla luce del sole, che, come è noto, garantisce a livello cutaneo la sintesi del colecalciferolo, primo metabolita della vitamina D. Nel momento in cui si dovesse realizzare una carenza di vitamina D, può essere utile ricorrere alla supplementazione che può avvenire con diverse modalità, a cadenza settimanale o mensile. L’utilizzo della vitamina D nella gestione dell’osteoporosi è stato regolamentato dalla Nota 96 dell’AIFA che, accanto ad alcune indicazioni positive, presenta tuttavia diversi aspetti di criticità che ne ostacolano un corretto impiego nella pratica clinica”.
Nell’ambito delle fratture da fragilità, esiste un modello coordinato multidisciplinare di presa in carico e gestione del paziente, riconosciuto a livello internazionale per essere costo-efficace per la riduzione del rischio di rifrattura, denominato Fracture Liaison Service (FLS).
Con questo approccio si implementano programmi diagnostico-terapeutici all’interno delle strutture sanitarie, mirati a ridurre il divario nell’assistenza ai pazienti con fratture osteoporotiche e a migliorare la comunicazione tra i vari professionisti sanitari coinvolti. Il modello FLS promuove la continuità assistenziale, migliora i processi di diagnosi e aumenta l’aderenza al trattamento terapeutico, contribuendo a ridurre il tasso di fratture e i costi di gestione della patologia.
‘’In SIOMMMS siamo impegnati da anni su questo fronte per cercare di riportare l’attenzione sulle fratture da fragilità, in particolare avviando progetti con l’obiettivo di strutturare un percorso di cura efficace rispetto ai bisogni dei pazienti e flessibile rispetto alle caratteristiche del sistema socio-sanitario italiano. – afferma Bruno Frediani, Presidente Società Italiana dell’Osteoporosi, del Metabolismo Minerale e delle Malattie dello Scheletro (SIOMMMS) – Migliorare la cura dell’osteoporosi puntando sulla prevenzione delle fratture riducendo i costi a queste associati sono la vera sfida da cogliere e vincere grazie all’innovazione terapeutica che non deve essere vista come una spesa, ma come un investimento.’’