Asma eosinofilo grave: uno studio dell’ospedale Careggi di Firenze conferma l’efficacia di mepolizumab

In Italia, si stima che circa il 5% della popolazione (circa 3 milioni di persone) sia affetta da asma bronchiale e che il 10% dei soggetti asmatici soffra di una forma di asma grave (circa 300.000 persone). I sintomi di un attacco d’asma particolarmente grave possono includere: dispnea, tosse, senso di costrizione al torace (che diventano gravi e costanti) fiato “corto” e insufficiente, tanto da impedire lo svolgimento delle normali attività quotidiane/abituali (mangiare, parlare o dormire)

Questa forma di asma è complessa da gestire e fortemente sotto-diagnosticata per un approccio spesso non corretto e tardivo che comporta un uso improprio di farmaci, un conseguente peggioramento per scarso controllo della malattia ed un ritardo nell’invio del paziente ad un centro specialistico.

Tra le forme gravi di asma c’è quella eosinofila, un raro e grave sottotipo di asma in cui sono presenti livelli molto elevati di eosinofili nel sangue.

Gli eosinofili sono dei globuli bianchi che possono essere  più elevati nel sangue quando c’è un’infiammazione in corso poiché concorrono alla  risposta immunitaria contro  allergeni ed infezioni parassitarie.  Alcuni fattori, tra cui ad esempio i farmaci corticosteroidi di cui spesso fanno uso i pazienti con asma eosinofilico severo, possono alterare o mascherare la quantità di eosinofili nel sangue. Per questo, è molto importante una corretta diagnosi per valutare la presenza di infiammazione eosinofila, così da stabilire il corretto percorso terapeutico.

Per tenere sotto controllo questa patologia un nuovo studio condotto da un team multidisciplinare composto da immunologi e otorini dell’Ospedale Careggi di Firenze ha investigato il ruolo degli eosinofili infiammatori nella severità clinica dell’asma grave eosinofilico rilevando che il trattamento con l’anticorpo monoclonale mepolizumab ripristina il bilanciamento fisiologico fra i sottofenotipi di eosinofili, riportando i livelli di eosinofili “buoni” e “cattivi” a quelli osservati nei soggetti sani.

Lo studio, pubblicato sulla rivista Allergy, fornisce nuove evidenze. Era stata infatti dimostrata la presenza di due tipologie di eosinofili con funzioni differenti, ossia omeostatica o infiammatoria. Nel recente articolo su Allergy, gli autori hanno confermato e approfondito questi risultati in una popolazione asmatica totale di 74 pazienti di cui circa l’85% presentava anche rinosinute cronica con poliposi nasale, dimostrando che la quantità di eosinofili infiammatori è collegata con la gravità della malattia e suggerendone un ruolo causale nelle patologie eosinofilo mediate. Infine, lo studio dimostra come mepolizumab sia in grado non solo di contrastare questi eosinofili infiammatori, ma possa anche ristabilire un equilibrio con gli eosinofili non infiammatori simile a quello di persone sane.

Mepolizumab è un anticorpo monoclonale che agisce sull’interleuchina-5 (IL-5), la molecola principalmente responsabile per la crescita e la differenziazione, l’attivazione e la sopravvivenza degli eosinofili. Bloccando il legame di IL-5 alla superficie delle cellule degli eosinofili  inibisce l’azione dell’IL-5 e riduce la produzione e la sopravvivenza degli eosinofili.

Lo studio inoltre, sottolinea che nella maggioranza dei casi l’asma grave è accompagnata da altre patologie eosinofile importanti, come la rinosinusite cronica con poliposi nasale. Sapere questo può consentire una diagnosi più precoce della malattia, seguita da un trattamento più mirato. La rinosinusite cronica con poliposi nasale (CRSwNP) è una malattia infiammatoria cronica delle cavità nasali che porta alla crescita di tessuti molli noti come polipi nasali ed è generalmente caratterizzata da livelli elevati di eosinofili.  I rigonfiamenti tendono a crescere in entrambe le narici (bilaterali), influenzando la qualità di vita del paziente causando ostruzione, perdita dell’olfatto, dolore facciale, pressione facciale e secrezione nasale.  I pazienti molto spesso csono impossibilitati a lavorare e a condurre una vita normale a causa di riacutizzazioni, sintomi o trattamenti con alti dosaggi di corticosteroidi con relativi effetti collaterali.

La presenza di poliposi come comorbidità dell’asma e viceversa è in relazione al livello di gravità della patologia respiratoria: in caso di asma lieve la poliposi è presente in circa il 10-30% dei pazienti, in caso di asma grave si sale al 40-60%. I meccanismi patogenetici ed immunologici alla base di questa associazione hanno evidenziato come l’infiammazione eosinofila giochi un ruolo rilevante. In questo senso diventa fondamentale il ruolo di mepolizumab che nei diversi studi clinici per le singole indicazioni terapeutiche ha dimostrato grande coerenza e efficacia nel ridurre le riacutizzazioni asmatiche in pazienti comorbidi (con asma e poliposi nasale contemporaneamente presenti).

Per il Dott – Matucci, Dirigente I° Livello SOD Immunoallergologia Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi – Firenze “questo binomio ancora oggi vede, purtroppo, l’uso frequente dei corticosteroidi orali, anche a elevati dosaggi, che non consentono di raggiungere un controllo adeguato a lungo termine dei sintomi invalidanti a differenza di quanto dimostrato con la terapia biologica come mepolizumab”.

 

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