Herpes zoster. Questa sconosciuta. In poche parole, questo è il risultato di un’indagine presentata alla vigilia della Shingles Awareness Week, settimana internazionale di sensibilizzazione sull’Herpes zoster (26 febbraio 2024 – 3 marzo 2024), una campagna condotta da GSK in collaborazione con la Federazione Internazionale sull’Invecchiamento (IFA), il cui obiettivo è quello di aumentare la consapevolezza e affrontare la mancanza di conoscenze sui rischi e sull’impatto dell’Herpes zoster.
Luci e ombre, dunque, su questa malattia scatenata dalla riattivazione del virus che causa la varicella, nota anche come Fuoco di Sant’Antonio e che nella forma più comune si manifesta con una placca infiammatoria ricoperta di vescicole di forma allungata, che provoca dolore e bruciore. Di solito la zona interessata è l’area del torace, nel 10-20% dei casi quella intorno all’occhio (herpes zoster oftalmico).
Quello che emerge dalla ricerca è che a fronte di un interesse elevato del pubblico per l’Herpes zoster, fa riscontro un’informazione relativamente bassa. La ricerca online ha intervistato 3.500 adulti di età pari o superiore a 50 anni provenienti da 12 paesi, valutando la comprensione degli intervistati sull’Herpes zoster, cosa può scatenarlo e il suo impatto sulla vita delle persone. Ciò che preoccupa è che nuovi dati suggeriscono che molti adulti a partire dai 50 anni fraintendono aspetti importanti della malattia, compreso il modo in cui può svilupparsi.
“Come dimostrano i dati la malattia da Herpes zoster purtroppo non è ancora compresa bene ed è spesso sottovalutata -afferma il Professor Francesco Vitale, Professore ordinario di Igiene all’università di Palermo – Il Fuoco di Sant’Antonio rappresenta una minaccia per il soggetto adulto e può essere pericoloso per i pazienti fragili perché peggiora spesso il controllo della malattia e ancora di più per quelli immunocompromessi. Il problema da affrontare è su due livelli: persone in buona salute ma avanti con gli anni che non sanno di rischiare inutilmente di sviluppare una patologia debilitante ma evitabile e persone di ogni età che, a causa di altre patologie o particolari condizioni, rischiano di peggiorare notevolmente la propria salute sviluppando questa malattia quando invece può essere prevenuta con la semplice vaccinazione”.
“Il 90% degli adulti ha già contratto il virus della varicella quindi è potenzialmente a rischio di sviluppare l’Herpes Zoster – spiega ha sottolineato Sara De Grazia, Responsabile medico scientifico GSK area vaccini- Occorre pertanto maggior informazione sull’Herpes zoster, sulla Nevralgia post-erpetica che rappresenta la sua principale complicazione e sulle possibilità di prevenzione grazie alla vaccinazione. Ma non solo. Bisogna informare i cittadini che oggi è a disposizione un vaccino che consente di prevenire questa patologia, che può avere un profondo impatto sulla vita delle persone e delle loro famiglie. Per questo è importante che la popolazione adulta e in particolare i soggetti fragili e a rischio si rivolgano al proprio medico di fiducia per avere indicazioni su come riconoscere, come comprendere e ridurre il rischio di sviluppare questa malattia debilitante”.
La vaccinazione per l’Herpes zoster è prevista nel Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale e inserita nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). È gratuita e raccomandata nelle persone con 65 anni di età o negli individui a rischio, anche se più giovani. Il vaccino ricombinante adiuvato per l’Herpes zoster (RZV) formulato da GSK è indicato per la prevenzione dell’HZ e della nevralgia post-erpetica (NPE) in adulti di età pari o superiore a 50 anni o in adulti di età pari o superiore a 18 anni ad aumentato rischio di HZ.
I falsi miti che emersi dal sondaggio dimostrano proprio che l’informazione su questa malattia ha delle grosse lacune.
- Il 55% degli intervistati ritiene che “si possa prendere l’herpes zoster da qualcuno che ne è affetto”.
L’herpes zoster non può essere trasmesso da persona a persona come altre malattie trasmesse per via aerea come il COVID-19. L’herpes zoster è causato da una riattivazione del virus varicella-zoster (VZV), lo stesso virus che causa la varicella, che già risiede nella persona e che rimane dormiente nel sistema nervoso e può riattivarsi con l’avanzare dell’età. - Quasi il 50% degli intervistati ritiene che “si possa prendere l’herpes zoster da chi ha la varicella”. Attenzione però: l’herpes zoster è causato dal VZV (virus della varicella). Se una persona non ha mai avuto la varicella prima, potrebbe contrarla in seguito a contatto con un soggetto con herpes zoster. Il virus rimarrà quindi dormiente nel sistema nervoso e potrebbe svilupparsi come herpes zoster quando l’avanzare dell’età o malattie debilitanti riducono la forza del sistema immunitario.
- Il 39% degli intervistati ritiene che “non sarebbe possibile sviluppare l’herpes zoster se l’hai già avuto”. Il virus invece è presente nella maggior parte degli adulti che abbiano almeno 50 anni. La maggior parte delle persone che sviluppano l’Herpes zoster lo hanno solo una volta; tuttavia, è possibile sviluppare l’Herpes zoster più di una volta nella vita.
Un ruolo importante per aumentare la conoscenza sulla malattia può e deve essere svolto dai Medici di Medicina gGenerale, come sottolinea Maria Laura Tini, Patient advocate per Fondazione IncontraDonna e Medico di Medicina Generale: ” ritengo necessario l’aggiornamento continuo per fornire agli assistiti informazioni utili e convincenti ai fini della prevenzione delle malattie, di cui i vaccini sono presidi indiscutibili. In veste di paziente oncologica e quindi “fragile” ho necessita di informarmi e di essere guidata in un percorso di prevenzione secondaria da tutti gli attori sanitari: il mio MMG, l’oncologo, l’infermiere, l’assistente sanitario, il farmacista, le associazioni dei malati oncologici, la mia ASL. Socia delegata di Fondazione IncontraDonna mi sento impegnata nel diffondere corretta, chiara e diretta informazione alle pazienti oncologiche, anche rispetto ai vaccini, sfruttando le opportunità fornite dai social, inclusi i podcast di approfondimento”.
“Lo Zoster è un “incidente” nella vita dei nostri pazienti che può avere un costo molto alto – aggiunge la Dott.ssa Tecla Mastronuzzi, Medico di medicina generale Bari socia SIMG e responsabile nazionale della Macroarea Prevenzione della SIMG – Lo zoster non colpisce esclusivamente i pazienti più anziani, sono più suscettibili a sviluppare lo zoster anche pazienti con una o più malattie o che per tali malattie assumono farmaci interferenti sul sistema immunitario. Abbiamo l’obiettivo di raggiungere le coperture raccomandate per le vaccinazioni dell’adulto previste dal piano nazionale di prevenzione vaccinale. E in particolare per lo zoster la nostra parola d’ordine è “Chiamata Attiva”, individuare i pazienti che possono giovarsi della vaccinazione per lo zoster e comunicare con loro per parlare di questa opportunità. Gli ultra 65enni oggi vogliono continuare a viaggiare, a fare sport, a godersi la vita ma anche se vogliono stare a casa con i nipotini è giusto che siano aiutati a preservare la loro salute. La strategia vincente è la prevenzione vaccinale, per lo zoster come per tutte le malattie prevenibili con vaccino”.
Il Fuoco di Sant’Antonio. La conoscenza in Italia, tra luci ed ombre
- Quanto ne sappiamo? Almeno 2 persone su dieci non sanno cosa sia il fuoco di Sant’Antonio e una su due dice di saperne poco. Eppure quasi 2 soggetti su tre conoscono altri che ne hanno sofferto e il 12% l’ha addirittura avuto.
- Come si manifesta e chi rischia di più? L’eruzione cutanea dolorosa è il segno chiave per il 76% degli intervistati, per il 63% è anche pruriginosa. Il 38% parla genericamente di dolore ai nervi. Sulle età a rischio c’è confusione: il 41% colloca la comparsa del quadro soprattutto tra i 50 e i 70 anni, mentre il 40% pensa che lo Zoster possa insorgere ad ogni età. Il 7% pensa siano a rischio soprattutto gli over-70.
- Perché viene? Il 58% delle persone sa che il virus si trova già nel corpo. Ma per una persona su cinque lo zoster compare per “contagio” diretto da parte di un altro, dalla ripetizione della varicella (16%), dalla presenza di casi in famiglia (12%). La paura del contagio, in particolare è vissuta dal 43% delle persone che considera il virus molto o comunque piuttosto contagioso, alimentando lo stigma.
- Prevenzione possibile? Il vaccino viene considerato una valida modalità di prevenzione per il 62% degli intervistati, ma il 30% non ne conosce la disponibilità e per otto persone su cento il fuoco di sant’Antonio non è prevenibile. In ogni caso, con un’apparente dissonanza, il 76% degli intervistati pensa che vaccinarsi sia il modo migliore per prevenire il fuoco di Sant’Antonio.
- Rischio percepito? Il fuoco di Sant’Antonio è considerato un rischio molto remoto per la salute. Solo il 10% degli intervistati considera molto probabile svilupparlo nel corso della vita. Più di una persona su tre (36%) pensa che sia piuttosto o del tutto improbabile. Perché si pensa di essere immuni? Il 24% non ha mai avuto il fuoco di Sant’Antonio, il 26% perché ha avuto la varicella, il 27% non ha avuto casi in famiglia. Solo una persona su dieci pensa alla protezione legata alla vaccinazione.