Promossi o bocciati? Diciamo…..rimandati. In fatto di vaccinazione antinfluenzale gli italiani predicano bene ma , come si dice, razzolano piuttosto male. A parlare sono i numeri.
L’83% degli italiani conosce il vaccino antinfluenzale, ma il 72% non lo ha mai effettuato nella propria vita. Non solo. 1 italiano su 2 ritiene importante proteggersi dall’influenza, anche se solo un terzo teme di esserne colpito in prima persona
Ecco dunque che il vecchio detto “Ormai sei adulto e vaccinato” non calza proprio a pennello quando si parla di prevenzione contro l’influenza. A rivelarlo è una ricerca promossa da Viatris, azienda che opera nell’ambito della salute, commissionata a IQVIA dal titolo “Il vaccino antinfluenzale: consapevolezza, credenze, comportamenti degli italiani” , condotta nei mesi scorsi su un campione di 1.000 persone. L’indagine è volta a fotografare la percezione, il livello di consapevolezza e i comportamenti in materia di vaccinazione antinfluenzale della popolazione adulta (18-59 anni).
“Riteniamo che la diffusione della vaccinazione antinfluenzale in tutte le fasce della popolazione sia fondamentale per tutelare maggiormente la salute dell’intera comunità e soprattutto dei più vulnerabili: è anche attraverso un più ampio accesso all’immunizzazione che vogliamo contribuire alla realizzazione della nostra mission di consentire alle persone nel mondo di vivere una vita più sana in ogni sua fase” commenta Fabio Torriglia, Country Manager di Viatris Italia. “E’ per noi cruciale collaborare con tutti gli interlocutori del sistema salute al fine di garantire alle persone un più facile e intuitivo accesso sia alle informazioni corrette sia alla vaccinazione. E’ proprio grazie al lavoro congiunto con istituzioni, associazioni, società scientifiche e professionisti della salute che possiamo avere un impatto concreto sulla salute pubblica e supportare la sostenibilità del sistema sanitario”.
La fascia di popolazione oggetto dell’indagine è responsabile non solo della decisione di vaccinare sé stessa, ma anche, molto spesso, della vaccinazione dei più fragili, in particolare bambini e anziani, per i quali il vaccino è fortemente raccomandato e gratuito. La loro sensibilizzazione e informazione su questo tema è quindi di primaria importanza per ampliare la copertura vaccinale in tutte le fasce della popolazione.
Partiamo dall’inizio, ossia dall’influenza, che a breve inizierà a colpire, visto che ormai siamo entrati a pieno titolo nella stagione fredda. Nel mondo ogni anno ne sono coinvolte 1 miliardo di persone al mondo. I suoi sintomi possono andare dai più lievi come spossatezza, raffreddore, febbre, fino a raggiungere evoluzioni più gravi come la polmonite. Secondo i dati IQVIA, quasi la totalità degli intervistati dice di aver avuto l’influenza almeno una volta nella vita, con una durata media di una settimana con ripercussioni negative su diversi aspetti della loro vita, quali lo stato fisico (51%), gli impegni di tutti i giorni (47%), ma anche gli impegni lavorativi e di studio (45%) e le interazioni sociali e il tempo libero (44%). Non a caso, circa 1 italiano su 2 riconosce l’influenza come una condizione di rischio da cui proteggersi, ma solo poco più di 1/3 teme veramente di esserne colpito durante la stagione invernale.
“Le informazioni che costruiscono l’opinione in merito all’influenza sono la punta di un iceberg: il dato reale, sociale, economico di questo virus e tutte quelle che sono le sue conseguenze è fortemente sottostimato – sottolinea Giovanni Gabutti, Coordinatore del Gruppo di Lavoro “Vaccini e Politiche Vaccinali” della Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SItI). L’influenza colpisce una grande fetta della popolazione, fra i 40 e i 50 milioni di individui in Europa ogni anno, causando anche conseguenze gravi fino ad arrivare alla morte per 15.000/70.000 cittadini. Sebbene il 90% dei decessi si verifichi in soggetti over 65, è fondamentale aumentare la conoscenza in merito a questo virus fra i giovani e gli adulti, e rendere noti gli strumenti che abbiamo a disposizione per prevenire, prima che curare, la malattia, riconoscendo il valore che assume la prevenzione in questo contesto”.
Prevenire, dunque, è meglio che curare. Come sempre. E questo gli italiani lo sanno. L’83% della popolazione conosce questa possibilità, tuttavia soltanto il 28% lo ha fatto almeno una volta nella vita, con un 15% che lo ha effettuato lo scorso autunno. Sebbene ci sia un alto livello di conoscenza rispetto alla vaccinazione antinfluenzale, sono poche le persone che si attivano per proteggersi. La ricerca, quindi, ha cercato di capire quali sono le fonti di informazione da cui le persone apprendono le informazioni sull’argomento. E si escludono i professionisti della salute, tra cui medici e farmacisti, che restano un punto di riferimento fondamentale, gli italiani si affidano anche al web e ai media come televisione e giornali.
“In un periodo in cui disinformazione, fake news e confusione sulle fonti sembrano aumentare, educare le persone adulte alla prevenzione è una priorità” dichiara Valeria Fava, Responsabile del coordinamento delle politiche sanitarie di Cittadinanzattiva. “Gli adulti consapevoli di oggi sono gli anziani consapevoli di domani e una loro sensibilizzazione sull’importanza della vaccinazione antinfluenzale può favorire comportamenti responsabili nei confronti dei più fragili e può aumentare i livelli di protezione da un virus insidioso, contribuendo positivamente ad accrescere i livelli di adesione alla vaccinazione. Come associazione, siamo attivi, collaborando e promuovendo iniziative con realtà del territorio e nazionali, al fine di facilitare l’accesso alle informazioni utili e corrette per una cultura attenta alla prevenzione”.
Gli italiani dunque sanno che ci si può vaccinare e si dovrebbe farlo per prevenire l’influenza ma poi , dal dire al fare…. l’85% degli intervistati lo scorso autunno non si sono vaccinati La barriera alla vaccinazione più rilevante, secondo la ricerca, è il mancato timore dell’influenza: quasi la metà di coloro che non si sono sottoposti alla vaccinazione nel 2022, sostiene di non prendere mai l’influenza o di prenderla in forma lieve che è possibile gestire in autonomia. Permane in un italiano su cinque un atteggiamento di incertezza nei confronti del vaccino. Fra le principali leve che potrebbero portare queste persone a vaccinarsi troviamo invece la volontà di proteggere sé stessi (29%), la volontà di tutelare gli altri (20%) e il desiderio di mantenere un controllo sulla propria vita senza che una malattia interferisca sugli impegni quotidiani (13%). Grazie a queste motivazioni, 1 persona su 5 che non ha effettuato il vaccino lo scorso autunno potrebbe farlo quest’anno.
Dall’analisi risulta interessante ciò che emerge in merito al ruolo che assume in questo contesto il professionista della salute, con una particolare attenzione alle figure del medico di medicina generale, del pediatra e del farmacista.
Il 44% degli italiani che si sono vaccinati almeno una volta dichiara di avere approfondito il tema del vaccino antinfluenzale con il proprio medico di medicina generale. Quando si parla di virus influenzale non solo il medico di medicina generale è il referente da cui solitamente si apprendono maggiormente le informazioni, in 1 caso su 2 è anche la persona da cui si effettua la prenotazione del vaccino e per il 56% anche la vaccinazione.
“Il medico di medicina generale ha un compito fondamentale, poiché la pandemia da Covid-19 ha messo in risalto la necessità di un ruolo ancor più attivo delle cure primarie nel campo della sorveglianza e della prevenzione delle malattie prevenibili da vaccino nell’adulto, in generale in tutta la popolazione, e in particolare nei soggetti a rischio per età o condizioni cliniche, perchè numerose infezioni virali possono scompensare condizioni di cronicità diffuse nella popolazione di assistiti dei medici di medicina generale” sostiene Alessandro Rossi, Responsabile Area Vaccini della Società Italiana di Medicina Generale –In quest’ottica, dobbiamo pensare al vaccino come a un’arma di prevenzione della collettività ed è fondamentale che ogni attore all’interno del sistema salute faccia la propria parte per aiutare le persone a prendere decisioni con tutti gli elementi disponibili, andando a incidere sia su come viene percepita l’influenza e la relativa protezione, sia mediante azioni concrete”.
“Riteniamo che la diffusione della vaccinazione antinfluenzale in tutte le fasce della popolazione sia fondamentale per tutelare maggiormente la salute dell’intera comunità e soprattutto dei più vulnerabili: è anche attraverso un più ampio accesso all’immunizzazione che vogliamo contribuire alla realizzazione della nostra mission di consentire alle persone nel mondo di vivere una vita più sana in ogni sua fase – commenta Fabio Torriglia, Country Manager di Viatris Italia – E’ per noi cruciale collaborare con tutti gli interlocutori del sistema salute al fine di garantire alle persone un più facile e intuitivo accesso sia alle informazioni corrette sia alla vaccinazione. E’ proprio grazie al lavoro congiunto con istituzioni, associazioni, società scientifiche e professionisti della salute che possiamo avere un impatto concreto sulla salute pubblica e supportare la sostenibilità del sistema sanitario. ”.
La percezione del vaccino è fortemente rapportata alle conseguenze che possono esserci per le persone più vicine, soprattutto le più esposte e fragili come possono essere i bambini. Il ruolo del pediatra come fonte informativa sul vaccino contro l’influenza è riconosciuto dal 17% dei genitori di figli fra gli 0 e i 6 anni, mentre diminuisce (10%) tra i genitori di figli tra 7 e 14 anni, fascia d’età in cui generalmente si riduce la frequentazione su base regolare del pediatra. Il 16% di genitori con figli con meno di 6 anni ha vaccinato i propri bambini così come il 14% di genitori con figli dai 7 ai 14 anni.
“Come pediatri di famiglia possiamo svolgere un ruolo importantissimo per favorire le vaccinazioni – aggiunge Antonio D’Avino, Presidente Nazionale della Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP) – Grazie al contatto diretto e frequente con le famiglie, abbiamo l’opportunità di informare in modo adeguato i genitori sui rischi per la salute causati dall’influenza. La vaccinazione dei più piccoli è la misura più efficace per proteggere i bambini e il primo passo per favorire l’immunizzazione dell’intero nucleo familiare. L’influenza continua a essere considerata come una malattia banale ma in realtà può causare complicanze anche gravi: un bimbo con meno di 5 anni corre 10 volte di più il rischio di ammalarsi rispetto a un anziano. Se non viene immunizzato può diffondere il virus in famiglia, a scuola e in tutti i luoghi di frequentazione.”
Da alcuni anni anche il farmacista assunto il ruolo di vaccinatore, offrendo così un ulteriore luogo dove effettuare la vaccinazione antinfluenzale. La farmacia, del resto, è un luogo di riferimento nella vita degli italiani: più della metà degli intervistati dichiara di avere una farmacia di fiducia e quasi il 60% sostiene di fidarsi altamente dei consigli del farmacista. Nell’ambito della vaccinazione antinfluenzale, 4 individui su 10 sono a conoscenza della possibilità di vaccinarsi in farmacia, ed un terzo è molto interessato a questa possibilità, mentre il 25% di coloro che si sono vaccinati in passato dichiara di avere effettuato già la prenotazione del vaccino in questo luogo.
“Questa opportunità può contribuire ad aumentare l’adesione all’immunizzazione per coloro che fino a questo momento non hanno pensato di vaccinarsi regolarmente – dice Andrea Mandelli, Presidente della Federazione Ordini Farmacisti Italiani (FOFI) – L’indagine conferma il forte rapporto fiduciario che lega gli italiani ai farmacisti che rappresentano per i cittadini un punto di riferimento affidabile e facilmente accessibile e, come tali, giocano un ruolo di primo piano nelle reti per la prevenzione sul territorio. Un contributo che parte dall’educazione e dalla sensibilizzazione delle persone all’importanza di questo gesto che permette di tutelare non solo se stessi, ma anche gli altri, i più fragili e l’intera comunità”