Insufficienza cardiaca: un nuovo farmaco riduce il rischio di ricovero o morte cardiovascolare

I sintomi sono chiari: mancanza di respiro (dispnea), stanchezza/affaticamento, ritenzione di liquidi con gonfiore alle gambe e/o all’addome e, soprattutto, ridotta capacità di compiere attività fisiche. 

Caratteristiche che riconducono all’insufficienza cardiaca, patologia causata dall’incapacità del cuore di assolvere alla sua normale funzione  di pompa che garantisce l’apporto fisiologico di sangue a tutti i tessuti ed organi.

In Italia sono circa 600.000 i pazienti affetti da insufficienza cardiaca; si stima che la prevalenza di questa malattia raddoppi ad ogni decade di età (dopo i 65 anni arriva al 10% circa) con una previsione di crescita media del 2,3% nei prossimi 10 anni.

Può insorgere nella maggior parte dei casi come conseguenza di un infarto del miocardio, dell’ ipertensione arteriosa, come anche delle disfunzioni valvolari.

Si stima che nel corso della vita 1 persona su 5 svilupperà una forma di insufficienza cardiaca e che, nonostante i progressi di trattamento, questa patologia abbia una prognosi di sopravvivenza paragonabile o peggiore a quella descritta per le neoplasie più aggressive. Infatti, ad un anno dalla diagnosi per insufficienza cardiaca, la mortalità si aggira intorno al 30%.

Un quadro poco consolante, se si pensa che l’insufficienza cardiaca è la principale causa di ospedalizzazione al mondo, e che, in seguito ad un evento di peggioramento, il 56% dei pazienti viene riammesso in ospedale ad un mese dall’evento stesso.

I ‘pilastri’ della terapia farmacologica (la cosiddetta “terapia quadruplice”) sono gli antagonisti del sistema Renina-angiotensina (RAASi), gli ARNI, i beta-bloccanti, gli anti-aldosteronici (MRA) e gli inibitori del cotrasportatore sodio-glucosio (SGLT2i).

Negli ultimi anni, le Linee Guida hanno cambiato radicalmente l’approccio al paziente con insufficienza cardiaca – spiega il Professor Fabrizio Oliva, Presidente dell’Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri (ANMCO) e Direttore S.C. Cardiologia 1 Emodinamica dell’Ospedale Niguarda di MilanoA partire da un approccio graduale, che prevedeva l’aggiunta un farmaco dopo l’altro, le nuove indicazioni degli esperti sono quelle di prescrivere da subito tutte le classi farmacologiche disponibili, modulandone i dosaggi. In questo modo si è visto un miglioramento della storia clinica di chi soffre di insufficienza cardiaca. Tuttavia, nonostante l’utilizzo di queste terapie ottimizzate, il paziente si aggrava e va comunque incontro ad un peggioramento dei segni e dei sintomi che lo inducono a ricorrere a cure mediche urgenti, che possono portare anche ad un ricovero”.

Ed ecco la novità: “ Per aiutare questi pazienti – spiega il Professor Maurizio Volterrani, Presidente Nazionale di Italian Heart Failure Association (ITAHFA), Professore Ordinario di Metodiche e Didattica delle Attività Motorie dell’Università Telematica San Raffaele di Roma e Direttore del Dipartimento di Scienze Cardiologiche e Respiratorie, IRCCS San Raffaele di Roma – è entrato nella pratica clinica vericiguat, che agisce in modo incisivo proprio sui pazienti che sono già trattati secondo gli standard raccomandati dalle Linee Guida, ma che vanno incontro a un nuovo peggioramento. Introducendo anche questo nuovo farmaco in associazione alla ‘terapia quadruplice’, si è visto che si riesce a ridurre la mortalità e le ospedalizzazioni in maniera significativa. Inoltre, si registra un miglioramento della qualità di vita, che per il paziente con insufficienza cardiaca rappresenta la cosa più importante. Il farmaco interviene aumentando l’energia che può migliorare la contrazione del cuore stesso e, nello stesso tempo, migliorando la capacità dei vasi di ricevere il sangue”.

Grazie all’introduzione di questo farmaco, frutto della ricerca Bayer, le più recenti Linee Guida sullo scompenso cardiaco dell’American Heart Association, della Società Europea di Cardiologia e della Società Cardiovascolare Canadese raccomandano di prendere in considerazione la terapia con questo farmaco dopo una riacutizzazione (o peggioramento) di un evento di insufficienza cardiaca per ridurre ulteriormente il rischio Ciò è sottolineato da una dichiarazione di consenso clinico pubblicata dall’Heart Failure Association dell’ESC nell’aprile 2023, che consiglia il trattamento con vericiguat in aggiunta ai quattro pilastri della terapia per l’insufficienza cardiaca nei pazienti sintomatici dopo un evento di peggioramento della malattia. Questa raccomandazione è supportata da una revisione separata e indipendente pubblicata sul Journal of the American College of Cardiology (JACC), che raccomanda di aggiungere vericiguat all’inizio del peggioramento dell’insufficienza cardiaca, creando un nuovo approccio terapeutico definito come “quintupla terapia medica”.

“Con l’introduzione nel nostro Paese di vericiguat, siamo in grado di portare un importante cambiamento nella gestione di una patologia così insidiosa come l’insufficienza cardiaca – dichiara Arianna Gregis, Country Division Head Pharmaceuticals di Bayer Italia – Questo traguardo dimostra come i continui sforzi attraverso la ricerca di soluzioni innovative, possano costituire un concreto aiuto per rispondere alle necessità dei pazientiPer questo, siamo convinti che sia necessario proseguire in questo costante percorso di innovazione su diversi fronti: scientifico, organizzativo, terapeutico e tecnologico, per continuare a migliorare gli standard terapeutici. Per Bayer innovare significa creare uno scambio continuo tra l’industria, l’università, la clinica e i pazienti, perché è fondamentale condividere esperienze e competenze per raggiungere e sviluppare ciò che è meglio per questi ultimi.

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