Il Colosseo inondato da un’illuminazione verde acqua, colore sociale ufficiale del nastro che rappresenta la Sindrome dell’Ovaio Policistico (PCOS), e tutte le donne che ne sono affette ha dato il via al mese della Sindrome dell’Ovaio Policistico (PCOS), una condizione endocrino-ginecologica che, in Italia, si stima interessi tra il 7 e il 15% delle donne in età fertile e rappresenta oggi la prima causa di infertilità femminile.
Tutto il mese di settembre, dunque, sarà dedicato a questa patologia che, oltre ad ostacolare il desiderio di gravidanza e maternità, è caratterizzata da cicli irregolari o assenti, insieme ad acne, aumento di peso, alopecia androgenetica e irsutismo; fattori che condizionano pesantemente il benessere fisico e psicologico delle donne con un risvolto sociale importante. Inoltre, con il passare del tempo, per queste donne aumenta esponenzialmente anche il rischio cardiovascolare e metabolico, ponendo una reale sfida alla tutela della salute per una vasta parte della popolazione femminile.
In occasione dell’evento l’associazione scientifica EGOI, Experts Group on Inositol in Basic and Clinical Research, nella persona del Professor Vittorio Unfer, ha organizzato un incontro con medici e ricercatori, al fine di fare luce sui risultati fin qui raggiunti nella ricerca, e per ridiscutere la necessità di rivedere i criteri diagnostici di una sindrome con un impatto sanitario importante e molto complessa. Spiega il professor Unfer: “ molto spesso le donne affette da questa patologia presentano anche segni estetici caratteristici come irsutismo, acne, alopecia, seborrea alterazioni metaboliche tra cui forme di insalino-resistenza e/o obesità. La ricerca scientifica internazionale oggi sembra orientata a una ridefinizione della malattia per come viene intesa ma anche a una ridefinizione dei criteri diagnostici che permetta una caratterizzazione più accurata e un’indicazione più mirata in base alle caratteristiche delle donne che ne soffrono“.
“Attualmente le linee guida identificano quattro differenti tipi i PCOS, di cui uno soltanto non presenta iperandrogenismo – spiega il professor Vittorio Unfer, membro EGOI e Professore di Ginecologia e ostetricia all’UniCamillus International Medical University di Roma – Le differenze suggeriscono quindi che vi possano essere delle eziologie diverse alla base della patologia, soprattutto alla luce del fatto che il trattamento della PCOS ad oggi non sembra tener conto di tale classificazione“.
EGOI , che studia il ruolo degli inositoli nei diversi aspetti della salute, ha riscontato che questi ultimi sono efficaci nel ripristinare la tolleranza al glucosio. Poiché la tipologia più comune delle donne affette da PCOS è una particolare debolezza nel metabolismo degli zuccheri e in caso di gravidanza sono più soggette allo viluppo di diabete e, vista la frequente obesità, anche l’ipertensione, il grippo di ricerca EGOI avendo dimostrato che gli inositoli possono contrastare questo fenomeno ha concluso che il mio-inositolo è in grado di agire positivamente in questo senso.
” La PCOS è la causa più frequente di infertilità femminile di tipo endocrino – commenta la Professoressa Alessandra Graziottin presidente, tra gli altri, della Fondazione Alessandra Graziottin per la cura del dolore nella donna onlus – E le sue conseguenze a lungo termine coinvolgono l’intera salute della donna. La patologia è la risultante di molteplici fattori: genetici ed epigenetici , ossia acquisiti. I primi sono costituiti da molteplici geni ((le figlie di donne con PCOS hanno 5 volte la probabilità di essere affette dalla stessa malattia rispetto alle donne sane) , che condizionano l’insilino-resistenza e l’alterazione del metabolismo dei carboidrati; l’aumentata sintesi di ormoni maschili; la maggiore vulnerabilità a diabete e obesità. I secondi sono legati al comportamento ella donna che include stile di vita, attività fisica, scelte alimentari, presenza di sovrappeso e/obesità etc… e alla precocità della diagnosi e alla qualità delle cure, non farmacologiche e farmacologiche: prebiotiic, probiotici e, quando indicate, terapie ormonali specifiche“.