Oncowellness: riparte il progetto benessere delle persone con tumore

Cucina a 5 stelle. Ma non solo. Attività fisica e terapie personalizzate. Uno stile di vita sano e attivo, un’alimentazione varia ed equilibrata e il supporto di terapie non farmacologiche integrate ai trattamenti antitumorali convenzionali sono valori fondamentali per migliorare lo stato psico-fisico delle persone affette da malattie oncologiche.

Per promuoverli, parte la seconda edizione di  Oncowellness, progetto di Pfizer supportato da una coalition di oncologi, nutrizionisti, fisiatri, riabilitatori, trainer e in collaborazione con le Associazioni pazienti partner: AIL – Associazione Italiana contro le Leucemie-linfomi e mieloma, Europa Donna Italia, Fondazione IncontraDonna, Susan G. Komen Italia, APS Associazione PaLiNUro – Pazienti Liberi dalle Neoplasie Uroteliali e WALCE – Women Against Lung Cancer in Europe.

 In questa edizione Oncowellness si focalizza sul valore della corretta alimentazione, che insieme all’attività fisica e alle terapie integrate non farmacologiche può contribuire a migliorare  la qualità di vita.

Inutile negarlo. Mangiare bene è fondamentale per tutti, ma soprattutto per chi convive con un tumore. Variare le cotture e gli ingredienti, dosare i grassi, rispettare la stagionalità, prediligere la qualità dei prodotti e cucinare pensando al gusto di ciò che si mangia e di chi mangia: sono questi i consigli dello chef Carlo Cracco, testimonial della nuova edizione di Oncowellness, che ha preparato un ricettario speciale che coniuga appetito e vantaggi nutrizionali e delle video-ricette esclusive, disponibili su www.oncowellness.it.

Al concetto di Wellness come stato di piena salute psico-fisica, sancito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, si è ispirata Pfizer per contribuire a ridisegnare il percorso di cura dei pazienti con tumore attraverso un approccio integrato e per la persona. «L’attenzione alla persona (paziente, caregiver e semplice cittadino) e alle sue esigenze è l’aspetto che caratterizza Pfizer in Oncologia dichiara Biagio Oppi, External Communications Director di Pfizer in Italia – e si concretizza anzitutto nella ricerca e nello sviluppo di farmaci efficaci e sicuri; ma parallelamente anche nello sviluppo di progetti e iniziative – in collaborazione con medici, istituzioni e associazioni pazienti – per aiutare le persone lungo tutto il percorso di cura ed offrire una risposta integrata ai loro bisogni».  

 

Esiste un forte legame tra cibo e tumori, sia in termini di prevenzione che di supporto durante il trattamento. Mantenere un’alimentazione corretta, sana, varia ed equilibrata è importante, infatti, per conservare un peso corporeo ottimale, la massa muscolare e le forze durante il percorso di cura. La malnutrizione, fenomeno frequente tra i pazienti oncologici, è un impoverimento delle riserve energetiche e di nutrienti che può compromettere lo stato di salute di una persona e va considerata “una malattia nella malattia”. Se il paziente oncologico non si nutre in maniera adeguata o a sufficienza gli effetti collaterali delle terapie possono peggiorare e potrebbe essere necessario sospendere i trattamenti. Inoltre, secondo l’AICR, American Institute for Cancer Research, tre tumori su 10 sono causati da un’alimentazione scorretta.

Oncowellness è un progetto che coinvolge, oltre a quella nutrizionale, anche la sfera dell’attività fisica, considerata alla stregua di un trattamento non farmacologico che migliora lo stato di forma generale; e la sfera del benessere psico-fisico, in quanto le pratiche non farmacologiche integrate si prendono cura a 360 gradi della persona con tumore. Le pratiche non farmacologiche integrate sono quelle che vanno dallo yoga alla meditazione, dall’agopuntura ai massaggi, dal Tai Chi alla digitopressione, alla musicoterapia e altre ancora, che non curano i tumori, ma si prendono cura del benessere delle persone con tumore, inteso come un unicum corpo-mente, lungo tutta l’esperienza e il percorso di cura del cancro facilitando l’aderenza alle terapie e migliorando la qualità di vita.

La scelta di una determinata pratica non farmacologica integrata avviene sulla base dello stato nutrizionale del paziente e deve adattarsi agli specifici problemi causati dalla stessa malattia e agli effetti collaterali dei trattamenti necessari per affrontarla. Le pratiche non farmacologiche integrate vengono utilizzate per i disturbi del sonno, lo stress, i disturbi dell’umore, il dolore, la fatigue, la nausea. In questi ultimi anni è cresciuto l’interesse della comunità scientifica verso queste pratiche, perché con il miglioramento  dell’aspettativa di vita aumenta l’esigenza di migliorare la qualità del tempo guadagnato, senza interferire con le cure oncologiche che spesso continuano per lunghi periodi. Parimenti è aumentata la letteratura scientifica: si tratta solitamente di metanalisi che confermano il valore delle pratiche non farmacologiche integrate in oncologia e onco-ematologia.

Il supporto nutrizionale per un paziente con tumore riveste una grandissima importanza. Tuttavia, solo recentemente ci si è resi conto che un paziente defedato, che ha perso peso e qualità del suo stato di nutrizione, diventa più fragile e perde opportunità di essere curato in maniera adeguata per la sua malattia. «Nessun alimento è di per sé indicato o vietato al paziente oncologico – puntualizza Maurizio Muscaritoli, Direttore UOC di Medicina Interna e Nutrizione Clinica, Policlinico Umberto I di Roma e Professore Ordinario di Medicina Interna, Sapienza Università di Roma, componente Gruppo di esperti di Oncowellness – Quando si assumono preparati vitaminici o preparati ad azione antiossidante bisogna sempre comunicarlo al medico, perché anche nutrienti  innocui possono  in qualche modo interferire con gli effetti della terapia. In  particolare, le vitamine antiossidanti vanno assunte solo se  c’è una provata carenza  e  sempre dietro consiglio medico. Molto spesso la chemioterapia induce nausea e vomito e perdita di appetito. Il counselling è importante, così come invogliare il paziente a mangiare gli alimenti che preferisce, evitare di consumare gli alimenti nello stesso locale in cui sono stati preparati, arieggiare le stanze per non far ristagnare gli odori di cucina prima del pasto. Vanno  evitati i cibi elaborati, troppo piccanti, e quello che può aumentare il rigurgito o bruciori. Gli alimenti possono interagire con integratori, fitoterapici e farmaci, questo è noto. Per questo qualsiasi tipo di prodotto anche erboristico va assunto durante il periodo delle cure oncologiche solo e soltanto ove ce ne sia provato bisogno e sempre avendone dato comunicazione al medico curante o al nutrizionista».

 

La piattaforma Oncowellness offre informazioni e risorse pratiche sul wellness in oncologia, con indicazioni generali sui benefici potenziali per tutti i tumori e un focus specifico su quattro tipologie di tumore: tumore della mammella, tumore del polmone, tumori genitourinari, tumori del sangue. È accessibile in qualsiasi momento, senza necessità di registrarsi, ed è totalmente gratuita.

«È importante che il paziente con tumore del polmone non prenda troppo peso a causa dell’inattività cui è costretto, perché questo peggiora la capacità respiratoria- spiega Alessandra Bearz, Responsabile SS Tumore del Polmone e Pleura, CRO Centro di Riferimento di Aviano, componente Gruppo di esperti di Oncowellness – Oltre agli esercizi respiratori che vengono consigliati già durante la degenza e poi a casa dopo la dimissione, è consigliabile seguire una dieta che preveda un aumento della componente proteica al fine di migliorare il recupero della massa muscolare impegnata negli atti respiratori.  È fondamentale rieducare e stimolare  la profondità del respiro per favorire la ri-espansione compensatoria di quella parte di polmone residuo che deve colmare gli spazi rimasti vuoti.  In secondo luogo, noi oncologi suggeriamo al paziente di evitare quegli alimenti che possono interferire con l’assunzione di certi farmaci e contrastarne l’azione. Per esempio, il pompelmo e le arance di Siviglia possono contribuire a ridurre l’assorbimento di alcuni farmaci».

Anche Cristina Destro, di Associazione WALCE concorda: «Le evidenze confermano che i pazienti inseriti in un percorso di cura che presti attenzione non solo alla malattia ma anche alla persona e ai suoi bisogni hanno una qualità di vita migliore. Da anni lavoriamo con specialisti per disegnare e realizzare programmi di supporto con l’obiettivo di alleggerire il carico emotivo di pazienti e caregiver derivante dalla malattia e dalle terapie e negli ultimi anni per rispondere ai desiderata dei pazienti abbiamo attivato  interventi che integrino l’aspetto nutrizionale e quello motorio. Da qui nascono corsi di cucina naturale e dal 2023 sulla scia di Oncowellness anche AMAti, un corso di Attività Motoria Adattata, che ha l’obiettivo di migliorare la  qualità di vita dei pazienti».  

L’attività fisica non è utile solo in termini di prevenzione della malattia ma anche durante il trattamento e il follow up della malattia oncologica. Come puntualizza Adriana Bonifacino, Presidente Fondazione IncontraDonna «Le linee guida dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO) dichiarano che l’esercizio fisico durante il trattamento per il cancro riduce l’ansia e la stato depressivo, i livelli di tossicità dei trattamenti, la sensazione di affaticamento (fatigue), e mantenendo il benessere cardiorespiratorio e la forza muscolare. È altrettanto dimostrato quanto la nutrizione sia determinante nei percorsi oncologici.  La valutazione nutrizionale è un elemento imprescindibile nell’approccio al paziente affetto da patologia oncologica, già nel corso della prima visita (screening nutrizionale). Purtroppo, la consapevolezza della prevalenza e delle conseguenze negative della malnutrizione nel malato oncologico è ancora molto scarsa sia tra gli operatori sanitari sia tra i pazienti; un corretto e consapevole impiego delle conoscenze e delle tecniche relative ad un’adeguata nutrizione clinica avrebbe una ricaduta positiva sull’andamento della malattia. La Fondazione IncontraDonna è impegnata sia su tavoli tecnici Istituzionali, sia su progetti dedicati, nella promozione dell’adozione dei corretti stili di vita in termini di prevenzione, e nei percorsi di cura. Le nostre attività sono rivolte agli operatori sanitari e ai pazienti, ai caregiver e alla intera collettività».

 

 

Non esiste una ricetta dietetica uguale per tutti i pazienti oncologici: il tipo di alimentazione dipende dalla malattia, dalla fase in cui si trova e dalle condizioni generali del malato. «La cosa importante è salvaguardare l’equilibrio metabolico – avverte Sergio Bracarda, Direttore SC Oncologia Medica e Traslazionale, Azienda Ospedaliera “Santa Maria” di Terni, componente Gruppo di esperti di Oncowellness – Nel nostro Ospedale abbiamo un ambulatorio dedicato di counselling nutrizionale, dove inviamo i pazienti per una prima valutazione clinica; se viene individuata una condizione da correggere scatta la presa in carico nutrizionale. Recentemente abbiamo attivato anche un ambulatorio “multifunzione”, dove vengono effettuate valutazioni nutrizionali, visite psiconcologiche e, in futuro, pratiche di medicina integrata, con la volontà di riuscire a rendere più confortevole possibile la permanenza dei pazienti in ospedale e meno traumatico e disagevole il loro percorso di cura, ponendo attenzione anche al post malattia».

«Le terapie integrate, ad esempio l’attività fisica che promuove il progetto Oncowellness, rappresentano un approccio molto importante per la paziente con tumore al seno- aggiunge Rosanna D’Antona, Presidente Europa Donna Italia  Purtroppo però lo scenario italiano è molto frammentato: vi sono strutture d’eccellenza nelle quali per donne operate di tumore mammario si programmano le terapie integrate, in particolare l’esercizio fisico e la riabilitazione con personale altamente specializzato; altre strutture invece non hanno la possibilità di erogare tali terapie per motivi legati alla carenza di personale, strutturale e organizzativo».

La nutrizione è uno strumento fondamentale per accompagnare il percorso dei pazienti oncologici; in particolare, per quanto riguarda il carcinoma della mammella, noi sappiamo che il sovrappeso può essere un fattore prognostico negativo nelle pazienti che hanno già avuto una diagnosi, aumentando il rischio di recidive. «Pertanto, una nutrizione adeguata diventa un aspetto essenziale, nell’ambito del percorso di cura, per far sì che le nostre pazienti possano trovarsi in una condizione più possibile vicina al peso ideale – aggiunge Valentina Guarneri, Direttore UOC Oncologia 2, Istituto Oncologico Veneto IRCCS di Padova e Professore Ordinario di Oncologia Università di Padova, componente Gruppo di esperti di Oncowellness-  La diagnosi di carcinoma mammario comporta sicuramente un innalzamento dei livelli di ansia e di stress delle pazienti; un adeguato counselling psiconcologico può fornire gli strumenti necessari per venire a patti con la diagnosi, ma anche per mettere in gioco delle risorse che spesso le pazienti stesse non sanno di avere e che possono sicuramente aiutarle a gestire l’ansia, ad abbassare i livelli di stress e di conseguenza anche a migliorare il modo in cui si affronta tutto il percorso di cura, a partire dall’aderenza alle terapie».

 «Noi di APS Associazione PaLiNUro ci occupiamo dei pazienti affetti da carcinoma uroteliale, in particolare dal tumore alla vescica – spiega Edoardo Fiorini, Presidente APS Associazione PaLiNUro – Questa patologia è da noi definita  “orfana e complessa” in quanto la presa in carico e il percorso diagnostico-terapeutico del paziente è spesso difficile e lacunoso. L’aspetto della riabilitazione è una delle aree di estrema carenza, tuttavia assolutamente necessaria.  C’è quindi la necessità di avere un approccio sistematico a questo tipo di situazione e più in generale allo stile di vita della persona malata, che comprende sia il mantenimento dell’attività fisica durante il percorso clinico, sia l’attenzione all’alimentazione e l’eventuale adozione di pratiche non farmacologiche complementari. Per questo motivo abbiamo deciso di essere partner del progetto Oncowellness che dà spazio e contenuti a queste aree di estrema utilità e sulle quali il paziente non trova spesso indicazioni da parte dei clinici»

«In ematologia, come in altre discipline, l’alimentazione riveste un ruolo fondamentale, come dimostrato dai numerosi studi scientifici che riportano come i pazienti sottoposti a chemioterapia o radioterapia sovente sviluppino una condizione di sarcopenia; ne consegue la necessità di assicurare ai pazienti un adeguato apporto proteico che, laddove possibile, deve essere associato ad esercizio fisico o supporto fisioterapico – aggiungSara Galimberti, Professoressa ordinaria Ematologia, Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Università di Pisa e Direttrice UOC Ematologia AOUP – Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana, componente Gruppo di esperti di Oncowellness – È fondamentale un approccio che faccia sentire il paziente accolto e sostenuto anche dal punto di vista psicologico. A tal fine, molti centri ematologici italiani posseggono professionisti che possano accompagnare il percorso di malattia, offrendo un supporto psicologico.  Nel nostro centro, la presa in carico dal punto di vista psicologico del paziente e/o dei familiari avviene o già alla diagnosi o in qualsiasi fase di trattamento, sulla base della richiesta del soggetto, dei familiari e di un punteggio di “fragilità” che emerge dalla risposta ad un semplice questionario sul benessere psichico».

«Quando si parla di terapie complementari non farmacologiche ci si riferisce ad una serie di risorse terapeutiche che non prevedono l’utilizzo di farmaci e che hanno come finalità non quella di curare la malattia oncologica ma di alleviare, prevenire o ridurre  effetti collaterali e disturbi  correlati al tumore o ai trattamenti oncologici  convenzionali – spiega Stefano Magno, Responsabile Centro Komen Italia per i trattamenti Integrati in oncologia, Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS di Roma, componente Gruppo di esperti di Oncowellness – La dicitura corretta ormai nella letteratura è quella di terapie “integrate”. In base alle evidenze scientifiche, le terapie integrate più utilizzate sono la mindfulness, che nasce dall’integrazione dello yoga con tecniche di psicoterapia, l’agopuntura, la fitoterapia, la musicoterapia e tutto quello che è riunito sotto la definizione di massaggio-terapia, ovvero un insieme di pratiche che prevedono l’uso delle mani non a scopo di puro rilassamento bensì mirato ad alleviare disturbi precisi e sintomi dovuti ad effetti collaterali».

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