Tumore al seno metastatico: in Italia colpite 44mila donne

È un carcinoma particolarmente aggressivo. Nella maggior parte dei casi non guarisce. Ma, e questa è la buona notizia, grazie ai grandi passi avanti fatti dalla ricerca oggi il tumore al seno metastatico può essere tenuto sotto controllo per lunghi periodi. Nuovi farmaci innovativi hanno reso, infatti, la malattia sub cronica: un risultato eccezionale e impensabile fino a ieri. E poi c’è il fattore tempo, fondamentale per le pazienti con tumore metastatico.

“L’accesso alle nuove cure e ai farmaci innovativi rientra nei punti del nostro manifesto sul tumore al seno metastatico, redatto grazie all’ascolto di un gruppo  di pazienti nell’ambito di una campagna di cui Europa Donna Italia si fa promotrice a sostegno delle donne con questo tipo di tumore”, ricorda Rosanna D’Antona, Presidente di Europa Donna Italia. “Riteniamo fondamentale, per la salute delle pazienti, accelerare i processi di approvazione da parte dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) per rendere i farmaci tumorali, in particolar modo quelli per i tumori metastatici, prescrivibili tramite un early access, così come accade in molti Paesi europei dopo l’approvazione dell’Agenzia Europea dei Farmaci (EMA)”.

“Per la malattia metastatica disponiamo di nuovi farmaci innovativi (tucatinib, trastuzumab deruxtecan) che, utilizzati in sequenza, sono estremamente efficaci e che hanno dato risposte quasi impensabili fino a poco tempo fa, determinando un aumento significativo della sopravvivenza”, ha spiegato Teresa Gamucci, Coordinatore Regionale del Collegio Italiano dei Primari Oncologi Medici Ospedalieri (CIPOMO) Lazio, nel corso dell’evento “ANALISI DELLO SCENARIO ATTUALE E PROSPETTIVE FUTURE NEL TUMORE DELLA MAMMELLA – FOCUS ON HER 2+ LAZIO”, organizzato da Motore Sanità”.

L’importanza delle Breast Unit“Fino a poco tempo fa il tumore metastatico non dava scampo. Ora, invece, questi farmaci straordinari hanno reso la malattia spesso sub cronica”, conferma Lucio Fortunato, Direttore UOC Senologia AO San Giovanni Addolorata Roma, sottolineando un nuovo spunto su cui riflettere. “Occorre perciò garantire a queste donne che sono anche mogli, sorelle, madri, lavoratrici, compagne, figlie, una buona qualità di vita. Per rispondere a tale necessità abbiamo bisogno delle Breast Unit, strutture specializzate nella diagnosi, nella cura e nella riabilitazione psicofisica delle donne con la neoplasia mammaria al seno. In Lazio questi Centri sono in tutto 16 e, a fronte degli oltre 5mila nuovi casi di tumore al seno all’anno, sempre in regione Lazio, il 70-80% di questi vengono trattati qui”. 

Inserire la riabilitazione oncologica nei LEA – “Dobbiamo tuttavia constatare”, sottolinea Silvana Zambrini, Presidente Antea Associazione, Vicepresidente della Federazione Italiana Associazioni Volontariato in Oncologia (FAVO), “che la riabilitazione non è ancora stata inserita nell’elenco delle prestazioni garantite a tutti dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Consideriamo ad esempio la sofferenza fisica, psicologica e sociale per la presenza di un linfedema al braccio, con problemi attinenti non solo alla mobilizzazione ma anche estetici, con ripercussioni psicologiche e sociali. Questa paziente sicuramente ha diritto a poter accedere velocemente e gratuitamente alle cure fisioterapiche. Ma perché allora questa necessaria riabilitazione non rientra ancora nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA)? È vero che con il codice 048 i pazienti oncologici hanno diritto alla esenzione dal ticket, ma non sempre e ovunque l’esenzione viene rispettata. Occorre in verità offrire un percorso riabilitativo integrato, che tenga conto delle particolari esigenze per il singolo paziente, per ridurre al minimo la disabilità fisica e i numerosi deficit funzionali, cognitivi, nutrizionali, psicologici, sociali e professionali. Per un buon risultato occorre un lavoro di squadra ben programmato in anticipo, evitando che i danni si manifestino. Non trascuriamo infine di considerare il forte valore sociale ed economico quando una paziente non grava sullo Stato per i costi derivanti da una disabilità ormai conclamata”.

Il ruolo cruciale della prevenzione – Un richiamo infine alla prevenzione come “migliore arma per governare i tumori” arriva da Elio Rosati, Segretario Regionale Cittadinanzattiva Lazio. “I dati delle prestazioni sanitarie, anche legate alle difficoltà del Covid ci dimostrano che l’organizzazione sanitaria non è centrata sulla prevenzione, ma sulla prestazione. Si deve dare una svolta ponendo la prevenzione, in tutte le sue fasi, come elemento centrale, fondante e guida nelle scelte di politica sanitaria”.

 

 

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