Il tumore della prostata è una neoplasia multiforme, che richiede terapie disegnate sulle esigenze del singolo paziente. Per questo, per un’adeguata personalizzazione delle cure, sono indispensabili equipe composte da medici specializzati in tutte le discipline coinvolte nell’approccio terapeutico al carcinoma prostatico. Come emerso all’Istituto Nazionale dei Tumori (INT) durante il convegno internazionale “Prostate Cancer Preceptorship”, questo modello, già attivo in Italia all’INT, centro all’avanguardia nella cura delle neoplasie prostatiche, è ancora poco seguito a livello europeo.
“La nostra struttura sanitaria è un’eccellenza in Europa per il trattamento multidisciplinare del carcinoma prostatico e qui all’Istituto Nazionale dei Tumori, sul modello delle Breast Unit per il tumore del seno, sono nate negli scorsi anni le Prostate Cancer Unit che hanno lo scopo di riunire nella stessa equipe tutti gli specialisti che si occupano del trattamento del carcinoma prostatico”, afferma il dottor Giuseppe Procopio, responsabile della Struttura Semplice di Oncologia medica genitourinaria. “Per ogni singolo caso bisogna prevedere la possibilità di esaminare più strade. Esistono infatti numerose opzioni terapeutiche e osservazionali contro il carcinoma, dipendenti da caratteristiche del paziente e della malattia stessa: chirurgia, radioterapia, brachiterapia, ormonoterapia, chemioterapia, sorveglianza attiva e vigile attesa. Di conseguenza anche i professionisti coinvolti nell’approccio terapeutico necessariamente devono possedere diverse competenze”.
La collaborazione tra urologi, oncologi medici e oncologi radioterapisti, anatomopatologi, psicologi e medici nucleari sembra risultare vincente, ma è ancora di difficile applicazione in molti ospedali.
“In tutta Europa la diffusione e l’operatività delle Prostate Unit è ancora insufficiente”, aggiunge il professor Riccardo Valdagni, direttore della Struttura Complessa di Radioterapia Oncologica 1 e direttore Programma Prostata. “Solo in un numero limitato di strutture sanitarie la multidisciplinarietà rappresenta una pratica clinica di routine”.
Per questo i medici ribadiscono che “solo una maggiore interazione tra le varie competenze specialistiche può consentire il miglioramento ulteriore della sopravvivenza e qualità della vita dei nostri pazienti”.